più rinnovabili per abbassare i costi


Ridurre il prezzo dell’energia grazie alle rinnovabili e all’efficienza energetica è possibile. È questo il messaggio consegnato dal Coordinamento Free nel corso dell’audizione alla commissione Attività produttive della Camera dei deputati. L’associazione, chiamata a dare un parere sul cosiddetto decreto bollette approvato a fine febbraio dal governo Meloni, ha presentato una serie di proposte di miglioramento al testo, con l’obiettivo di garantire maggiore tutela ai consumatori, favorire la competitività del sistema produttivo, rafforzare la sicurezza energetica, aumentare la trasparenza nel mercato energetico e favorire la transizione verso un sistema basato sulle energie rinnovabili.

«Le nostre proposte puntano a una transizione energetica efficace, a favore della competitività delle imprese e del contenimento della spesa energetica delle famiglie e socialmente equa, garantendo stabilità dei prezzi e una maggiore indipendenza dal gas fossile», ha affermato Dario Di Santo, vicepresidente del Coordinamento Free. «Auspichiamo che il Governo e il Parlamento accolgano queste richieste perché rappresentano misure fondamentali per dare una risposta concreta alle esigenze reali di cittadini e imprese di bollette più leggere».

Tra i suggerimenti avanzati nel corso dell’audizione alla Camera, l’associazione ha messo sul piatto l’ipotesi di destinare gli acquisti di energia per i clienti domestici, partendo da quelli vulnerabili, esclusivamente alla produzione da fonti rinnovabili già in esercizio, attraverso contratti bilaterali volontari, gestiti dall’Acquirente unico (Au) con un meccanismo che tutela il mercato libero. È stato anche evidenziata la necessità di sollecitare l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) a migliorare ulteriormente la leggibilità delle bollette e la confrontabilità delle offerte degli operatori, mediante l’introduzione di una pagina standardizzata contenente informazioni chiave che consenta e faciliti l’orientamento dei consumatori e la comprensione della differenza fra il prezzo da questi pagato mensilmente e un prezzo di riferimento basato sul Pun o sui prezzi zonali.

Il Coordinamento Free ha anche sottolineato l’importanza di aumentare la quota di energia rinnovabile in Italia oltre il 60%, evidenziando il caso della Spagna, dove un’alta percentuale di rinnovabili ha ridotto i prezzi dell’energia fino al 40%. Tra le misure proposte è stata evidenziata quella di accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, di utilizzare quanto più possibile i contratti di acquisto bilaterali a lungo termine (Ppa) e contratti per differenze (Cfd), di rendere effettivo il prima possibile il passaggio dai prezzi unici nazionali (Pun) ai prezzi zonali (Pz), permettendo di valorizzare le rinnovabili localmente e ridurre i costi per i consumatori e, infine, di semplificare l’accesso ai contratti Ppa per le Pmi, garantendo loro un supporto adeguato e contratti standard.

Nel corso dell’audizione è stato anche ricordato che dal 2000 al 2022 l’efficienza energetica ha consentito di ridurre i consumi finali di 25 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, che oggi corrispondono a 40 miliardi di euro che non gravano sulle bollette di imprese e famiglie. Viste le ricadute economiche, ambientali e sociali prodotte, l’associazione ha proposto spingere maggiormente sull’uso razionale dell’energia. Come? Primo, pubblicando rapidamente provvedimenti di supporto all’efficienza energetica attesi da tempo, come i certificati bianchi, il conto termico e il fondo nazionale per l’efficienza energetica. Secondo, rendendo strutturali le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica fino al 2030 con aliquote in grado di consentire un equilibrio dei conti pubblici (garantito secondo diversi studi della Camera dei Deputati e di altri soggetti pubblicati negli anni passati con un valore nell’ordine del 50-55%). 

