Certificazione parità di genere in Italia: numeri, vantaggi e sfide


La certificazione della la parità di genere rappresenta un riconoscimento formale per le aziende che si impegnano attivamente nella riduzione delle disuguaglianze tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Si tratta di un sistema di attestazione che non si basa su dichiarazioni di intenti, ma su parametri oggettivi e misurabili, come l’equità retributiva, l’accesso equilibrato alle opportunità di carriera, le politiche di conciliazione tra vita professionale e privata e la promozione di una cultura aziendale inclusiva.

L’introduzione della certificazione della parità di genere nel nostro Paese

In Italia, la certificazione è stata introdotta con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e regolamentata dalla Legge n. 162/2021, che ha modificato il Codice delle Pari Opportunità (D.Lgs. 198/2006). Da allora, il numero di aziende certificate ha registrato una crescita esponenziale: secondo i dati del Ministero delle Pari Opportunità, si è passati da 100 aziende certificate nel 2023 a oltre 6.800 nel 2024. Questo trend positivo dimostra un crescente interesse da parte delle imprese italiane, che riconoscono il valore strategico di un impegno concreto verso la parità di genere.

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A fare il punto della situazione è Laura Dell’Aquila, Membro del core team di InclusioneDonna, intervenuta lo scorso 12 marzo alla Casa delle Tecnologie Emergenti di Roma durante un panel dal titolo “Parità di genere nei luoghi di lavoro: a che punto siamo? Gli strumenti a disposizione delle aziende per ridurre il gender gap”, organizzato dalla consulente del lavoro e divulgatrice Elisa Lupo in collaborazione con la Rome Future Week.

InclusioneDonna, network che riunisce oltre 70 associazioni ed esperti del settore, ha avuto un ruolo determinante nella definizione delle politiche di certificazione. Il gruppo ha contribuito attivamente alla redazione della prassi UNI PDR 125 e ha collaborato con le istituzioni attraverso audizioni parlamentari e colloqui con i ministeri competenti. Oggi continua il suo lavoro monitorando l’effettiva applicazione delle linee guida, con l’obiettivo di garantire che la certificazione porti a un cambiamento reale all’interno delle aziende italiane e non si riduca a una mera formalità burocratica.

Cresce il numero aziende certificate

Il numero di aziende che hanno intrapreso il percorso di certificazione della la parità di genere è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Come sottolineato da Laura Dell’Aquila, «un anno fa le aziende certificate erano appena un centinaio, mentre oggi superano le 6.800. Questo dimostra come l’attenzione nei confronti della parità di genere sia cresciuta rapidamente, ma al tempo stesso evidenzia quanto ancora ci sia da fare per coinvolgere una platea più ampia di imprese».

Il sostegno finanziario per la certificazione della parità di genere

Uno degli aspetti chiave che ha reso la certificazione per la parità di genere particolarmente attrattiva per le aziende è il sostegno economico messo a disposizione dal PNRR; sono stati stanziati complessivamente 8 milioni di euro per l’erogazione di voucher destinati alle piccole e medie imprese che vogliono ottenere la certificazione.

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«Ad oggi, sono stati aperti due bandi: il primo, con una dotazione iniziale di 4 milioni di euro, è stato rapidamente esaurito e successivamente rifinanziato con ulteriori 1,5 milioni. Il secondo, attivo da marzo ad aprile 2025, mette a disposizione altri 2,5 milioni di euro». Le aziende interessate possono presentare domanda attraverso il portale di Unioncamere, ma devono agire tempestivamente, poiché i fondi sono ad esaurimento.

Certificazione parità di genere: i vantaggi economici e reputazionali per le imprese

Oltre all’importante valore etico e sociale, la certificazione di parità di genere offre diversi benefici economici e reputazionali. Le aziende certificate possono, infatti, beneficiare di:

  • Sgravi contributivi: una riduzione dell’1% sui contributi previdenziali, fino a un massimo di 50mila euro;
  • Premialità negli appalti pubblici: un aumento dei punteggi nelle gare d’appalto e una riduzione del 20% sulle garanzie richieste;
  • Miglioramento dell’immagine aziendale: l’adesione a standard di parità di genere contribuisce a rafforzare la reputazione dell’impresa sia tra i consumatori sia tra i partner commerciali.

La strada da percorrere è ancora lunga

Nonostante i progressi evidenti, a fronte di circa 4 milioni di organizzazioni presenti in Italia, di cui il 90% con meno di 10 dipendenti, la strada per una diffusione capillare della certificazione è ancora lunga. Tuttavia, l’incremento registrato nell’ultimo anno è un segnale positivo che evidenzia l’interesse del mondo imprenditoriale per questa iniziativa.

Secondo Laura Dell’Aquila, «la prossima sfida sarà monitorare l’effettiva implementazione delle linee guida UNI PDR 125 e verificare che le aziende non vedano la certificazione solo come un’opportunità di ottenere incentivi economici, ma come un impegno concreto verso l’equilibrio di genere. L’auspicio è che il numero di aziende certificate continui a crescere e che le politiche per la parità di genere diventino parte integrante della cultura aziendale italiana».



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