
Uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro con regole specifiche, sia per le aziende che per i professionisti. Con il via libera del Senato al DdL sull’AI, si fissano anche limiti e obblighi
L’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro deve essere trasparente, oltre che sicuro e affidabile.
Per le aziende che scelgono di integrare algoritmi intelligenti nell’organizzazione lavorativa è necessario darne apposita comunicazione ai lavoratori.
Anche i professionisti che si avvalgono dell’intelligenza artificiale per le proprie prestazioni dovranno darne specifica comunicazione al cliente.
Queste alcune delle regole previste dal DdL sull’Intelligenza Artificiale, approvato in Senato il 20 marzo 2025 e che passa ora all’esame della Camera.
Intelligenza artificiale in azienda: le regole per i datori di lavoro nel DdL AI
Presentato il 20 maggio 2024, il DdL contenente disposizioni e deleghe al Governo in materia di Intelligenza Artificiale ha incassato quasi un anno dopo, il 20 marzo 2025, il primo via libera da parte del Senato.
L’obiettivo del disegno di legge, che passa ora all’esame della Camera, è fissare una “cornice” per l’uso dell’IA in diversi ambiti, dalla Pubblica Amministrazione, alla Giustizia, fino alla Sanità.
Se sul fronte dell’uso in ambito “pubblico” si tratta di norme che anticipano l’ingresso dell’intelligenza artificiale come strumento di supporto al lavoro umano, così non si può dire sul fronte privato.
L’uso dell’IA nel mondo del lavoro è già una realtà in molti settori e il DdL detta ex post i criteri generali da seguire, con il fine di fare delle nuove tecnologie uno strumento a supporto dei lavoratori, nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone e secondo una logica antropocentrica.
Queste le finalità generali da perseguire anche sul fronte dell’uso dell’IA in materia di lavoro. L’Intelligenza Artificiale potrà essere impiegata in ambito lavorativo per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psico-fisica delle persone, accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività.
L’articolo 11 del DdL prevede, in ogni caso, che le aziende che scelgono di avvalersi di sistemi di IA per l’organizzazione del lavoro dovranno darne apposita comunicazione al lavoratore, secondo le modalità già adottate nel caso di utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati.
Sicurezza, affidabilità e trasparenza sono i criteri generali da seguire e, in ogni caso, l’IA applicata al lavoro dovrà garantire la dignità umana e rispettare i diritti in materia di privacy.
Uso dell’Intelligenza Artificiale, un Osservatorio al Ministero del Lavoro
Se quindi l’Intelligenza Artificiale è un’opportunità per tutti, è necessario saperne governare le potenzialità e mitigarne i rischi.
Il Ministero del Lavoro sarà chiamato a monitorarne l’utilizzo, mediante l’istituzione di un Osservatorio sull’adozione dei sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro.
All’Osservatorio spetterà il compito di definire una strategia per l’utilizzo dell’IA in ambito lavorativo e valutarne l’impatto. Sarà inoltre impegnato nella promozione della formazione di lavoratori e aziende.
Intelligenza Artificiale per i professionisti, utilizzo da comunicare al cliente
Il DdL approvato in Senato regolamenta anche l’uso dell’IA in materia di professioni intellettuali.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 12, la possibilità di avvalersi delle nuove e più evolute tecnologie è finalizzato al solo esercizio delle attività strumentali e di supporto all’attività professionale e con prevalenza di lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera.
A tutela del rapporto fiduciario tra professionista e cliente, l’uso dell’IA per lo svolgimento della prestazione concordata dovrà essere trasparente. Sarà necessario comunicare le informazioni sui sistemi di IA utilizzati, con un linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo.
Come evidenziato dal dossier disponibile sul portale del Senato, il pensiero critico umano deve in ogni caso risultare sempre prevalente, non tanto dal punto di vista quantitativo quanto qualitativo.
Insomma, l’IA come alleata del ragionamento umano, e non come sostituta. Uno strumento che può supportare i professionisti ma che non deve mai mettere in secondo piano il lavoro intellettuale fatto di carta, penna e studio.
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