Insufficiente. È questo il giudizio dei sindacati sul tavolo per la crisi dell’automotive che si e’ riunito oggi al Mimit, presenti tutti i rappresentanti della filiera dell’auto. In apertura, il ministro Urso ha fatto il punto su quanto il governo italiano è riuscito ad ottenere nella revisione del green deal europeo: dalla sospensione delle multe, alla revisione del regolamento Co2, come pure l’approccio meno rigido e punitiva e un’impostazione flessibile da parte dell’UE e l’impegno a sostenere la realizzazione di giga-factory. Urso, riferiscono i sindacati, ha anche sottolineato che, comunque, manca ancora la neutralità tecnologica, la revisione del calcolo delle emissioni e un fondo UE a sostegno di imprese e lavoratori. Il ministro ha poi ricordato che il governo ha messo a disposizione per il 2025 1.6 mld per il settore e programmato 2.5 mld per il triennio 2025/27 per la riqualificazione per le aziende della componentistica, confermando che non rifinanzieranno il fondo per l’acquisto delle auto.
Per Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim, “il Piano auto della Commissione Europea è del tutto insufficiente e inadeguato rispetto alle esigenze di un comparto strategico che sta affrontando una transizione complessa e rischiosa. Non si fa altro che dire che dobbiamo governare le transizioni, ma il governo delle transizioni non si fa senza risorse. Le misure previste non rispondono alle richieste che assieme a tutto il movimento sindacale europeo abbiamo portato avanti nella manifestazione del 5 febbraio 2025 a Bruxelles”.
Nel piano, prosegue il sindacalista, “nonostante il lavoro fatto dal governo italiano e che apprezziamo”, mancano le risorse necessarie a sostenere le aziende della componentistica e l’intero settore automobilistico nel processo di transizione. Risorse necessarie a tutelare l’occupazione e impedire chiusure di stabilimenti e licenziamenti. In questo senso, spiega, “anche le risorse messe in campo dal governo italiano e illustrate oggi al MIMIT sono insufficienti a garantire gli ammortizzatori sociali necessari a gestire la crisi del settore dovuta alla transizione elemento quest’ultimo che manca anche nel nuovo piano UE sul settore come pure le risorse per la formazione professionale per il rafforzamento delle competenze, sia per il sostegno economico attraverso adeguati ammortizzatori sociali”.
Per questo, Uliano ha invitato il governo e il ministro Urso a “lavorare in ambito europeo e nazionale sulla necessità di misure straordinarie e rapide”, proporzionate alla gravità della crisi che sta attraversando l’industria dell’auto. “Serve un nuovo Fondo europeo con risorse e in tempi paragonabili a quelle del Next Generation EU, come pure i fondi stanziati dal governo per il triennio 2025/27. C’è il rischio sempre più concreto -avverte- di essere schiacciati dalla competizione della Cina e dai dazi imposti dagli Stati Uniti, è fondamentale un’azione politica ed economica forte e decisa”. Uliano ha poi ribadito la necessità di rispettare i tempi di assegnazione e lancio dei nuovi modelli, a fine di ridurre l’impatto della cassa, e l’ibridizzazione anche del primo modello di Melfi DS8 che andrà in produzione entro il primo semestre2025; rafforzare la strategia su Maserati e sul sito di Termoli è necessaria l’assegnazione di nuovi motori, e soprattutto la conferma della giga-factory di batterie necessaria a garantire oltre che Termoli tutti le produzioni di tutti i siti italiani.
Stesso giudizio di insufficienza dalla Fiom. Samuele Lodi, tra l’altro, sottolinea che “governare la transizione non vuol dire passare dal green al militare; sarebbe una scelta di cui non vogliamo neanche discutere ma che sarebbe assurda dal punto di vista etico, industriale e occupazionale”.
Per Lodi, “sono necessarie risorse private, i 2 miliardi di investimenti annunciati da Stellantis per il 2025 evidentemente non bastano. E servono anche risorse pubbliche che devono essere condizionate alla tutela occupazionale”. La Fiom ricorda inoltre che la prossima settimana il presidente di Stellantis, John Elkann, andrà in Parlamento: “non è più rinviabile un tavolo a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali e l’azienda per rilanciare il futuro dell’auto in Italia”.
“Speriamo che la modifica dell’Unione europea al famigerato sistema delle multe rappresenti solo l`inizio di un cambiamento più profondo di approccio- aggiunge Giancarlo Ficco della Uilm- Abbiamo bisogno di politiche europee meno ideologiche e più aderenti alla realtà, meno roboanti nella retorica, ma capaci di arrecare benefici effettivi all`ambiente, all`industria e ai lavoratori: restituiamo libertà di scelta ai consumatori e salviamo quello che è il primo settore industriale europeo da politiche autolesioniste; in caso contrario avremo effetti pesantissimi sulla industria non solo dell`auto ma anche dei veicoli commerciali. In definitiva, oltre alla neutralità tecnologica, è necessaria la neutralità ideologica”.
Ribadisce la necessita’ di ‘’fare chiarezza’’ sulle intenzioni e sul futuro di Stellantis in Italia anche Antonio Spera, segretario dei metalmeccanici Ugl. “La battaglia è ancora lunga – afferma – ma Governo, imprese e sindacato sono intenzionati a fare quadrato. Da parte nostra, condividiamo la posizione espressa dal ministro Urso al consiglio competitività di Bruxelles, dove ha evidenziato quanto il riferimento alla neutralità tecnologica sia ancora fragile, mentre in merito occorrono interventi rapidi ed efficaci. Passi in avanti, invece, sono stati compiuti con la revisione della tempistica delle sanzioni previste per il 2025 e l`anticipo alla seconda metà del 2025 della revisione del regolamento CO2”.
Tuttavia, gli stessi interventi, seppur significativi, “non sono sufficienti a garantire una transizione sostenibile e competitiva per il settore. Affermare concretamente il principio della neutralità tecnologica, assegnando un ruolo strategico ai biocarburanti e all`idrogeno, accanto all`elettrico, diventa irrinunciabile. Chiediamo – conclude Spera- l`istituzione di un fondo europeo per l`automotive a sostegno delle imprese nel processo di riconversione industriale e a tutela dei lavoratori coinvolti nella trasformazione del comparto, accompagnato da un`adeguata riforma degli ammortizzatori sociali e delle misure di sostegno al reddito, affinché il cambiamento si traduca in una opportunità di sviluppo”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link