
Svelato il Libro bianco per la difesa europea con le misure volte ad aumentare la spesa militare, mettere in comune le risorse per progetti di difesa congiunti, acquistare più armi europee e creare un mercato della difesa più integrato nel blocco.
“Se l’Europa vuole evitare la guerra, l’Europa deve prepararsi alla guerra”, ha dichiarato il commissario europeo per la Difesa, Andrius Kubilius, nella conferenza stampa di ieri per presentare il documento.
Oltre al Libro bianco per la difesa europea, la Commissione ha presentato, nell’ambito del piano ReArm Europe/Readiness 2030, un pacchetto di difesa che fornisce leve finanziarie agli Stati membri dell’Ue che riprende i punti principali del piano presentato il 4 marzo dalla presidente Ursula von der Leyen, che mira a mobilitare 800 miliardi di euro per rinforzare la difesa europea.
Tre i pilasti individuati per sbloccare queste risorse: attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del patto di stabilità e crescita, programma Safe (cioè l’operazione debito Commissione per 150 miliardi per dare prestiti agli Stati) e leva sulla Banca europea per gli investimenti (Bei) per ampliare la gamma dei prestiti erogabili a progetti nel settore della difesa e della sicurezza.
Tra questi c’è inoltre la proposta del vincolo del “buy european” al 65% per gli investimenti attuati dai prestiti del programma Safe, ovvero destinati alle aziende dell’Unione europea e il resto a quelle di Paesi terzi che hanno firmato accordi di difesa con il blocco. La proposta include pertanto Ucraina e Norvegia, ma esclude Stati Uniti, Regno Unito e Turchia, a meno di accordi bilaterali.
Tutti i dettagli.
L’OBIETTIVO DEL LIBRO BIANCO SULLA DIFESA EUROPEA
Innanzitutto, il Libro bianco sul futuro della difesa europea, presentato ieri dalla Commissione Ue, delinea una serie di linee d’azione chiave per il settore, tra cui “colmare le lacune di capacità, concentrandosi sulle capacità critiche identificate dagli Stati membri”, “sostenere l’industria della difesa europea attraverso una domanda aggregata e un aumento degli appalti collaborativi”, sostenere l’Ucraina “attraverso una maggiore assistenza militare e una più profonda integrazione delle industrie della difesa europee e ucraine” e semplificare normative per il mercato della difesa, spiega il comunicato di Bruxelles.
“Non lo stiamo facendo per andare in guerra, ma per prepararci al peggio e difendere la pace in Europa”, ha spiegato in conferenza stampa l’Alto Rappresentante Ue Kaja Kallas.
“Dobbiamo vedere non solo la Russia come una minaccia, ma anche… più sviluppi geopolitici globali e dove gli americani concentreranno la loro attenzione strategica”, ha aggiunto il commissario Kubilius.
LE PAROLE DI VON DER LEYEN
“Stiamo intraprendendo un’azione decisiva, presentando una tabella di marcia per “Readiness 2030″, con un aumento della spesa per la difesa, importanti investimenti nelle capacità industriali europee della difesa. Dobbiamo comprare più europeo. Perché ciò significa rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea. Ciò significa stimolare l’innovazione. E questo significa creare un mercato a livello Ue per le attrezzature di difesa”, ha dichiarato la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen.
LO SCORPORO DELLE SPESE MILITARI
Dunque, il primo pilastro di questo programma è rappresentato dalla spesa pubblica dei Paesi membri, attraverso l’attivazione della clausola del Patto di stabilità e crescita che fornirà loro ulteriore spazio di bilancio per aumentare la loro spesa per la difesa, nell’ambito delle regole fiscali dell’Ue.
Quindi i paesi membri saranno in grado di superare il limite di spesa pubblica dell’Ue fino a un massimo dell’1,5% del Pil per le spese in difesa per un periodo di quattro anni.
Questa flessibilità di bilancio potrebbe consentire di mobilitare fino a 650 miliardi di euro, secondo le stime dell’esecutivo europeo, a cui si aggiungeranno 150 miliardi di euro di prestiti concessi agli Stati membri.
