mutui più cari nonostante i tagli Bce


Nonostante i recenti tagli ai tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (Bce), i mutui in Italia stanno diventando più costosi. La colpa, secondo l’Associazione Bancaria Italiana (Abi), è da attribuire alle tensioni geopolitiche globali e alle politiche economiche adottate dagli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump.

L’impatto delle tensioni geopolitiche

Nel suo rapporto mensile, l’Abi ha evidenziato come i tassi di mercato stiano risalendo, influenzati da una serie di fattori internazionali. Tra questi, la guerra commerciale avviata da Trump, l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato americani (treasuries) e le maxi-emissioni di debito pubblico per finanziare la difesa europea. Questi elementi stanno esercitando una pressione al rialzo sui tassi di interesse, soprattutto a medio e lungo termine.

Gianfranco Torriero, vice direttore generale vicario dell’Abi, ha spiegato che “mentre i tassi a breve termine diminuiscono grazie alle politiche della Bce, si osservano segnali di lieve rialzo sui tassi a medio e lungo termine, determinati da andamenti geopolitici”. Torriero sottolinea come l’incertezza globale stia influenzando i mercati finanziari.

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I dati sui prestiti e i mutui

A febbraio 2025, il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso al 3,98%, rispetto al 4,15% di gennaio. Tuttavia, il tasso sui nuovi mutui è aumentato lievemente, passando dal 3,12% al 3,17%. Il tasso medio complessivo sui prestiti (inclusi quelli stipulati negli anni precedenti) è diminuito solo marginalmente, attestandosi al 4,27% rispetto al 4,32% del mese precedente.

L’Abi ha anche rilevato un rallentamento della crescita economica, confermato dai recenti dati ufficiali, che ha contribuito a ridurre la domanda di prestiti. Le richieste delle famiglie sono cresciute dello 0,4%, mentre quelle delle imprese, con gli investimenti in calo, hanno registrato un -1,9%.

L’effetto domino in Europa e negli Usa

La situazione non è isolata all’Italia. In tutta Europa, i rendimenti dei titoli di Stato sono in aumento. Ad esempio, il Bund tedesco è passato da un rendimento del 2,40% a uno del 2,88% in pochi giorni, a causa dei piani di spesa per la difesa europea. Anche i titoli italiani (Btp) a dieci anni hanno superato il 4%, un’impennata significativa rispetto alla media del 3,52% di febbraio.

Negli Stati Uniti, i rendimenti dei treasuries sono schizzati dal 3,60% di settembre 2024 a un massimo del 4,80% a gennaio 2025, in seguito all’elezione di Trump e ai suoi piani di spesa pubblica e dazi commerciali. Questi fattori hanno alimentato timori di un’inflazione in aumento nei prossimi anni, spingendo le banche centrali a ridurre la loro generosità nel costo del denaro.

L’aumento potrebbe continuare

Secondo gli analisti, l’aumento dei tassi di mercato potrebbe continuare nei prossimi mesi, soprattutto se le tensioni geopolitiche non si attenuano. “L’effetto combinato delle politiche di Trump e delle incertezze europee sta creando un contesto difficile per i mercati finanziari”, ha dichiarato Maria Rossi, economista senior di Banca Intesa. In questo scenario, le famiglie e le imprese italiane potrebbero trovarsi ad affrontare costi più elevati per l’accesso al credito, con possibili ripercussioni sulla crescita economica del Paese.



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