Il settore vinicolo piemontese, fiore all’occhiello dell’enologia italiana, si trova oggi a un bivio cruciale. Da un lato, la forza di una tradizione secolare e terroir unici al mondo; dall’altro, sfide sempre più pressanti che richiedono nuove strategie e una visione innovativa.
Dall’emergenza siccità alle piogge abbondanti, il settore vitivinicolo piemontese dimostra una straordinaria capacità di adattamento. È quanto emerso ieri all’auditorium della Cassa di Risparmio di Asti, dove si è tenuto un importante convegno sul futuro del vino piemontese, con la partecipazione di esperti, produttori e rappresentanti istituzionali, e il saluto in videocollegamento del presidente della Regione Alberto Cirio.
Il 2024, definito come l’anno più piovoso dal secondo dopoguerra, ha rappresentato una sfida completamente diversa rispetto ai due anni precedenti di grave siccità. Nonostante le difficoltà nella lavorazione dei vigneti a causa delle intense precipitazioni, la produzione regionale ha raggiunto oltre 2,25 milioni di ettolitri, con un incremento del 5% rispetto ai 2,06 milioni del 2023. Un risultato che conferma il Piemonte come seconda regione italiana per giro d’affari nel settore vitivinicolo, con un fatturato che tocca 1,2 miliardi di euro.
Tra climate change e innovazione tecnologica
I dati sul cambiamento climatico in Piemonte sono allarmanti: negli ultimi 60 anni la temperatura è aumentata di 2°C, mentre le precipitazioni medie annue sono diminuite del 20%. “Sono diminuite del 20% le precipitazioni medie annue sempre nello stesso periodo, così come è diminuita la quantità di neve”, sottolineano gli esperti. Un ulteriore elemento preoccupante riguarda l’aumento delle temperature elevate: “Sopra i 25° negli ultimi 30 anni sono aumentate del 30% le estati calde e afose”.
Di fronte a questo scenario, il dibattito si divide tra chi propone strategie di adattamento e chi preferisce “sfidare” il cambiamento climatico cercando di mantenere le tradizioni vinicole intatte. Francesca Poggio, vicepresidente delle Donne del Vino, ha sottolineato l’importanza di non piegarsi al cambiamento climatico: “Le cantine devono guardare al biologico, garantendo maggiore sostenibilità a ciò che si produce. Non dobbiamo piegarci al climate change ma sfidarlo”.
L’innovazione tecnologica rappresenta uno strumento fondamentale per affrontare queste sfide. “Intelligenza artificiale, droni, robot: la tecnologia sta facendo passi giganti per un’agricoltura di precisione, quindi per aiutare i vinaioli a produrre vino sempre meglio”, sottolinea Guido Saracco, ex rettore del Politecnico di Torino. Queste tecnologie permettono non solo di migliorare la qualità del prodotto, ma anche di rendere più sostenibili le pratiche agricole.
Giovani e vino: un rapporto conflittuale?
Un altro tema centrale è il cambiamento nelle abitudini di consumo, soprattutto tra i giovani. Si registra un generalizzato calo dei consumi di vino, dovuto in parte a preoccupazioni per la salute e alle nuove normative sul codice della strada. Raffaella Bologna, nota produttrice, ha sintetizzato la sua filosofia con una frase emblematica: “Meno parole, più tappi”, un invito a concentrarsi sull’esperienza e sulla condivisione del vino. La Bologna ha inoltre evidenziato la necessità di creare un vino su misura dei giovani, che hanno un approccio diverso al consumo, più attento alla qualità e alla moderazione.
“Il problema dell’automobile ce l’abbiamo noi. Mia figlia ha 25 anni, non ha il problema di bere e guidare. Lei non beve se guida” spiega un produttore, evidenziando il diverso approccio delle nuove generazioni.
Per attrarre i giovani consumatori, gli esperti suggeriscono di puntare sull’educazione e sulla cultura del vino. “Il vino è storia, tradizione. Quel vignetto, perché vale così tanto? Che storia aveva?“, si domanda Bruno Ceriotti di Confindustria, che ha posto l’accento sull’importanza dell’enoturismo come strumento per avvicinare i consumatori al mondo del vino, sottolineando l’importanza di comunicare il valore culturale e storico che si cela dietro ogni bottiglia.
Verso un Brand Piemonte
Il presidente della Regione Alberto Cirio ha annunciato il lancio del “Brand Piemonte”, un’iniziativa per aumentare la visibilità e il valore dei prodotti regionali: “Questo sarà il Brand Piemonte. Lo presenteremo il 24 marzo alle ore 18 in Piazza del Planetario a Roma, alla presenza del ministro Brigida e probabilmente del commissario europeo Hansen”.
Enrico Berruti della Banca di Asti ha sottolineato l’importanza del sostegno finanziario alle piccole e medie imprese vinicole, facilitando l’accesso al credito e all’assicurazione per fronteggiare le incertezze legate ai cambiamenti climatici e alle fluttuazioni del mercato.
Un altro tema affrontato è stato il rilancio del metodo Martinotti per la spumantizzazione, un’eccellenza piemontese da valorizzare nel centenario della morte del suo ideatore (2024).
In conclusione, il futuro del vino piemontese dipenderà dalla capacità del settore di adattarsi ai cambiamenti, innovare nel rispetto della tradizione e ottenere un adeguato sostegno politico e finanziario. Solo così si potrà garantire che questo patrimonio culturale ed economico continui a prosperare nelle generazioni future.
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