22 Marzo 2025
Dal 31 marzo tutte le aziende devono assicurarsi contro le catastrofi naturali: cosa cambia


Dal 31 marzo tutte le imprese con sede operativa in Italia dovranno stipulare una polizza assicurativa per proteggersi da terremoti, alluvioni e altre calamità naturali. L’obbligo, introdotto per limitare i costi pubblici e garantire risarcimenti più rapidi, solleva però diverse problematiche, tra costi elevati e assenza di sanzioni per chi non si adegua.

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Dal 31 marzo tutte le imprese con sede operativa in Italia dovranno stipulare una polizza assicurativa per proteggersi da terremoti, alluvioni e altre calamità naturali. L’obbligo, introdotto per limitare i costi pubblici e garantire risarcimenti più rapidi, rappresenterebbe un cambiamento significativo, ma solleva anche diverse problematiche, tra cui i costi estremamente elevati e l’assenza di sanzioni per chi non si adegua.

Un obbligo che parte tra ritardi e incertezze

La normativa si applicherebbe a tutte le aziende, indipendentemente dalla loro nazionalità, purché abbiano una sede fisica in Italia. Sono invece escluse le imprese agricole, quelle della pesca e dell’acquacoltura, per le quali la norma entrerà in vigore solo nel 2026; anche i liberi professionisti senza una sede operativa sono esonerati.

Il cambiamento sarebbe comunque significativo: oggi, infatti, solo il 5% delle imprese italiane dispone di un’assicurazione contro le catastrofi naturali, un numero che evidenzia quanto questa misura impatti sul settore produttivo. L’entrata in vigore dell’obbligo è già slittata una volta: inizialmente prevista per il 31 dicembre 2024, è stata infatti poi posticipata di tre mesi a causa della complessità della sua attuazione. Il decreto attuativo è stato pubblicato solo a fine febbraio, tra le proteste delle associazioni di categoria e delle compagnie assicurative, che hanno sottolineato la difficoltà di predisporre in poco tempo offerte adeguate. Nonostante la scadenza sia ormai vicina, molti esperti ritengono che i dettagli forniti dal decreto siano ancora insufficienti, e alcune imprese sembrano stiano chiedendo un ulteriore rinvio. Il governo, tuttavia, starebbe valutando se accogliere queste richieste o mantenere la data già fissata.

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Ad ogni modo, a parte le incertezze, uno degli aspetti più controversi della norma sarebbe l’assenza di sanzioni per chi non si adegua: se da un lato questo ridurrebbe la pressione sulle aziende, dall’altro potrebbe invece comprometterne l’efficacia, lasciando molte imprese senza copertura; non solo, chi sceglierà di non assicurarsi potrebbe subire svantaggi anche in altre forme: per esempio una difficoltà nell’accesso ai bandi pubblici, maggiori ostacoli per ottenere finanziamenti e, soprattutto, l’impossibilità di ricevere risarcimenti in caso di danni.

Un sistema costoso che punta sul sostegno pubblico

Le aziende potranno rivolgersi a qualsiasi compagnia assicurativa per ottenere la polizza, che, si ricorda, non può essere rifiutata per legge; questi contratti però sono piuttosto onerosi, le assicurazioni devono infatti coprire eventi molto diversi tra loro, dai terremoti alle inondazioni, con risarcimenti potenzialmente molto elevati. Il settore assicurativo ha dovuto quindi così adattarsi rapidamente a questa nuova esigenza, creando prodotti specifici in un tempo ristretto. Non solo, a complicare la situazione ci sarebbe anche la necessità di stabilire modalità di rimborso adeguate: oltre all’indennizzo economico, le polizze potrebbero includere servizi di assistenza, come la pulizia e il ripristino dei locali danneggiati. Un altro fattore che incide sui costi è poi anche la sostenibilità economica di queste polizze per le compagnie assicurative: a differenza degli incidenti stradali, che coinvolgono pochi soggetti alla volta, una calamità naturale può generare migliaia di richieste di rimborso contemporaneamente, mettendo a rischio la stabilità finanziaria del settore; così, per contenere i costi e garantire la tenuta del sistema, il governo ha coinvolto SACE, la società pubblica specializzata in garanzie assicurative, con l’obiettivo di rendere le polizze più accessibili e ridurre il rischio di fallimento delle compagnie in caso di eventi su larga scala.

Oltre ai costi, uno dei motivi per cui in Italia si ricorre poco alle assicurazioni contro le calamità è la convinzione che, in caso di emergenza, lo Stato interverrà per coprire i danni: l’esperienza però ha dimostrato che i fondi pubblici sono spesso insufficienti e vengono distribuiti con notevoli ritardi. Con l’aumento della frequenza di eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici, dotarsi di una copertura assicurativa potrebbe diventare non solo un obbligo di legge, ma una scelta necessaria per garantire la continuità delle attività economiche.





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