Rinnovabili e fondi ESG volano nonostante il ciclone Trump. Parte impianto Hera fibra carbonio rigenerata per auto


Le rinnovabili continuano ad attrarre grandi capitali in Borsa e i campioni nazionali volano. Il ciclone Trump non colpisce i fondi ESG: raggiunti 3,2.000 miliardi. Parte impianto Hera per riciclo e riuso fibra carbonio. La rassegna Energia

I titoli delle rinnovabili continuano a fare gola ai grandi capitali nonostante il ciclone Trump. I campioni europei dell’energia non cedono terreno: E.ON fa registrare +14 e Enel nel 2025 ha superato le attese degli analisti riguardo i conti del 2024. Tra i titoli con performance più rilevanti nel medio-lungo periodo, in particolare, spiccano A2A (+45,6% negli ultimi tre anni) ed Iberdrola (43,7% nello stesso periodo). Anche i fondi sostenibili resistono alla rivoluzione di Trump. Infatti, nel 2024 gli investimenti in fondi ESG hanno raggiunto 3,2.000 miliardi di dollari, +8% rispetto al 2024. Cala l’incidenza degli Usa (dal 15 all’11%), mentre l’Europa fa la parte del leone, con l’84% della raccolta globale. Al via il primo impianto europeo per la rigenerazione della fibra di carbonio su scala industriale a Imola. Un’infrastruttura che fornirà materiale per diversi settori industriali, primo fra tutti l’automotive. “Investire in infrastrutture circolari di questo tipo significa aumentare la resilienza delle filiere produttive, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche e, al contempo, creare valore attraverso modelli di business sostenibili”, spiega Orazio Iacono, amministratore delegato del gruppo Hera. La rassegna Energia.

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LE AZIONI DELLE RINNOVABILI RESISTONO ALLA CRISI

“Donald Trump cambia il clima. Ma i titoli delle rinnovabili continuano a stare al centro della scena finanziaria, dimostrando che il processo è più avviato di quanto la narrazione attuale della politica possa far credere. Il primo passo è stato l’annuncio dell’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. A seguire nel mirino è finita l’Unione europea: se non bilancerà il deficit commerciale con l’acquisto di petrolio e gas americani, scatteranno nuovi dazi sui prodotti europei. Abbastanza per gettare nel panico l’industria delle rinnovabili che in Europa ha il proprio Eldorado: con il Green Deal 600 miliardi di euro di investimenti per portare il Vecchio Continente ad essere il primo a impatto clima zero entro il 2050. (…) In evidenza i campioni nazionali: E.ON, Engie grazie alla solidità dei loro piani di sviluppo green, e alla recente ottima performance azionaria: +14% nel 2025 per l’utility tedesca che vanta un rendimento del dividendo del 4,1%, mentre Engie si distingue per una cedola dell’8,7%, tra le più elevate del settore, grazie da un forte impegno nello sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Spazio anche per Enel, intorno alla parità da inizio anno, ma che ha battuto le attese degli analisti sui conti 2024. (…) le energie rinnovabili continuano ad attrarre capitali. Tra i titoli con performance più rilevanti nel medio-lungo periodo, spiccano A2A, che ha guadagnato il 45,6% negli ultimi tre anni, ed Iberdrola, in rialzo del 43,7% nello stesso periodo. Al contrario, aziende come Vestas Wind Systems ed Erg hanno registrato performance più deboli rispettivamente del -51,7% e -40,8% negli ultimi tre anni, segnalando un contesto più selettivo all’interno del settore. Sul fronte interno, Enel e A2A sono le protagoniste del settore dell’energia. Sulla società guidata da Flavio Cattaneo, Intesa Sanpaolo ha recentemente confermato il rating buy, con un target price di 8,1 euro, dopo la diffusione dei risultati di bilancio. A2A, invece, continua a beneficiare della spinta verso la sostenibilità e degli investimenti in economia circolare, con un dividendo del 4,3% e una performance con segno positivo nel 2025″, si legge su L’Economia de Il Corriere della Sera.

“Gli analisti si aspettano «un outlook 2025 costruttivo» per A2A. Anche Erg, resta una realtà di primo piano per la transizione verde in Italia ma soffre più di altri la congiuntura. Mediobanca Research ha recentemente limato il target price a 21 euro, da 24 euro, confermando il giudizio neutral. Gli analisti hanno ridotto le stime di profitto in media del 10% l’anno e faticano ad «anticipare catalizzatori rilevanti per il prezzo del titolo nei prossimi trimestri».
Le minacce di Trump fanno poca paura alle società più esposte alle infrastrutture. (…) Se da un lato il supporto normativo e gli investimenti pubblici favoriscono il settore, dall’altro le società attive nelle rinnovabili devono affrontare diverse sfide. Con la Ue determinata a rispettare i suoi obiettivi climatici, le aziende più solide e innovative potrebbero quindi beneficiare di un contesto favorevole anche in presenza di maggiore volatilità”, continua il giornale.

