Dopo cinque gradi di giudizio, una condanna definitiva a sedici anni, diversi tentativi di revisione del processo e una bocciatura della Corte europea per i diritti dell’uomo, che ha respinto l’istanza di annullamento della sentenza, la difesa di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, incassa un risultato. La procura di Pavia ha riaperto le indagini sul delitto avvenuto a Garlasco nell’agosto 2007 e iscritto sul registro degli indagati il nome di Andrea Sempio, all’epoca 19enne e amico del fratello della vittima, già accusato dai familiari di Stasi come colpevole alternativo, finito inchiesta e la cui posizione è stata archiviata. Si basa tutto su una consulenza della famiglia Stasi, su una prima perizia dei pm e sulle successive verifiche sull’alibi, sugli accertamenti eseguiti otto anni fa, delegate nei mesi scorsi dalla procura di Pavia ai carabinieri di Milano. Per la prima, le tracce di Dna recuperate sotto le unghie di Chiara in più punti sono riconducibili a Sempio. Probabilmente quel martello cercato per anni e mai ritrovato.
IL PRECEDENTE
Sempio, oggi 37 anni, era già stato indagato tra il 2016 e il 2017, sempre per quelle tracce di Dna e sempre sulla base di una consulenza presentata dalla famiglia Stasi ma le accuse nei suoi confronti erano state archiviate. Su quelle tracce del cromosoma Y maschile, individuate sui frammenti di due unghie di Chiara, si è già dibattuto a lungo. In occasione del processo d’appello bis, gli esami svolti dal genetista Francesco De Stefano avevano stabilito che non era possibile definire con certezza a chi appartenesse il profilo: il materiale a disposizione era così degradato che «non era possibile – era l’opinione del professore riportata negli atti – fare alcuna considerazione né in tema di identità, né in tema di esclusione». E non era andata diversamente nel 2016, quando la difesa di Stasi – allora guidata dal professor Angelo Giarda e dal figlio Fabio – aveva provato a fare indagini autonome nel tentativo di arrivare a una revisione. Sotto inchiesta era finito Sempio. Il suo Dna era stato “rubato” da un investigatore privato, grazie alle tracce lasciate su una bottiglietta d’acqua e su una tazzina da caffè, e poi comparato con una traccia genetica maschile trovata sotto le unghie di Chiara Poggi. Il consulente di parte, Pasquale Linarello, sosteneva che, per quanto incompleto, il codice genetico bastasse a escludere la presenza di materiale biologico di Stasi e a indicare invece tracce di quello di Sempio, allora solito frequentare la villetta di via Pascoli per giocare.
Il tentativo non aveva portato a nulla: la procura di Pavia, allora guidata da Mario Venditti, aveva archiviato criticando la metodologia d’indagine. Per i pm che indagarono sul ragazzo, quello di puntare il dito contro Sempio – più volte interrogato dagli inquirenti -, non era stato altro che «un maldestro tentativo». Nell’archiviazione il gip aveva bollato come «radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto oggi dalla difesa Stasi». Il pm “smontava” le presunte incongruenze di Sempio relative al giorno dell’omicidio, così come l’ipotesi che lui si fosse invaghito di Chiara. «In conclusione, se è (non condivisibile ma) umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie – sottolineava il gip di Pavia – ci si deve tuttavia arrestare di fronte all’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa di Stasi» per trovare un colpevole alternativo all’omicidio di Chiara Poggi.
LA NUOVA CONSULENZA
A distanza di 18 anni dal delitto l’avvocato di Stasi, Giada Boccellari, ha però affidato a un laboratorio di genetica di fama internazionale, con sede in Germania, il compito di analizzare nuovamente quei reperti biologici. L’esito positivo di questi nuovi esami avrebbe trovato riscontro anche in una consulenza disposta nei mesi scorsi della Procura di Pavia. Il lavoro dei nuovi periti è durato circa 30 mesi, la difesa di Stasi – avvocati Antonio De Renzis e Giada Bocellari – con la consulenza affidata al genetista tedesco Lutz Roewer e al professor Ugo Ricci ha «rivalutato in modo accurato» le analisi già fatte in prima battuta dalla precedente difesa e che avevano portato a puntare il dito su Sempio. La difesa di Stasi parla di una traccia di Dna «straleggibile». La rinnovata valutazione, complice la nuova tecnologia nel campo della genetica, sembra ora aver convinto la procura di Pavia che ha fatto una propria perizia e ed è tornata ad approfondire la posizione di Sempio e a riaprire il fascicolo già archiviato, dando il via ai nuovi accertamenti.
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