Due carovane si sono mosse dall’Italia alla volta di Strasburgo, in occasione della seduta plenaria del parlamento europeo. Una è partita da Roma in treno il giorno precedente, è quella composta da Giuseppe Conte e da una cinquantina di parlamentari del Movimento 5 Stelle accorsi per protestare contro il ReArm Europe. La seconda, metaforica ma neanche troppo, dalla segreteria del Pd conduce al gruppo europeo dei Socialisti e Democratici: ha il compito in Ue di portare la linea di Schlein, che ha criticato nettamente il progetto di Ursula Von der Leyen.
IN MISSIONE per conto di Elly c’è Nicola Zingaretti, capodelegazione del Partito democratico. Ha il problema di tenere unita la compagine dei dem italiani che con i suoi ventuno eletti è la più grande del gruppo. Non solo: Zingaretti deve anche mediare con gli altri socialisti&democratici, che a maggioranza si sono espressi a favore della transizione militare. Da subito, l’ex segretario e presidente della Regione Lazio dichiara ai suoi l’obiettivo: fare passare alcuni emendamenti nella mozione unitaria che consentirebbero agli schleiniani di votare sì senza rinnegare la battaglia dei giorni scorsi. Lo si capisce anche dal suo intervento in aula: «Io penso che l’Europa debba aumentare la sua sicurezza – concede Zingaretti – E il modo per farlo è aprire il cantiere per la difesa comune europea. Non ci siamo mai riusciti». Dunque, prosegue, «contro il nazionalismo serve il federalismo».
ECCO IL PUNTO di disaccordo: «Il semplice aumento della spesa militare per 27 eserciti nazionali non ci rende più sicuri – scandisce – Sicurezza non è solo armi: è rilanciare il ruolo politico dell’Europa, il suo protagonismo come grande attore globale nel commercio, nell’industria, nella cultura, e rafforzare la sua politica estera». È quanto si ribadisce nel testo dei due emendamenti che finiscono al centro della riunione dei parlamentari europei del Pd che chiude la giornata, in attesa del voto di oggi. In uno si prevede che gli investimenti agiscano «in modo coordinato e integrato, sfruttando appieno le competenze complementari di tutti gli attori in Europa, inclusa la Nato, realizzando una difesa europea comune». L’altro contiene la cancellazione della richiesta agli stati membri «di aumentare almeno al 3% del Pil la spesa per la difesa» e afferma che «gli investimenti crescenti nella sicurezza e difesa si aggiungano agli importanti investimenti nella coesione sociale e nel benessere, e non li sostituiscano».
PRIMA DI VEDERE i suoi, Zingaretti fa un passaggio dal commissario europeo per la difesa, il lituano Andrius Kubilius. Anche qui, pone l’accento sulla difesa comune a scapito degli eserciti nazionali: «Abbiamo convenuto sulla necessità che il Libro bianco sul futuro della difesa europea sia all’insegna dell’integrazione e dell’apertura di una nuova stagione per un modello comune europeo – annuncia – È il tempo di fare passi in avanti verso una coraggiosa integrazione europea». Ma non è affatto detto che davvero tutti nella delegazione italiana lo seguano. Tra le possibili voci di dissenso, in bilico tra astensione e voto contrario, ci sono Marco Tarquinio e Cecilia Strada. Diventa indicativo anche l’atteggiamento di due degli europarlamentari più vicini a Schlein: Sandro Ruotolo e Annalisa Corrado. Pina Picierno, tra le più attive a favore del piano di riarmo e presa di mira dal propagandista russo Vladimir Soloviev in diretta sul canale televisivo Rossija 1, manda segnali di consenso: «Spero che l’ottimo lavoro di Zingaretti sui testi e sulla presentazione degli emendamenti si traduca nella presa d’atto che si lavora sulle cose standoci dentro».
LA FRECCIATA POLEMICA di Picierno è rivolta al M5S, che con una nutrita e vistosa delegazione di deputati e senatori accompagna i lavori della plenaria. «Non possiamo permetterci di spendere 800 miliardi per programmare un’economia di guerra, vogliamo un’economia di pace sociale, investimenti in sanità, scuola, istruzione, capitale umano», dichiara Conte. Poi riconosce a Schlein di essersi schierata contro le armi e rilancia la sua manifestazione del 5 aprile. Intanto, in aula, il parlamentare europeo pentastellato Danilo Della Valle appoggia sul banco di Von der Leyen, in quel momento vuoto, una bandiera europea cucita a una della pace.
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