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5 azioni per ridurli del 20% entro il 2030


Riformare il mercato dell’energia, accelerare sulle rinnovabili e ridurre il costo del gas: questa la chiave per ridurre i consumi e i prezzi dell’elettricità in Italia, e rendere l’approvvigionamento più sicuro e meno dipendente da contesti geopolitici sempre più incerti. La “formula” è stata elaborata da Agici e Accenture, che nell’analisi “Un prezzo dell’elettricità più equilibrato per la sostenibilità e la competitività del Paese” hanno messo a punto un sistema che potrebbe realisticamente far tirare un sospiro di sollievo a famiglie e imprese.

Lo studio è partito dalle cause che rendono il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia tra i più alti d’Europa e da qui è stata definita una road map per ridurlo del 20% nei prossimi 5 anni, avvicinandosi almeno ai livelli di Germania e Regno Unito.

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Perché il prezzo dell’energia in Italia è così alto

Partiamo col dire che in Italia il costo dell’energia è altissimo: 109 euro/MWh nel 2024, quasi il doppio rispetto, ad esempio, alla Francia. Ma perché l’elettricità in Italia costa così tanto? L’analisi ha identificato alcune cause.

Dipendenza dal gas

Il gas rappresenta ancora il 45% del mix di produzione energetica nel nostro Paese, rendendo il Belpaese vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi del gas, specialmente in periodi di gravi tensioni geopolitiche come quello attuale, con la guerra Russia-Ucraina ancora drammaticamente irrisolta e il Medio Oriente in fiamme.

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Sviluppo delle energie rinnovabili

Nonostante i progressi, la quota di energie rinnovabili nel mix energetico italiano è inferiore rispetto ad altri Paesi europei. Da noi si attesta al 38%, mentre in Germania è al 44% e in Spagna sfiora persino il 50%.

Meccanismo di formazione dei prezzi

Anche il come si formano i prezzi ha il suo bel peso. L’attuale sistema fa sì che il gas agisca da “price setter” (cioè in grado di fissare il proprio prezzo) nel 70% delle ore, aumentando così la volatilità dei prezzi.

Localizzazione delle risorse

Infine, la domanda e la produzione di energia green non sono distribuite in modo ottimale rispetto alle aree geografiche con maggior potenziale di produzione.

La “ricetta” per abbassare i costi in 5 anni

Cosa fare, allora? Nell’analisi vengono proposte alcune idee.

Cambiare le regole

In primis, serve necessariamente cambiare le regole del mercato dell’energia nel nostro Paese, riducendo il ruolo del gas. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso lo sviluppo di una piattaforma, come ad esempio il Maver, in grado di creare un mercato trasparente e liquido in cui domanda e offerta possano negoziare contratti di lungo termine per le rinnovabili in modo efficiente, riducendo i rischi e costi sia per i fornitori che per i clienti.

Ridurre il prezzo del gas

Assolutamente fondamentale poi la riduzione del costo del gas, per cui servono negoziazioni uniche a livello europeo e investimenti in infrastrutture per diversificare ancora di più le fonti di approvvigionamento.

Sviluppare le rinnovabili

Strettamente connesso ai primi due punti, bisogna spingere l’acceleratore sulle fonti rinnovabili, aumentando la capacità installata e l’elettricità generata attraverso interventi che favoriscano il repowering degli impianti già in esercizio, snelliscano le procedure di autorizzazione, il cui ingolfamento pesa ormai il 20% sul costo, e sviluppino strumenti di supporto, anche competitivi, come il Fer X transitorio e gli altri accordi.

Abbassare il costo delle energie pulite

Bisogna poi che il costo delle stesse rinnovabili scenda, avvicinando la domanda alle aree a più alto potenziale, con il superamento del modello basato sul PUN e l’introduzione dei prezzi a zona.

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Più innovazione

Infine, servono più investimenti in innovazione tecnologica pulita, che passa dalle varie fonti green, a partire dall’energia solare fotovoltaica, eolica, idroelettrica ma senza tralasciare il nucleare, che in Italia, da decreto del governo, dovrebbe tornare nel 2030.





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