Per rendere il mercato davvero competitivo, è stato anche sottolineato, serve maggiore partecipazione e controllo. Su ciò il Coordinamento Free ha evidenziato la necessità di ampliare la consultazione degli stakeholder nella definizione delle norme su rinnovabili ed efficienza energetica; ridurre le garanzie richieste agli operatori per il dispacciamento in media tensione, per evitare la concentrazione del mercato in pochi soggetti; introdurre meccanismi di demand-response per consentire ai consumatori di modulare i propri consumi in base alla produzione; rafforzare il monitoraggio Arera per prevenire speculazioni sui prezzi dell’energia.

Infine, il Coordinamento Free ha chiesto norme chiare per sbloccare le reti elettriche, riservando una quota delle connessioni agli impianti per l’autoconsumo e consentendo la coesistenza di impianti diversi sotto un unico punto di connessione, impianti ibridi.

Discorso analogo è arrivato anche da un’altra audizione in commissione Attività produttive, quella di Italia Solare, che ha chiesto più interventi strutturali per la sovranità energetica e il contenimento dei prezzi delle bollette. L’associazione del settore fotovoltaico, per bocca del presidente Paolo Rocco Viscontini, ha sottolineato che «la soluzione strutturale per la riduzione delle bollette non passa da interventi emergenziali, ma da un piano strategico che punti sulle rinnovabili e in particolare sul fotovoltaico». Nel corso del suo intervento, Viscontini ha ricordato che negli anni 2021-2022 il Governo ha destinato circa 100 miliardi di euro per contrastare il caro energia, senza però risolvere il problema alla radice. «Se anche solo una parte di queste risorse fosse stata utilizzata per incentivare la diffusione del fotovoltaico tra famiglie e imprese, oggi la situazione sarebbe radicalmente diversa», ha sottolineato. Italia Solare ha riconosciuto la necessità di misure di sollievo immediato per i consumatori, ma ha invitatp il Parlamento a limitare questi interventi ai casi più urgenti, destinando invece la maggior parte delle risorse a soluzioni strutturali. L’associazione ha proposto di rafforzare strumenti già esistenti, semplificandoli radicalmente per accelerare l’adozione delle rinnovabili e aumentare la sovranità energetica del Paese.

Durante l’audizione, l’associazione ha messo in evidenza come le fonti rinnovabili – e il fotovoltaico in particolare – possano contribuire da subito al contenimento dei costi dell’energia, operando su due fronti. Il primo, incrementando la quota di rinnovabili nel mix elettrico, con strumenti adeguati che tengano conto delle loro caratteristiche (costi di investimento elevati, ma bassissimi costi operativi). Il secondo, valorizzando le produzioni esistenti, con misure che consentano ai consumatori di beneficiare direttamente del minor costo dell’energia rinnovabile prodotta sul territorio. A questo proposito, Italia solare ha ribadito la necessità di attuare rapidamente strumenti come:

  • Superamento del Prezzo Unico Nazionale (Pun) a favore del prezzo zonale, per rendere più equa la distribuzione dei benefici economici delle rinnovabili.
  • Condivisione dell’energia a livello locale fino a 6 MW, come previsto dalla Direttiva Mercati Ue.
  • Sostegno alle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer) e a tutte le forme di autoconsumo, con misure di semplificazione amministrativa.

Italia solare ha inoltre denunciato la mancanza di un approccio organico nel governo della transizione energetica. «Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una proliferazione di norme e decreti – dal Decreto Agricoltura al Testo Unico Autorizzativo – senza alcun coordinamento tra i Ministeri e senza il coinvolgimento delle associazioni di settore. Questo sta rallentando lo sviluppo del fotovoltaico e aumentando i costi per i consumatori», ha affermato Viscontini.

Un altro nodo critico è la saturazione virtuale della rete elettrica. Il ministero dell’Ambiente ha annunciato un emendamento al decreto bollette per affrontare il problema, ma secondo Italia solare sarà fondamentale evitare penalizzazioni per i progetti in corso a causa di ritardi burocratici.

