20 Marzo 2025
Schivardi (Luiss): “Stellantis speso 25 miliardi R&S da 2004”. Ok offerta Baku Steel per Ilva. Giallo infrastrutture energia in Ucraina


Schivardi (Luiss): “Stellantis ha speso 25 miliardi R&S da 2004”. Ok dei commissari all’offerta di Baku Steel per l’ex Ilva. Trump chiama Zelensky, prove di pace ma rimane il giallo delle infrastrutture energetiche in Ucraina. La rassegna Energia

“Dal 2024 Stellantis ha speso 25,3 miliardi in ricerca e sviluppo”, a fronte di 334,7 milioni di sussidi. A dirlo è Fabiano Schivardi, il professore della Luiss Guido Carli che ha analizzato il rapporto tra Stellantis e Stato italiano negli ultimi vent’anni dal punto di vista economico. “Il valore della produzione di Stellantis è stato di 668 miliardi. Si deve aggiungere l’effetto indiretto che è stato di 694 miliardi. L’effetto indotto è di 324 miliardi”, ha detto il professore a La Repubblica. Via libera dei commissari all’offerta di Baku Steel per l’ex Ilva. Ieri i tre commissari hanno approvato la proposta di schema industriale avanzata dagli azeri, passando alla seconda fase della procedura di valutazione. Il piano prevede un altoforno, a cui si aggiungeranno due forni elettrici, che in futuro diventeranno tre, sostituendo il primo. Trump parla con Zelensky per raffreddare la situazione dopo la tregua parziale saltata. Il tycoon ha definito il colloquio “fantastico” e “con diversi elementi inaspettati”. Rimane però il giallo sulle infrastrutture di energia. Nel comunicato diffuso ieri dall’amministrazione Trump si parla di «energia e infrastrutture», in quello russo la congiunzione non c’è, Zelensky aggiunge la parola “civili”. La rassegna Energia.

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SCHIVARDI (LUISS): “DAL 2004 STELLANTIS HA INVESTITO 25 MILIARDI IN RICERCA E SVILUPPO, 1 MILIARDO DALLO STATO”

“Le quote, rispettivamente 3,8% e 0,88% della spesa, sono molto basse rispetto alla letteratura economica». Fabiano Schivardi è il professore della Luiss Guido Carli che ha analizzato la contabilità del dare e dell’avere, negli ultimi venti anni, tra il gruppo Fiat-Fca, oggi Stellantis, e lo Stato italiano. Cifre che sono state sottolineate da Elkann durante l’audizione in Parlamento. (…) «In venti anni, a fronte di 25,3 miliardi in ricerca e sviluppo, Stellantis ha ricevuto contributi complessivi pari a 966 milioni, che hanno coperto il 3,8% della spesa totale. I sussidi agli investimenti, che nel periodo considerato ammontavano in media a 17,7 milioni di euro all’anno, sono diminuiti fino ad azzerarsi a partire dal 2020. Il valore complessivo è stato di 334,7 milioni. Dal 2014, anno in cui diventano disponibili i dati sulla spesa in conto capitale, Stellantis ha investito 14 miliardi di euro, ricevendo sussidi per 123,1 milioni, pari allo 0,88% del totale». (…) «Il valore della produzione di Stellantis è stato di 668 miliardi. Si deve aggiungere l’effetto indiretto che è stato di 694 miliardi. L’effetto indotto è di 324 miliardi. Il prodotto totale riconducibile all’attività di Stellantis è di 1.686 miliardi”, si legge su La Repubblica.

“«I sussidi in ricerca e sviluppo oppure i contributi per gli investimenti non possono essere considerati solo degli aiuti alle imprese. Vengono utilizzati per alzare il livello della ricerca privata oppure per orientare attività e sviluppo in zone più disagiate, come alcune aree del Mezzogiorno». (…) l’azienda ha preso di più di quanto ha versato. Corrisponde all’1,4% del valore complessivo degli stipendi pagati da Stellantis. Si tratta di un sussidio che non va all’impresa, ma ai lavoratori”, continua il giornale.

