21 Marzo 2025
Appalti pubblici Toscana, crescita nel 2024 ma la spinta del Pnrr cala


La spinta propulsiva del Pnrr va spegnendosi lentamente, ma comunque gli appalti pubblici sopra i 40mila euro in Toscana nel 2024 hanno raggiunto un importo totale di 8,5 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 8,3 miliardi del 2023, un volume di risorse intorno al 15% del Pil ed al 30% della spesa pubblica. Il dato è stato reso noto in occasione della presentazione del Rapporto 2024 sugli appalti pubblici in Toscana, curato dall’Osservatorio contratti pubblici della Regione e da Irpet.

Cresce la dimensione media delle procedure

“Dai dati che che possiamo osservare – ha spiegato Giuseppe Gori, ricercatore Irpet – anche grazie al contributo della Regione Toscana, che fa un censimento molto accurato dei progetti Pnrr, sul fronte degli appalti pubblici sembrerebbe in parte esaurita la spinta del Pnrr che ha avuto la maggiore espressione nel 2022-2023 in ambito comunale. C’è da aspettarsi una coda consistente, ma non così consistente, e in particolare subentrerà a questo punto forse l’apporto dei fondi strutturali della nuova programmazione”.

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L’analisi registra una dinamica positiva del settore dei servizi (+5%) e delle forniture (+4%) mentre resta invariato rispetto al 2023 l’importo complessivo dei lavori pubblici (3,7 miliardi). Si registra invece una riduzione dell’attività amministrativa, rappresentata dal numero delle procedure avviate (-8%, contro il +0,2% nazionale), a significare per la Toscana un incremento della dimensione media delle procedure avviate.

Più lavori pubblici alle Pmi toscane

Nel 2024, in Toscana, oltre il 60% dei lavori pubblici (era il 19% nel 2016) è stato affidato senza ricorrere a una procedura negoziale o aperta. Nel 2024 le imprese toscane trattengono una quota di mercato regionale dei lavori pubblici pari a circa il 70% del numero e il 45% dell’importo; l’anno registra anche un aumento della quota di lavori pubblici toscani affidati a Pmi regionali, che arriva al 68% del numero e al 40% del valore complessivo, dato superiore a quello riscontrato per la media delle restanti regioni italiane.

“C’è un sensibile innalzamento dell’impegno delle Pmi – ha affermato Stefano Ciuoffo, assessore regionale con deleghe agli appalti e attività contrattuale -, con un ritorno alla presenza e al protagonismo delle imprese locali: l’aver innalzato la soglia minima dell’appalto ad una cifra che dà maggiore discrezionalità nell’affidamento fa sì che si contattino con più facilità imprese del territorio. Troviamo un riscontro positivo anche nei tempi di formazione e aggiudicazione delle gare, con una maggiore efficacia della pubblica amministrazione e con una qualificazione puntuale delle stazioni appaltanti”.

Emerge poi, secondo Gori, “un incremento dell’utilizzo delle stazioni appaltanti intercomunali, quindi dell’aggregazione di Comuni, delle comunità montane e delle unioni di Comuni, e sostanzialmente un contributo preponderante delle società a partecipazione pubblica, dei concessionari di reti e infrastrutture, e una diminuzione dell’apporto dei Comuni”.

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“La transizione green può sostituire gli appalti Pnrr”

“Il 2024 ha vissuto come volano del 2023, è chiaro che gli appalti del Pnrr stanno scemando, su questo non c’è dubbio, e siamo un po’ preoccupati per il futuro”, ha affermato a sua volta Rossano Massai, presidente di Ance Toscana, secondo cui “l’unico settore che può in qualche modo sostituire questi appalti – ha proseguito – potrebbe essere quello privato se si riparla delle case green, della transizione ecologica, e quindi di un programma serio sostenibile tra pubblico e privato per trasformare le nostre città con rigenerazioni urbane e partenariato pubblico-privato”.

A giudizio di Massai “se guardiamo il Pnrr” fino al 2023 “la maggior parte degli appalti l’hanno fatti i Comuni, che avevano dei progetti nel cassetto, li hanno tirati fuori e sono stati pronti ad acquisire questi finanziamenti: erano appalti delle dimensioni adeguate per le nostre imprese, quindi c’è stato un 80% di appalti che sono andati a imprese del territorio, a piccole e medie imprese. Quindi questo è stato un fatto esclusivamente positivo. Adesso, ovviamente, sono rimasti i grandi lavori, e lì le nostre imprese hanno possibilità eventualmente in subappalto. Il grande subappalto che viene demonizzato da tutti, invece dovrebbe essere oggetto di riflessione, perché molte delle nostre imprese piccole in futuro potranno lavorare all’interno del loro territorio in subappalto”.





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