Vola la somministrazione in FVG e aumenta la necessità di tutela


La somministrazione non è più un fenomeno limitato del mercato del lavoro, ma sta contando numeri sempre più consistenti anche in Friuli Venezia Giulia: si parla di un esercito di quasi 70mila persone, che nell’ultimo quadriennio ha avuto almeno un giorno di somministrazione, e che rappresenta ben il 15% dell’occupazione totale, percentuale più che raddoppiata dal 2008. Di questi, il 42% è occupato in imprese con più di 200 dipendenti. Nel conto c’è anche la forma d’impiego sempre più utilizzata dello staff leasing. E se per i maschi le assunzioni diminuiscono con l’aumentare dell’età, viceversa accade per le donne, restando molto rilevante la quota femminile occupata nel terziario (62% delle assunzioni in somministrazione). Altro comparto chiave è quello della manifattura, che predilige la formula dello staff leasing. In generale, rispetto al totale delle assunzioni, nella somministrazione la quota di professioni non qualificate risulta nettamente maggiore: si va a caccia, infatti, di personale non qualificato per l’industria, di addetti allo spostamento merci e servizi di igiene e pulizia, operatori di catene di montaggio, fino a commessi e saldatori. Riguardo alla retribuzione annua lorda, il confronto tra la media totale del mercato del lavoro e quella della somministrazione è a tutto vantaggio della prima, con 23mila 319 euro contro 9mila 414, con un differenziale di genere molto marcato e le donne che guadagnano, anche nella somministrazione, meno dei colleghi uomini, per una molteplicità di cause: contratti di più breve durata, part time, sistematica pratica aziendale. Da questo contesto fornito dall’osservatorio regionale del mercato del lavoro, è partita oggi la Felsa Cisl Fvg, riunita per il suo congresso, e che ha portato il tema della somministrazione al centro di una partecipata tavola rotonda. Sempre più – è emerso – somministrazione e staff leasing stanno diventando importanti strumenti di intermediazione, capaci di provvedere ad una rapida uscita dalla disoccupazione e ad essere, contemporaneamente, un canale di ingresso ed un trampolino per i giovani e delle donne nel mercato del lavoro, oltre a contribuire in modo rilevante alla domanda di lavoro, specialmente in alcuni settori e per determinate professioni. Tuttavia, la fotografia non è tutta luce, se si considera l’altra faccia della somministrazione: professioni poco qualificate, flessibilità, eccessivo turn-over, bassi livelli salariali e difficoltà di conciliazione. “Per questo – spiega il riconfermato segretario generale della felsa Cisl Fvg, Tommaso Billiani – servono nuovi strumenti di tutela ed una presenza territoriale molto forte. Una delle strade che stiamo battendo con determinazione è quella di proporre alle aziende, come in diverse abbiamo già fatto, l’elezione di RSUspecifici per coloro che ci lavorano tramite l’agenzia di somministrazione, un percorso che ci sta molto a cuore e che proseguiremo di certo nel 2025”. Allo stesso modo, emerge la necessità di curare un maggiore e più aperto dibattito pubblico intorno alle evoluzioni del mercato del lavoro ed alla qualità da cui le nuove forme di occupazione non possono prescindere per essere sostenibili, spingendo per l’adozione di politiche contrattuali e pubbliche che vadano incontro a tale necessità. Persino le amministrazioni pubbliche e la sanità fanno ampio ricorso a queste forme di flessibilità, che un po’ in tutti i settori interessano ampie fasce di lavoratori di ogni età. “Nulla di male – sostiene Billiani – a patto che il fenomeno venga controllato. Altrimenti è un bel problema, perché non dobbiamo dimenticare che se la somministrazione può essere un bel vantaggio è anche una forma di lavoro piuttosto volatile. Un ruolo importantissimo in questo senso è svolto dal sistema bilaterale, che deve essere ancor di più integrato con le politiche attive del lavoro, ad esempio per quanto riguarda la formazione, l’integrazione del reddito e le prestazioni di welfare, e che forse dovrebbe essere conosciuta e sfruttata di più anche dai lavoratori. Infine, vi è la questione degli stipendi, spesso davvero troppo bassi, come nel terziario, e del gender pay gap, fenomeno che – per la Felsa Cisl Fvg – va contrastato anche attraverso una forte contrattazione sia nazionale o decentrata con le agenzie, sia nazionale e, in modo particolare, territoriale e aziendale svolta dalle categorie di comparto con le singole aziende utilizzatrici.

“Infine – chiude Billiani – ben vengano le nuove sinergie che potranno nascere dalla recente inclusione di Formatemp – così come di alcuni altri enti di formazione interprofessionali – tra gli enti delegati dal Ministero del Lavoro ai cosiddetti servizi di IVC (Individuazione, Validazione e Certificazione delle competenze), che potranno essere erogati anche per il tramite di APL di natura privata purché accreditate presso uno o più enti pubblici (Regioni o province autonome) alla formazione professionale finanziata. Si tratta di una rivoluzione copernicana nel sistema di politiche pubbliche verso una sempre maggiore integrazione pubblico-privato, che potrebbe consentire al settore della somministrazione di giocare un ruolo di protagonismo e fare un decisivo passo avanti nella definizione di percorsi professionali più qualitativi e portatori di opportunità per gli occupati in somministrazione”.

Alla tavola rotonda sono intervenuti: l’assessore regionale Alessia Rosolen, il segretario nazionale generale della Felsa Cisl, Daniel Zanda, il responsabile dell’area legale e sindacale di Assolavoro, Rosario Salimbene, e il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco.



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