Le aziende assumono, merito delle nuove tecnologie


La digitalizzazione spinge le assunzioni in Italia anche per il secondo trimestre 2025, con un tasso di occupazione previsto del +18%. Nonostante un leggero calo dell’1% rispetto al trimestre precedente, si registra un significativo aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo l’ultimo ManpowerGroup Employment Outlook Survey, che ha coinvolto oltre 39mila aziende in 41 Paesi, il mercato del lavoro italiano mantiene un cauto ottimismo, soprattutto nei settori IT, industria e servizi. Un dato particolarmente rilevante emerge dalle motivazioni di chi assume: ben il 24% delle aziende cerca talenti specificamente per gestire le nuove tecnologie, confermando come l’innovazione stia ridisegnando il panorama occupazionale nazionale.


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L’analisi delle intenzioni di assunzione rivela un quadro in cui la digitalizzazione gioca un ruolo ambivalente. Da un lato, il 27% delle aziende che prevedono riduzioni di personale cita proprio l’automazione come causa principale. Dall’altro, quasi un quarto delle imprese che intendono assumere lo fa per acquisire competenze tecnologiche necessarie all’innovazione.

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“L’innovazione tecnologica si conferma un catalizzatore di nuove opportunità lavorative, soprattutto per i profili specializzati,” spiega Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia. La dicotomia tra chi riduce personale per l’automazione e chi assume per gestire le nuove tecnologie evidenzia come la trasformazione digitale stia polarizzando il mercato del lavoro.

Il 35% delle aziende intervistate prevede di incrementare il proprio organico nel periodo aprile-giugno 2025, mentre il 16% prospetta una riduzione. La maggioranza (46%) intende mantenere stabile il numero di dipendenti. La sfida principale resta quella delle competenze adeguate, che spesso non corrispondono alle esigenze del mercato.

Gionfriddo sottolinea l’urgenza di programmi di upskilling e reskilling per adeguare le competenze dei lavoratori alle richieste aziendali. “Questo non può prescindere da una stretta collaborazione tra imprese, istituzioni, scuole, università e Its,” afferma la manager, evidenziando la necessità di pianificare per tempo i percorsi formativi necessari a colmare i gap attuali e futuri.

L’analisi territoriale mostra differenze significative tra le macroregioni italiane. Il Nord Ovest si conferma l’area con le previsioni più ottimistiche, registrando un +24% di intenzioni di assunzione, in crescita del 2% rispetto al trimestre precedente e ben del 15% rispetto allo stesso periodo del 2024. Seguono il Sud e le Isole con un promettente +19% e il Centro con +17%.

Il Nord Est, tradizionalmente area trainante dell’economia italiana, mostra invece un rallentamento con un +13%, in calo del 3% rispetto al primo trimestre dell’anno. Questo dato potrebbe riflettere le specificità settoriali delle diverse aree geografiche e la loro differente esposizione ai processi di digitalizzazione.

Gionfriddo sottolinea l’urgenza di programmi di upskilling e reskilling per adeguare le competenze dei lavoratori alle richieste aziendali.

Non sorprende che sia proprio il settore informatico a guidare le previsioni di assunzione con un notevole +34%. Questo dato rispecchia il processo di trasformazione digitale che sta investendo l’intero tessuto produttivo italiano. Seguono l’industria e i materiali con +25% e i beni di consumo e servizi con +22%.

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Anche settori più tradizionali mostrano previsioni positive: sanità e life sciences (+17%), finanza e real estate (+16%), trasporti, logistica e automotive (+15%) e telecomunicazioni (+13%). Questa distribuzione testimonia come la spinta all’innovazione stia permeando trasversalmente l’economia italiana.

Le grandi imprese come motore dell’occupazione

La dimensione aziendale si conferma un fattore determinante nelle intenzioni di assunzione. Le organizzazioni con organici tra 250 e 5000 dipendenti mostrano le prospettive più positive, con un tasso di occupazione previsto del +29-30%. Questi dati confermano il ruolo trainante delle grandi imprese nell’economia italiana.

Anche le piccole imprese (10-49 dipendenti) e le medie (50-249) presentano previsioni incoraggianti, rispettivamente con +15% e +14%. In controtendenza le microimprese con meno di 10 dipendenti, che prevedono una sostanziale stabilità degli organici (+2%), evidenziando come la capacità di innovazione e il potenziale di crescita siano spesso correlati alle dimensioni aziendali.

L’espansione aziendale (33%) e lo sviluppo in nuovi ambiti (30%) rappresentano le principali motivazioni per chi prevede nuove assunzioni, seguite dalla necessità di gestire le innovazioni tecnologiche (24%). Questi dati suggeriscono un tessuto imprenditoriale in trasformazione, alla ricerca di competenze specialistiche per affrontare le sfide della digitalizzazione.



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