prestiti in calo del 3% nel 2024 – La Discussione


Il 2024 si è chiuso con un quadro preoccupante per il credito alle imprese in Italia. Lo stock di prestiti delle banche alle aziende è diminuito di 18,85 miliardi di euro, passando da 617,8 miliardi di novembre 2023 a 598,9 miliardi a dicembre 2024, con una contrazione del 3,05% nellʼultimo anno. Questa flessione rappresenta unʼinversione di tendenza rispetto alle aspettative di ripresa, alimentate dall’allentamento monetario della Banca centrale europea. Se i tassi di interesse mostrano un calo significativo, il ritiro del credito segnala una prudenza diffusa tra banche e imprese, in un contesto economico ancora fragile. Secondo un report del Centro studi di Unimpresa, il contesto internazionale aggrava ulteriormente la situazione. La Germania, primo mercato di sbocco italiano, ha chiuso il 2024 con un Pil in calo dello 0,1%, mentre le esportazioni italiane verso l’area euro sono diminuite dellʼ1,8% su base annua. La produzione industriale italiana, pur in lieve recupero (+0,9% a novembre 2024, Istat), non compensa la debolezza della domanda esterna, spingendo le imprese a ridurre la dipendenza dal credito.

Il ruolo della Bce

“La politica monetaria della Bce, che nel corso del 2024 è diventata progressivamente più accomodante, avrebbe dovuto essere una boccata dʼossigeno per le imprese italiane. I tre tagli ai tassi, culminati con il tasso sui depositi al 2,50% a marzo 2025, erano un segnale chiaro: allentare la stretta per rilanciare lʼeconomia. Eppure, quel sollievo fatica a raggiungere chi produce” afferma il Vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. “Le imprese, schiacciate da un contesto di incertezza, hanno bisogno di credito a costi sostenibili per investire e innovare. Invece, si trovano di fronte a tassi che, pur in discesa, restano un ostacolo insormontabile per chi vive di margini sottili”. A dicembre 2024, il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese si attestava al 4,40%, ben l ontano dai livelli pre-crisi (1,85% nel 2019). Per i prestiti fino a 1 milione di euro, il costo effettivo è al 4,95%, mentre per quelli oltre 1 milione si ferma al 4,01%. Nonostante un calo di 105 punti base rispetto al 5,45% di dicembre 2023, la riduzione resta insufficiente. Le banche, pur beneficiando di una liquidità in crescita (+3,2% negli attivi a dicembre 2024), sembrano trattenere i benefici dell’allentamento monetario, trasferendoli solo parzialmente alle imprese.

L’analisi della distribuzione dei prestiti

Lʼanalisi della distribuzione per durata dei prestiti bancari alle imprese evidenzia dinamiche eterogenee. I finanziamenti fino a un anno si attestano a 146,1 miliardi a dicembre 2024, in calo del 3,8% rispetto ai 141,6 miliardi di dicembre 2023, riflettendo una domanda cauta per finanziamenti a breve termine. Quelli tra uno e cinque anni scendono a 159,4 miliardi (-2,9%), mentre la fascia oltre cinque anni, con 293,5 miliardi, registra una stabilità relativa (-0,2%). Questa tendenza suggerisce che le imprese privilegiano il rifinanziamento di debiti esistenti piuttosto che nuovi investimenti, un trend confermato dal calo degli investimenti fissi lordi in Italia, scesi del 2,1% nel 2024.

Rischi e prospettive per il 2025

Il volume delle nuove operazioni a dicembre 2024 si è attestato a 12,3 miliardi di euro, in calo del 4,5% rispetto ai 12,9 miliardi di dicembre 2023, con unʼincidenza delle erogazioni garantite scesa al 15,2% dal 18,1% dellʼanno precedente. Tale dinamica è la conseguenza di una minore dipendenza dalle garanzie pubbliche, segno che le condizioni di mercato restano sfidanti nonostante il supporto della Bce. La contrazione di 18,85 miliardi nello stock di credito non è solo un dato contabile: è un segnale di cautela. Le banche, pur beneficiando di una liquidità in crescita (+3,2% negli attivi bancari a dicembre 2024), restringono l’offerta, mentre le imprese esitano a indebitarsi in un contesto di incertezza globale caratterizzato da tensioni commerciali, crisi energetica e rallentamento della domanda.
Il debito delle società non finanziarie, pari a 750 miliardi di euro a fine 2024 (circa 42% del PIL), resta sostenibile ma vulnerabile a shock esterni, con un rapporto di copertura degli interessi salito al 6,2%. Per il 2025, le proiezioni indicano una possibile stabilizzazione dello stock di credito, con una crescita stimata dello 0,5%-1% se la Bce manterrà un approccio espansivo.
“Tuttavia serve un intervento strutturale: estensione delle garanzie pubbliche (attualmente coperte al 70% per le Pmi), incentivi fiscali per gli investimenti e una strategia europea per rilanciare la domanda. Senza queste leve, il calo di 18,85 miliardi corre il rischio di essere solo lʼinizio di una tendenza più preoccupante. Il tempo, come sempre, sarà il giudice ultimo” conclude Spadafora.

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