In Groenlandia vince l’indipendenza “lenta” dei Demokraatik




In Groenlandia ha vinto partito centrista liberale di opposizione Demokraatik – ANSA

Catapultata al centro di un vortice internazionale per le avance (respinte) di Donald Trump che hanno finito per soffiare sul fuoco dell’indipendenza, la semidesertica – ma ricca di risorse – Groenlandia ha scelto. Vince il desiderio di indipendenza, incarnato però secondo modalità, gradazioni e tempistiche diverse. Il partito centrista liberale di opposizione Demokraatik, favorevole a una forma di indipendenza “graduale” si è posizionato primo con il 29,9% dei voti. Le formazioni della coalizione di sinistra al potere – ambientalisti e social-democratici – hanno invece subito un forte calo, arrivando al terzo e quarto posto. Gli ambientalisti di sinistra di Inuit Ataqatigiit sono accreditati del 21% – perdendo 15% rispetto al 2021 – mentre i socialdemocratici di Siumut sono a quota 15%, in calo del 14%. Exploit del partito nazionalista Naleraq, che ha incassato il 23% dei consensi, favorevole a una rapida indipendenza. Un’ascesa definita “sbalorditiva” dalla tv pubblica groenlandese, che sottolinea la forte affluenza alle urne per le elezioni parlamentari anticipate.

“La gente vuole il cambiamento. Vogliamo più aziende per finanziare il nostro welfare”, ha detto Jens-Frederik Nielsen, il leader di Demokraatit ed ex ministro dell’industria e dei minerali. “Non vogliamo l’indipendenza domani, vogliamo una buona base per costruirla”, ha ribadito. “Rispettiamo l’esito delle elezioni”, ha affermato, a sua volta, il primo ministro Mute Egede degli Inuit Ataqatigiit in un post su Facebook, aggiungendo che avrebbe ascoltato qualsiasi proposta nei prossimi colloqui di coalizione.
“Credo fermamente che molto presto inizieremo a vivere una vita basata maggiormente su chi siamo, sulla nostra cultura, sulla nostra lingua, e inizieremo a emanare normative basate su di noi, non sulla Danimarca”, ha affermato Qupanuk Olsen, candidato del principale partito indipendentista Naleraq.

I sostenitori del partito nazionalista Naleraq festeggiano l'esito del voto

I sostenitori del partito nazionalista Naleraq festeggiano l’esito del voto – REUTERS

Come si concretizzerà il percorso dell’indipendenza della Groenlandia? Resisterà l’isola più grande del mondo ma abitata da appena 56mila abitanti, al “corteggiamento” non proprio gradito dell’Amministrazione Trump ma anche al rinnovato interesse della Danimarca che ha stanziato 2 miliardi di dollari per rafforzare la sua presenza militare nell’isola? Una cosa è certa, l’attenzione per la ex colonia danese – la cui capitale Nuuk è più vicina a New York che alla capitale danese Copenaghen – non sembra destinata a scemare. Il motivo, anzi l’intrico di motivi, è presto detto. L’isola è da tempo considerata fondamentale per la sicurezza degli Stati Uniti, “soprattutto per respingere un potenziale attacco dalla Russia”, come ha spiegato Ulrik Pram Gad, ricercatore senior presso il Danish Institute for International Studies. La Groenlandia ospita la base spaziale Pituffik, precedentemente nominata base aerea Thule, un’installazione militare statunitense fondamentale per l’allerta precoce e la difesa missilistica nonché per la sorveglianza dello spazio.

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Il territorio occupa poi una posizione chiave lungo due potenziali rotte di trasporto attraverso l’Artico: “il Passaggio a Nord-Ovest, lungo la costa settentrionale del Nord America, e la rotta marittima transpolare, attraverso il centro dell’Oceano Artico”. Come scrivono dal Belfer Center for Science and International Affair, “con lo scioglimento del ghiaccio marino artico, queste rotte potrebbero ridurre i tempi di spedizione e aggirare i tradizionali punti di strozzatura, come i canali di Suez e Panama. Attualmente, queste rotte sono commercialmente impraticabili e probabilmente lo rimarranno per molti anni a causa delle condizioni meteorologiche insidiose e del ghiaccio galleggiante. A lungo termine, con l’aumento del traffico navale nell’Oceano Artico, la Groenlandia diventerà probabilmente un attore chiave nella gestione efficace dell’Oceano Artico”. Le spedizioni nell’Artico sono aumentate del 37% nel decennio fino al 2024, secondo l’Arctic Council, in parte a causa proprio dello scioglimento dei ghiacci. Infine a fare gola sono i ricchi depositi di risorse naturali della Groenlandia. Comprese quelle terre rare che sembrano, oggi più che mai, accendere gli appetiti di tutte le grandi potenze.





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