
Da qualche giorno si parla dei risultati dell’indagine
conoscitiva della VIII Commissione Ambiente della Camera dei
Deputati sull’impatto degli incentivi
edilizi sulle politiche di sostenibilità ed
efficientamento energetico in Italia.
Sebbene l’attuale contesto normativo rimanga incerto e
instabile, il documento rappresenta un punto di riferimento
autorevole per fare un bilancio serio e tecnicamente fondato
sul ruolo delle agevolazioni fiscali – Superbonus in primis –
rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza del nostro
patrimonio immobiliare.
Incentivi fiscali in edilizia: come agire su un patrimonio
inefficiente e obsoleto
Nell’indagine si riportano i dati del Piano Nazionale
Integrato Energia e Clima (PNIEC 2024), mettendo in
evidenza come oltre il 55% delle abitazioni
italiane rientri ancora nelle classi energetiche F
e G.
Un patrimonio edilizio poco efficiente, che contribuisce per il
44% ai consumi energetici nazionali e a una quota
rilevante delle emissioni di CO₂. È chiaro quindi
che nel settore residenziale è necessario uno sforzo teso al
raggiungimento degli obiettivi europei, con una riduzione del 43,7%
di emissioni al 2030 per i settori non ETS (Effort Sharing
Regulation).
Il ruolo del Superbonus: strumento potente, ma non
sostenibile
Introdotto nel 2020, il Superbonus
110% ha rivoluzionato il settore delle agevolazioni
fiscali, sia per la generosità dell’aliquota che per la possibilità
di utilizzare le opzioni alternative alle detrazioni dirette,
ovvero lo sconto in fattura e la cessione del
credito. Tuttavia, l’assenza
di pianificazione a medio-lungo
termine ha trasformato quello che poteva essere
un meccanismo strutturale in una misura
emergenziale, con effetti inflattivi sul settore
edilizio e un impatto finanziario difficile da
sostenere per i conti pubblici.
Questi gli elementi chiave per comprendere la portata del
Superbonus:
- ha favorito la transizione energetica,
incentivando interventi di efficientamento
come isolamento termico, fotovoltaico e pompe di
calore, con impatti positivi su emissioni e
consumi. - gli incentivi sono stati poco inclusivi,
favorendo principalmente chi aveva maggiore capacità
economica e lasciando indietro
le famiglie in povertà energetica. - Mancanza di una visione di lungo periodo: il
sistema di agevolazioni è stato vissuto come un insieme di misure
estemporanee, anziché come un piano strutturale, ad
esempio con un orizzonte temporale di dieci anni; - Effetti economici rilevanti: il settore
edilizio ha beneficiato di una forte crescita
occupazionale, ma l’assenza di meccanismi di
contenimento dei costi ha causato distorsioni nel
mercato. - Complessità burocratica e normativa: la
frammentazione della disciplina ha generato incertezza
e difficoltà di accesso, anche a causa delle continue
modifiche legislative.
Secondo quanto evidenziato dall’indagine della Commissione,
sebbene il Superbonus abbia avuto un impatto positivo
sulla transizione energetica, ha anche contribuito a
generare:
- disparità territoriali, con una distribuzione
degli incentivi sbilanciata a favore delle aree più ricche; - effetti distorsivi sul mercato, con un aumento
dei costi dei materiali e della manodopera; - un sistema di accesso complesso, che ha
penalizzato le fasce economicamente più vulnerabili.
Verso una riforma strutturale e coerente del sistema di
incentivi
Sulla base di questi presupposti, la Commissione Ambiente
propone una revisione organica degli incentivi
edilizi, basata su tre direttrici principali:
- modulare le agevolazioni in base
all’efficienza energetica raggiunta, premiando gli interventi
strutturali rispetto a quelli con minore impatto; - assicurare una durata di almeno dieci
anni per garantire stabilità agli operatori e
favorire una pianificazione efficace; - introdurre strumenti finanziari di supporto,
come prestiti agevolati e garanzie pubbliche,
per evitare che solo chi ha liquidità possa accedere agli
incentivi.
Lampante in questi anni è stata la frammentarietà della
normativa, insieme alla sua continua evoluzione. Ne è
derivata un’oggettiva difficoltà di interpretazione e di
applicazione da parte degli addetti ai lavori: proprio per questo
motivo, numerosi stakeholders, tra cui ANCE,
propongono la creazione di un Testo Unico che
accorpi e semplifichi le normative sugli incentivi e una revisione
complessiva del sistema di aliquote.
Le proposte della Commissione
L’indagine conoscitiva della Camera ribadisce la necessità di
un sistema di incentivi più stabile, equo e
sostenibile, per la riqualificazione dell’edilizia privata
e pubblica, che dovrebbero operare in una logica di maggiore
sinergia con gli obiettivi ambientali sempre più ambiziosi.
Le azioni da mettere in campo dovranno essere comunque
improntate a una certa gradualità e programmate in un orizzonte
temporale ampio tenendo comunque conto delle peculiarità del
patrimonio immobiliare nazionale.
Undici i punti in cui si sintetizzano le considerazioni, in
prospettiva di una revisione complessiva degli incentivi in materia
edilizia:
- stabilità del sistema di incentivi, con un
quadro normativo stabile per evitare distorsioni sui prezzi,
garantire sostenibilità nel tempo e tutelare cittadini e
imprese; - razionalizzazione delle
agevolazioni, semplificando i meccanismi di
incentivazione, evitando sovrapposizioni tra diversi regimi di
sostegno e distinguendo tra spese effettivamente incentivabili e
quelle che verrebbero comunque sostenute; - semplificazione normativa e procedurale,
attraverso la redazione di un Testo Unico sugli
incentivi ridurrebbe la frammentazione normativa e
semplificherebbe gli adempimenti per i cittadini, velocizzando le
procedure. - aliquote e meccanismi di finanziamento più
equi tenendo conto di condizioni quali povertà
energetica, capienza o incapienza fiscale, efficienza energetica
dell’edificio e risparmio generato; - focus sugli obiettivi climatici, con una
maggiore attenzione alla
decarbonizzazione, al risparmio
energetico e alla promozione delle energie
rinnovabili, con criteri basati sulle emissioni
risparmiate per metro quadro; - interventi su larga scala,
favorendo incentivi per progetti su condomini e
tessuti urbani, per massimizzare l’impatto ambientale e
sociale, anche tramite CER, impianti FER domestici, interventi di
rigenerazione urbana - promozione di tecnologie innovative e materiali
ecosostenibili, valutandone prestazioni e riciclabilità
per garantire interventi di maggiore durata ed
efficienza; - valorizzare le detrazioni per la riduzione del rischio
sismico, integrandole con gli incentivi per l’efficienza
energetica e condizionandole a verifiche strutturali; - dare priorità alla riqualificazione dell’edilizia
pubblica e sociale, con revisione del conto
termico e monitoraggio degli strumenti del
PNRR per migliorarne l’efficacia; - incentivare la qualificazione delle imprese
edilizie per garantire trasparenza, affidabilità e
sicurezza, migliorando la qualità dei lavori e favorendo
la concorrenza equa; - introdurre un controllo sistematico da parte
delle Commissioni parlamentari per verificare l’efficacia degli
incentivi e ottimizzare la spesa pubblica, in linea con il
PNIEC.
Non interventi sporadici, quindi,
ma una strategia chiara e a lungo termine,
capace di coniugare efficienza energetica,
sostenibilità e inclusione sociale.
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