Abi: tensioni geopolitiche spingono sui tassi di mercato


Nel mese di febbraio 2025, il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso al 3,98% dal 4,15% di gennaio, mentre quello sui nuovi mutui è lievemente aumentato, raggiungendo il 3,17% dal 3,12% nel mese precedente (4,42% a dicembre 2023). Sono alcuni dei dati riportati nel rapporto mensile dell’Abi, l’associazione bancaria italiana. Secondo Gianfranco Torriero, vice direttore generale vicario dell’Abi, mentre i tassi a breve diminuiscono con i tassi di policy della Bce, ci sono “segnali di lieve rialzo” sui tassi a medio e lungo termine”. Un cambiamento “determinato da andamenti geopolitici” che stanno facendo salire i tassi di mercato, con l’Irs a dieci anni che ai primi di marzo ha raggiunto il 2,64% rispetto al minimo del 2,23% di dicembre.

Prestiti e crescita economica: i segnali di rallentamento

A febbraio, i prestiti a famiglie e imprese hanno registrato una contrazione dello 0,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, sebbene il calo sia stato leggermente meno marcato rispetto al -0,7% registrato a gennaio. “Il rallentamento della crescita economica, confermato dai recenti dati ufficiali, contribuisce a deprimere la domanda di prestiti”, ha spiegato l’Abi.

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I dati Abi nel dettaglio

 

Secondo i dati forniti dall’Abi, a febbraio il tasso medio sul totale dei prestiti (ovvero quelli sottoscritti negli anni) è sceso al 4,27% dal 4,32% del mese precedente. Per quanto riguarda la raccolta, a febbraio 2025 il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato lo 0,82% (0,85% nel mese precedente; 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente, che non ha la funzione di investimento e permette di utilizzare una moltitudine di servizi, è stato dello 0,39% (0,41% nel mese precedente; 0,02% a giugno 2022). Il margine (spread) sulle nuove operazioni (differenza tra i tassi sui nuovi prestiti e la nuova raccolta) con famiglie e società non finanziarie a febbraio 2025 si è attestato a 180 punti base.

 

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Crediti deteriorati e situazione economica

 

A gennaio 2025 i crediti deteriorati netti (cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinanti calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche) sono diminuiti a 30,5 miliardi di euro, da 32,1 miliardi di settembre 2024 (30,5 miliardi a dicembre 2023). Infine, sempre a gennaio 2025, i crediti deteriorati netti rappresentavano l’1,47% dei crediti totali. A settembre 2024, tale rapporto era l’1,54% (1,41% a dicembre 2023).

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