ENERGIA, IACONO (HERA): “FIBRA CARBONIO RIGENERATA CON NUOVO IMPIANTO”

“Il primo impianto europeo per la rigenerazione della fibra di carbonio su scala industriale è partito a Imola, nella Motor Valley, grazie a un procedimento all’avanguardia sviluppato dal gruppo Hera. Il risultato è una fibra rigenerata che per leggerezza e resistenza è pari a quella vergine, e quindi pronta per essere utilizzata in diversi settori industriali, sempre più interessati a un materiale che anche l’Unione Europea considera strategico: dall’automotive all’aerospaziale, dalla nautica all’arredo, fino al tessile e alla moda. L’impianto produrrà 160 tonnellate di fibra di carbonio riciclata all’anno, risparmiando il 75 per cento di energia rispetto alla fibra vergine. (…) «Investire in infrastrutture circolari di questo tipo significa aumentare la resilienza delle filiere produttive, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche e, al contempo, creare valore attraverso modelli di business sostenibili — sottolinea Orazio Iacono, amministratore delegato del gruppo Hera —. Con oltre cento impianti all’avanguardia e 5 nuove strutture in corso di realizzazione, abbiamo consolidato nel tempo la più grande e moderna piattaforma impiantistica del Paese per il trattamento e recupero di materia, rafforzando il nostro ruolo di operatore di riferimento nel settore e di motore dell’economia circolare in Italia». (…) L’obiettivo del piano è uno sviluppo industriale sostenibile e un incremento di resilienza delle infrastrutture del gruppo, puntando a un margine operativo lordo di 1,7 miliardi di euro nel 2028 (è stimato di oltre 1,55 miliardi nel 2024). Il focus del piano è sullo sviluppo sostenibile di tutto l’ecosistema territoriale, con una costante crescita del margine operativo lordo a valore condiviso, pari a oltre 1,1 miliardi di euro nel 2028 (66% del margine complessivo). Il valore economico distribuito nei cinque anni di piano è stimato a 10,8 miliardi, con gli investimenti dedicati alla transizione green a circa tre miliardi di euro complessivi”, si legge su L’Economia de Il Corriere della Sera.

“L’impianto di Imola è un tipico esempio dell’impegno di Hera a favore della transizione ecologica e del territorio. «Nel suo genere FIB3R è il primo impianto in Europa per il riciclo della fibra di carbonio, con l’obiettivo di promuovere filiere corte e circolari, in linea con la nostra strategia di rendere i nostri territori più competitivi e resilienti», ribadisce Iacono. (…) crea anche nuove opportunità di mercato in settori strategici dell’industria». Il progetto è iniziato sperimentando il processo di recupero delle fibre di carbonio in collaborazione con il dipartimento di Chimica Industriale dell’Università di Bologna e con il partner tecnologico Curti Costruzioni Meccaniche, azienda del ravennate leader nella produzione di macchine automatiche per applicazioni industriali”, continua il giornale.

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ENERGIA, I FONDI ESG RAGGIUNGONO 3,2.000 MILIARDI

“La finanza sostenibile non solo resiste, ma malgrado i venti contrari che soffiano da più parti, a cominciare dagli Stati Uniti della presidenza Trump, trova il modo di ritoccare il proprio record. Nel 2024, infatti, i fondi sostenibili hanno raggiunto i 3,2 mila miliardi di dollari masse gestite, un dato che significa un incremento dell’8% rispetto al 2023 e un +400% rispetto al 2018. L’Europa fa ancora di più la parte del leone, registrando l’84% della raccolta globale, mentre l’incidenza degli Usa passa dal 15% all’11%. A dirlo è il report «Prospettive per il 2025» del Forum della Finanza Sostenibile, associazione senza scopo di lucro nata nel 2001, che ha l’obiettivo di promuovere l’inclusione dei criteri ambientali, sociali e di governance nelle politiche e nei processi di investimento, e che nel 2024 ha visto incrementare la propria base con l’ingresso di 20 nuovi soci, per un totale di 173. «La transizione non deve fermarsi, anche perché i fondi sostenibili performano in modo uguale o superiore rispetto a quelli tradizionali (fonte: Ftse Russell) — dichiara Francesco Bicciato, direttore generale del Forum (…) l’Unione europea, che deve semplificare le norme per agevolare questi investimenti e metterci in una posizione di vantaggio competitivo rispetto a chi queste regole non le ha». Una semplificazione che dovrebbe arrivare dal pacchetto Omnibus, con il quale l’Ue ha annunciato di rivedere le normative in materia di finanza verde e sostenibilità, mantenendo però gli scopi alla base del Green Deal europeo. «Il pacchetto Omnibus, annunciato a novembre 2024, ha l’obiettivo di ridurre del 25% il carico amministrativo per le imprese e del 35% per le Pmi — spiega Alessandro Asmundo, senior policy officer del Forum per la Finanza Sostenibile —. I principali obiettivi di sostenibilità dovrebbero essere confermati, siamo d’accordo che c’è bisogno di un miglioramento e di una semplificazione, ma senza mettere in discussione le basi delle normative»”, si legge su L’Economia de Il Corriere della Sera.

“(…) «Abbiamo un’opportunità unica, a maggior ragione con l’elezione di Trump, di diventare leader nella transizione dell’energia: più della metà del numero di brevetti per l’economia green è europea — dice —. I problemi dell’Europa di solito risiedono nella costruzione di aziende leader intorno a questi brevetti, e anche la costruzione di un mercato unico europeo, come sottolineato da Mario Draghi. Se non lo facciamo ora non verremo superati solo dalla Cina o dagli Stati Uniti, ma anche dai Brics, perché Paesi come India e Brasile”, continua il giornale.



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