In Lombardia +17.7% di aggressioni ai sanitari


Sono cresciute del 17,7% le aggressioni a medici e sanitari nelle strutture della Lombardia, passate dal 4.836 a 5.690. Di queste la maggior parte è stata di episodi verbali, ma comunque oltre un quarto (il 25,3% ovvero 1144) è rappresentato da atti fisici.

L’orologio con sos per i sanitari

A fornire i dati è stata, nella giornata contro la violenza ai sanitari del 12 marzo, Regione Lombardia che nell’ultimo anno ha incentivato le denunce da parte del personale e messo in campo una serie di iniziative per la loro tutela: dai pulsanti sos collegati con le forze dell’ordine negli ospedali alla campagna «Rispetta chi soccorre».

«Abbiamo modificato il sistema delle registrazioni e della raccolta delle aggressione quindi abbiamo molto migliorato e non ci sfugge più nulla» ha spiegato l’assessore lombardo al Welfare Guido Bertolaso, motivando in questo modo l’aumento dei casi segnalati durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche l’assessore alla Sicurezza Romano La Russa, la coordinatrice dell’emergenza urgenza dell’Asst Santi Paolo e Carlo Jessica Calegari, la soccorritrice Eleonora Gallinaro e il medico soccorritore Riccardo Stucchi.

Gli infermieri i più bersagliati

Il 60,3% delle aggressioni è fatta nei confronti degli infermieri, numero stabile rispetto al 2023, in crescita quelle nei confronti dei medici passate dal 17,3% al 21,8%. Gli aggressori sono per la maggior parte utenti (67,8%) o parenti (25,6%). In diminuzione il numero di eventi al pronto soccorso passati dal 31,2% del 2023 al 25,2% dello scorso anno. Simile il numero di aggressioni a mattina, pomeriggio e notte anche se queste ultime sembrano essere le più pericolose ed è per questo che la Lombardia arrivare ad avere «un posto di polizia in ogni ospedale quantomeno, e che sia attivo 24 ore su 24» ha sottolineato Bertolaso.

Il dialogo con il Viminale è su questo ma anche per dotare parcheggi, corridoi e pronto soccorso di un sistema di videosorveglianza. «Siamo avanti con il lavoro con il ministero dell’Interno – ha annunciato La Russa -. È un progetto che costa e abbiamo trovato oltre tre milioni. Inizieremo con gli obiettivi più sensibili». Già ora intanto sono stati dotati di bodycam gli operatori di Areu, l’agenzia di Emergenza Urgenza.

Lo smartwatch all’ospedale di Bergamo

E a Bergamo arriva un apposito smartwatch che consente di segnalare in maniera tempestiva situazioni di potenziale pericolo durante il turno di lavoro: anche la Asst Papa Giovanni XXIII, seconda in Lombardia dopo la Asst Pavia, sceglie di adottare questa innovativa soluzione tecnologica a garanzia della sicurezza dei propri operatori.

Il dispositivo, indossabile come un orologio, è collegato con una centrale operativa 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. In caso di situazioni di potenziale pericolo, l’operatore può attivare con un semplice tocco diverse modalità di allarme, in grado di raggiungere la centrale operativa in maniera significativamente più rapida ed immediata di quanto occorrerebbe utilizzando un telefono cellulare. In forza di uno specifico accordo stipulato con Areu, in centrale opera personale specificamente formato che si occupa di valutare in tempo reale le segnalazioni e di inoltrarle prontamente, in caso di effettivo pericolo, al numero unico di emergenza 112, garantendo così una risposta rapida e adeguata. Per garantire la migliore copertura possibile, gli smartwatch sono dotati di una Sim multi operatore.

La formazione per 130 operatori

I dispositivi sono già in funzione. Dopo un’intensa attività formativa che ha coinvolto gli oltre 130 operatori destinatari degli smartwatch, gli stessi sono stati distribuiti al personale sanitario della Asst impegnato sul territorio: infermieri di famiglia e di comunità, personale

cure domiciliari e medici di continuità assistenziale in tutti gli ambulatori del nostro territorio, città e territorio vallare all’interno delle case di comunità, operatori dell’Hospice, dell’area Psichiatrica e del SerD impegnati nei servizi domiciliari, non solo negli orari notturni. Tutti operatori che si trovano abitualmente a lavorare in condizioni di maggiore vulnerabilità a situazioni di rischio, spesso utilizzando mezzi aziendali per muoversi su un territorio, quello di competenza della Asst Papa Giovanni XXIII, che include aree vallari e montane.

I dispositivi si configurano così come presidi di salvaguardia a 360 gradi, attivabili non soltanto in caso di aggressione ma anche di malessere improvviso o di incidente stradale in contesti periferici. “La sicurezza degli operatori è una priorità assoluta per la Asst Papa Giovanni XXIII – ha dichiarato Francesco Locati, Direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII –. L’introduzione di questi smartwatch antiaggressione rappresenta un passo importante in un più ampio piano di prevenzione della violenza a danno dei nostri operatori. Al Papa Giovanni è infatti attivo un gruppo di lavoro dedicato, che coinvolge diverse funzioni aziendali ed i rappresentanti dei lavoratori, e che si occupa di monitorare costantemente i contesti più a rischio. Con l’adozione di questi device vogliamo offrire una tutela ulteriore a quei lavoratori che svolgono le loro mansioni in contesti isolati e di rischio aumentato».



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