Per l’associazione, il decreto approvato dal governo rappresenta insomma più che altro un’occasione per avviare una riforma strutturale del sistema energetico nazionale. «Il futuro dell’energia non può dipendere da sussidi emergenziali. Dobbiamo investire ora nelle rinnovabili per costruire un sistema più stabile, economico e indipendente», ha concluso Viscontini.

Anche Alleanza per il fotovoltaico in Italia è intervenuta oggi alle audizioni presso la commissione Attività roduttive della Camera e anche da questa associazione è arrivata la richiesta di approvare misure strutturali per il settore. L’Alleanza accoglie positivamente la volontà del Governo di intervenire nel breve termine per proteggere famiglie e imprese attraverso sussidi e misure di trasparenza, tuttavia ritiene fermamente che per affrontare in maniera definitiva il problema del costo elevato dell’energia, è indispensabile che il provvedimento venga integrato con interventi strutturali che rafforzino lo sviluppo delle rinnovabili, in particolare del fotovoltaico su larga scala. Solo così si potrà mitigare l’impatto del caro bollette e favorire la transizione verso un sistema energetico sostenibile, competitivo e resiliente.

Il prezzo dell’energia in Italia rimane, infatti, tra i più alti d’Europa, è stato fatto notare: secondo i dati del Centro studi di Assolombarda, il prezzo medio dell’elettricità in Italia è di 143,03 €/MWh, significativamente più alto rispetto a Spagna (90 €/MWh), Francia (100 €/MWh) e Germania. Questa disparità incide fortemente sulla competitività del sistema produttivo italiano, penalizzando le imprese nazionali rispetto ai competitor europei e incidendo negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie. Inoltre, la forte dipendenza del Paese dalle importazioni di energia, che nel 2024 hanno coperto il 74,8% della domanda energetica nazionale, aggrava ulteriormente la vulnerabilità del sistema energetico italiano, esponendolo a oscillazioni dei prezzi internazionali e a tensioni geopolitiche. 

In questo contesto, l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, in primis solare, può ridurre i costi dell’energia, aumentare l’indipendenza dalle fonti fossili e contribuire alla stabilizzazione dei prezzi nel lungo periodo, favorendo una transizione energetica verso basse emissioni di carbonio. L’espansione del fotovoltaico non solo comporta una riduzione immediata dei costi grazie alla produzione di energia a costi marginali nulli, ma permette anche una riduzione della volatilità dei prezzi, mitigando gli effetti delle fluttuazioni nei mercati globali delle materie prime energetiche. Senza dimenticare che l’evoluzione delle tecnologie di accumulo ha eliminato molte delle criticità legate all’intermittenza delle rinnovabili, consentendo un’integrazione più efficiente del solare e delle altre FER nel sistema energetico nazionale.

In aggiunta, oltre ai benefici ambientali ed economici, lo sviluppo del fotovoltaico utility-scale genera un ampio indotto occupazionale e opportunità di investimento sui territori, contribuendo alla loro valorizzazione con 3 miliardi di euro destinati alla loro riqualificazione.

«Mentre le misure d’emergenza offrono un sollievo temporaneo, la vera risposta alla crisi energetica passa per interventi strutturali. Il fotovoltaico utility-scale è una leva strategica per abbattere i costi dell’energia, ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e stabilizzare i prezzi nel lungo periodo. L’evoluzione delle tecnologie di accumulo ha reso il solare ancora più affidabile, consentendo un’integrazione efficace nel sistema energetico nazionale. È essenziale rimuovere gli ostacoli normativi che frenano lo sviluppo di nuovi impianti – come l’articolo 5 del DL Agricoltura, difficilmente conciliabile con la normativa vigente e passibile di ulteriori ambiguità regolatorie – allineando le politiche di settore agli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza energetica», ha dichiarato Filippo Fontana, portavoce di Alleanza per il Fotovoltaico in Italia.



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