Le banche italiane hanno registrato profitti senza precedenti, con utili netti complessivi che hanno raggiunto i 24 miliardi di euro. Si tratta di un balzo in avanti rispetto ai 15 miliardi del 2025, con un aumento di oltre il 60%. Tra gli istituti protagonisti di questa crescita troviamo Intesa Sanpaolo e Unicredit, che hanno realizzato 7,7 e 8,6 miliardi di euro di utile netto.
Ma se le banche festeggiano bilanci in positivo e dividendi generosi per gli azionisti, la domanda che molti si pongono è: quanto di questi guadagni si traduce in vantaggi e benefici concreti per i clienti? Chi possiede un conto corrente, un mutuo o un prestito ha tratto beneficio da questi risultati o ha subito solo aumenti di costi?
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Come le banche hanno raggiunto utili record -
Conti correnti, tassi bassi per i clienti e tagli ai rendimenti -
Mutui e prestiti, calo dei tassi, ma costi ancora elevati -
Commissioni e costi bancari, fardello per i consumatori
Come le banche hanno raggiunto utili record
I profitti del settore bancario non sono il risultato di una maggiore efficienza o di una crescita dell’attività di finanziamento alle imprese. Gran parte di questi guadagni deriva dal margine di interesse ovvero la differenza tra gli interessi attivi sui prestiti concessi e gli interessi passivi riconosciuti ai depositanti.
L’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce, iniziato nel luglio 2025 e culminato con dieci rialzi consecutivi fino a raggiungere il 4,50%, ha avuto un effetto immediato sui mutui e sui prestiti, che hanno visto un’impennata dei costi per i clienti. I tassi applicati sui finanziamenti sono passati in media dal 2,13% al 4,76%, con un impatto per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile.
D’altro canto, gli interessi sui conti correnti e sui depositi sono rimasti invariati, con molte banche che hanno continuato a riconoscere tassi prossimi allo 0,01%. Solo negli ultimi mesi del 2023 si è registrato un leggero aumento, con una media ponderata dell’1,16%, che comprende anche i depositi vincolati e le obbligazioni bancarie.
In parallelo le commissioni sui servizi bancari sono aumentate, con costi più alti per bonifici, prelievi e gestione dei conti. Le banche hanno guadagnato non solo dalla stretta monetaria imposta dalla Bce ma anche dall’incremento delle spese sostenute dai clienti per l’uso quotidiano dei loro servizi.
Conti correnti, tassi bassi per i clienti e tagli ai rendimenti
Negli ultimi due anni, l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce ha spinto le banche ad aumentare rapidamente il costo dei mutui e dei prestiti. Lo stesso meccanismo non è stato applicato ai conti correnti e ai depositi.
Fino alla metà del 2023, gli interessi riconosciuti ai depositanti erano praticamente nulli, con molte banche che offrivano tassi vicini allo 0,01%. Solo dopo le numerose pressioni da parte dei consumatori e delle associazioni di categoria, alcune banche hanno iniziato a offrire rendimenti leggermente più alti, ma comunque ben al di sotto dell’inflazione. A settembre 2024, il tasso medio offerto sui conti deposito è salito solo all’1,16%, un valore ancora irrisorio rispetto ai rendimenti delle obbligazioni o dei titoli di Stato.
Su questo fronte, l’Italia si distingue in senso negativo rispetto agli altri paesi dell’Unione europea. In Germania, ad esempio, la remunerazione per i depositi superiori a 50.000 euro ha recentemente superato l’1,50%, dimostrando una maggiore attenzione verso i risparmiatori.
Mutui e prestiti, calo dei tassi, ma costi ancora elevati
Dopo un 2023 in cui i tassi sui mutui avevano raggiunto livelli critici, nel 2024 si è iniziato a vedere un leggero calo, soprattutto per le nuove erogazioni. La riduzione è stata molto più lenta rispetto all’aumento precedente.
Chi ha un mutuo a tasso variabile ha visto una crescita esponenziale della propria rata negli ultimi due anni, ma non ha beneficiato di riduzioni altrettanto rapide. Il calo è progressivo e viene applicato con prudenza dalle banche, che preferiscono mantenere margini elevati il più a lungo possibile.
Situazione analoga per prestiti e finanziamenti al consumo, che hanno registrato un tasso medio del 10,47%, con un abbassamento minimo rispetto ai mesi precedenti. Sempre più banche stanno restringendo i criteri di concessione e ridotto il numero di prestiti approvati.
Commissioni e costi bancari, fardello per i consumatori
Oltre ai bassi rendimenti sui depositi e ai tassi ancora elevati su mutui e prestiti, le banche continuano a incassare profitti attraverso commissioni sempre più alte.
Chi investe attraverso la propria banca si trova spesso a pagare costi di gestione elevatissimi, soprattutto se sceglie fondi e strumenti finanziari suggeriti dagli stessi istituti. Molte banche spingono i propri clienti verso prodotti con alte commissioni. Si genera un altro guadagno per le banche che riescono a monetizzare sia dalle operazioni di investimento che dalle gestioni patrimoniali.
Non va meglio sul fronte delle carte di credito e bancomat, che continuano a essere una fonte di guadagno per le banche. I costi di gestione per le carte di pagamento sono rimasti invariati o addirittura aumentati, con canoni annui che possono superare i 50 euro per le carte di credito più comuni. Anche i prelievi da sportelli di altre banche sono soggetti a commissioni elevate, spesso superiori ai 2 euro a operazione.
Le spese di gestione dei conti correnti non fanno eccezione. Bonifici, operazioni allo sportello e domiciliazioni hanno costi sempre più alti, con alcune banche che applicano tariffe per operazioni una volta gratuite.
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