ENERGIA, OK DEI COMMISSARI ALL’OFFERTA DI BAKU STEEL PER ILVA

“Rilancio dell’ex Ilva, via libera dei commissari all’offerta azera. Via libera dei commissari dell’ex Ilva al consorzio azero. Adesso toccherà al governo Meloni porre il sigillo definitivo. Ieri giornata lunga e complessa, come si addice a una vicenda che non è stata mai semplice e lineare. Nel corso della giornata i tre commissari – Davide Tabarelli, Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori – hanno ultimato il lavoro di sintesi e di avvio della seconda fase della procedura insieme ai consulenti di Boston Consulting Group. Non un passaggio formale, ma sostanziale, perché i tre commissari hanno dovuto estrarre, dalla proposta del consorzio che ha in Baku Steel il suo pivot industriale e il governo dell’Azerbaijan il suo regista strategico, gli elementi essenziali da sottoporre al ministro dell’Industria e del made in Italy Adolfo Urso, incontrato ieri pomeriggio. A questo punto, si attende un pronunciamento definitivo del governo e nei prossimi giorni dovrebbe esserci un passaggio tra ministero delle Imprese e del made in Italy e Palazzo Chigi. (…) Nella proposta di Baku, l’atterraggio a regime per gli occupati effettivi è intorno ai 7mila addetti. In particolare, nello schema industriale prospettato, è previsto soltanto un altoforno, a cui appaiare due forni elettrici. Con la prospettiva di una chiusura sul medio termine del primo e un incremento dei secondi, che dovrebbero salire a tre. Si profila, quindi, una mini Ilva, rispetto agli oltre 10mila addetti che hanno caratterizzato i quindici anni di gestione privata della famiglia Riva. In quel periodo, si arrivò a produrre 12 milioni di tonnellate all’anno. Adesso, anche per il vincolo della legislazione ambientale, il punto di caduta è a sei milioni di tonnellate”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“E servirà un accordo firmato sul problema del numero finale di dipendenti. (…) il governo Meloni dovrà capire bene il tema della finanza di impresa. Il consorzio azero è, appunto, espressione di un governo che ha mostrato, dopo la caduta del Muro di Berlino, tutta la sua abilità a muoversi fra Mosca e Londra, fra le democrature e i mercati globali a matrice occidentale. La richiesta di una partecipazione di Invitalia con una quota di minoranza – all’inizio si parlava del 25%, poi scesa al 10%, per un valore di 50 milioni di euro di capitale di rischio – sembra coerente con una operazione G to G, Governo con Governo. Soprattutto perché lo Stato azero dispone della forza finanziaria ed energetica del gas e del petrolio della Socar, la compagnia pubblica che di fatto si muove come un fondo sovrano. (…) Nel senso che – a fronte degli 1,1 miliardi di euro di valutazione della società – il consorzio azero è disponibile a riconoscere mezzo miliardo di magazzino e pagare altri 600 milioni di euro. Il nodo è rappresentato dalla ulteriore richiesta – di cui il governo deve cogliere bene la qualità e l’entità – di mezzo miliardo di euro circa di soldi pubblici italiani, di cui non è chiaro – almeno finora – la qualità e la funzione”, continua il giornale.

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TRUMP PARLA CON ZELENSKY, GIALLO INFRASTRUTTURE ENERGIA

“«In effetti è andata bene», è la replica che giunge da Kiev a chi chiede conto della telefonata fra Zelensky e Trump, quasi un’ora di colloquio, conferma la Casa Bianca, in cui il presidente Usa ha spiegato i contenuti della chiacchierata del giorno prima con Putin. La diplomazia riparte, domenica gli americani guidati dal segretario di Stato Marco Rubio e da Mike Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, vedranno le controparti russe a Riad, in Arabia Saudita. Là inoltre potrebbe esserci l’incontro fra Putin e Trump: dietro le quinte si sta lavorando a un vertice che potrebbe avvenire entro pochissime settimane. Waltz ha già sentito l’omologo Ushakov. (…) Il comunicato a firma Waltz e Rubio con cui ieri all’ora di pranzo l’Amministrazione Trump ha rendicontato il colloquio con Zelensky – definito «fantastico» – contiene diversi elementi inaspettati. Anzitutto la disponibilità statunitense di cercare batterie di missili Patriot in Europa. Zelensky ha chiesto espressamente al presidente sistemi di difesa per proteggere le città ucraine – anche l’altra notte vittime di raid – e il leader Usa si è detto disposto a fare qualcosa. Dinanzi all’elenco dei no che fra le righe del comunicato del Cremlino abbondavano, pure Trump può rivendicare un no”, si legge su La Stampa.

“A Zelensky invece Trump ha prospettato una soluzione sulla questione delle centrali di energia. Il presidente Usa ha suggerito che esperti americani potrebbero prenderne il controllo. Formulazione sotto altre spoglie delle garanzie di sicurezza che Zelensky va ripetendo da settimane. Invece sparisce dal tavolo la questione delle terre rare. Nessun comunicato ne fa cenno e Leavitt sostiene che ormai «siamo oltre». Alle richieste di precisazione se l’intesa diventata pomo della discordia e parzialmente causa dello scontro nello Studio Ovale, la portavoce ha spiegato che ormai si ragiona su un accordo per la pace più complessivo e che i negoziati sono in atto. Non ha evidenziato se lo sfruttamento dei minerali potrà rientrare in una seconda fase, ma al momento le priorità sono altre. (…) Zelensky da parte sua su X ha ringraziato Trump perché «sotto la leadership americana, una pace duratura può essere raggiunta quest’anno». Ha pure ringraziato, il passaggio è citato nel comunicato a firma Rubio-Waltz – il tycoon per essere stato il primo a dare missili Javelin (nel 2019) agli ucraini. Un «primo passo – prosegue il presidente ucraino – verso la completa conclusione del conflitto potrebbe essere la fine dei raid sulle infrastrutture energetiche e civili». E qui ha aggiunto il suo sostegno all’idea e ha dichiarato di essere pronto a implementare l’intesa. Un giallo è il riferimento alle centrali elettriche. Nel documento americano di parla di «energia e infrastrutture», in quello russo la congiunzione non c’è. Zelensky aggiunge la parola «civili». L’incongruenza è stata fatta notare ai funzionari Usa. Leavitt ha replicato seccamente: «Fa fede il nostro comunicato, è la verità». (…) Anche i russi però lamentano azioni ucraine per «distruggere le iniziative di pace». Il riferimento è a un raid su un deposito di petrolio nella regione di Krasnodar”, continua il giornale.



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