IL PROGRAMMA SAFE
Secondo pilastro è il piano della Commissione di prendere in prestito 150 miliardi di euro per prestiti ai governi dell’Ue da spendere in progetti di difesa nell’ambito del cosiddetto strumento Safe.
I fondi saranno erogati, su richiesta, agli Stati membri interessati sulla base di piani nazionali. La scadenza per richiedere prestiti è il 30 giugno 2027 e i paesi possono ricevere il denaro fino alla fine del 2030. Devono rimborsare i prestiti alla Commissione entro 45 anni.
GLI APPALTI CONGIUNTI
Nell’ambito della proposta Safe, l’Ucraina e i paesi EFTA/SEE potranno partecipare agli appalti comuni, così come sarà possibile acquistare dai loro operatori del settore, specifica il comunicato di Bruxelles.
Dunque anche Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein sono compresi dal momento che rientrano nell’EFTA; così come “i paesi aderenti, i paesi candidati e potenziali candidati, così come i paesi terzi con cui l’Unione [europea] ha stipulato un partenariato per la sicurezza e la difesa” precisa l’esecutivo.
BUY EUROPEAN
Vittoria per l’approccio “Buy European” sostenuto dalla Francia alla spesa per la difesa, commenta il Financial Times.
I produttori di armi degli Stati Uniti risultano esclusi dal massiccio nuovo piano di spesa per la difesa dell’Unione Europea, puntualizza Politico ricordando che negli ultimi anni, circa due terzi degli ordini di appalto dell’Ue sono andati a società di difesa statunitensi.
“Dobbiamo acquistare più prodotti europei. Perché ciò significa rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea”, ha affermato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen nell’annunciare il programma Readiness 2030.
I PAESI DENTRO E I PAESI FUORI
Quindi le aziende della difesa di Stati Uniti, Regno Unito e Turchia saranno escluse da una nuova spinta di finanziamenti per la difesa da 150 miliardi di euro dell’Ue. A meno che i loro paesi di origine non firmino patti di difesa e sicurezza con Bruxelles.
Il fondo pianificato per i capitali da spendere in armi sarebbe aperto solo alle aziende di difesa dell’UE e a quelle di paesi terzi che hanno firmato accordi di difesa con il blocco, secondo una proposta della Commissione europea presentata mercoledì.
LA QUESTIONE UK
Sempre il Ft sottolinea che Il Regno Unito ha fatto forti pressioni per essere incluso nell’iniziativa, in particolare dato il suo ruolo chiave in una “coalizione dei volenterosi” europea volta a rafforzare le capacità di difesa del continente. Le aziende di difesa del Regno Unito, tra cui Bae Systems e Babcock International, sono profondamente integrate nell’industria della difesa di paesi dell’Ue come Italia e Svezia.
LA SOGLIA DEL 65%
Il piano stabilisce inoltre una soglia minima per cui il 65% dei componenti ammissibili al finanziamento deve essere europeo, con tale definizione che include Ucraina e Norvegia, sottolinea Politico.
Il fondo pianificato escluderebbe i sistemi d’arma in cui un paese non Ue ha autorità di progettazione, ovvero il controllo delle sue costruzioni o del suo utilizzo. Ciò sembrerebbe coprire la maggior parte delle joint venture che producono equipaggiamento militare statunitense nell’Ue, aggiunge la testata.
AMPLIARE IL MANDATO BEI
Il terzo pilastro è la leva sul Gruppo Bei nell’ampliamento della portata dei suoi prestiti ai progetti di difesa e sicurezza, come da tempo sollecitato da alcuni stati membri.
LA CREAZIONE DI UN MERCATO COMUNE
Infine, il documento rileva che la Commissione lavorerà anche alla creazione di un mercato della difesa europeo più integrato, che consentirebbe agli stati membri di mettere in comune le risorse, ridurre al minimo i costi e aumentare la produzione.
Come ricorda Reuters, le proposte contenute nel documento richiederebbero l’approvazione dei governi nazionali del blocco e, in alcuni casi, del Parlamento europeo per diventare legge.
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