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30 Marzo 2025
Acconti Irpef 2025: i correttivi del governo


  • I centri di assistenza fiscale e i sindacati hanno presentato alcune richieste di correzione sul calcolo degli acconti Irpef 2025, a causa di un disallineamento tra le regole sulle aliquote del 2024 e del 2025.
  • Secondo le disposizioni introdotte dalle diverse manovre finanziarie degli ultimi anni, gli acconti Irpef sarebbero da calcolare con un sistema di 4 aliquote, tenendo presente che nel 2024 la riduzione a tre scaglioni era solamente provvisoria.
  • Dopo la conferma del sistema a tre aliquote anche per il 2025, il governo interviene nuovamente per garantire un calcolo degli acconti Irpef in linea con la riduzione degli scaglioni resa strutturale.

Si torna a parlare di Irpef, la principale tassa sui redditi in Italia, perché il governo ha deciso di intervenire per una corretta applicazione delle norme introdotte dalle manovre fiscali negli ultimi anni. Al centro dell’attenzione ci sono gli acconti Irpef: secondo una norma infatti, su questi versamenti si applicherebbe ancora un sistema a 4 aliquote, anche se il sistema a tre scaglioni è stato confermato per il 2025.

Questa incongruenza è stata segnalata al governo da diversi centri CAF e sindacati, soprattutto perché ha come conseguenza un innalzamento delle tasse per i contribuenti, che non ha ragione d’essere. Il ministero dell’Economia e delle Finanze è intervenuto prontamente per correggere tali norme, andando ad adeguare tutte le tasse da pagare, quindi anche il primo acconto, al sistema Irpef a tre scaglioni.

Contabilità

Buste paga

 

Acconto Irpef 2025: le criticità

Nello specifico, il ministero dell’Economia e delle Finanze con un recente comunicato stampa1 si impegna a correggere il dislivello normativo che ha lasciato gli acconti Irpef con la vecchia norma dei 4 scaglioni. I centri Caf e i sindacati dei lavoratori hanno segnalato che molti lavoratori dipendenti si sono trovati di fronte al versamento di tasse aggiuntive dovute all’applicazione delle vecchie regole per gli acconti.

Al centro ci sarebbe l’articolo 1, comma 4, del d.lgs. 30 dicembre 2023, n. 216, per cui l’aliquota Irpef che coinvolge i redditi da 15.000 a 28.000 euro, con riduzione dal 25% al 23% e conseguente modifica alle detrazioni fiscali, non verrebbe correttamente applicata per calcolare l’acconto 2024 e 2025 da versare al fisco. In questi casi quindi si terrebbe ancora il vecchio sistema a quattro aliquote del 2023.

Dato che la legge di bilancio 2025 ha però confermato l’applicazione delle tre aliquote in modo strutturale, quindi non più come misura strettamente straordinaria e temporanea, è stato richiesto al governo di intervenire per correggere questo dislivello normativo.

Acconto Irpef 2025: i correttivi

Nel comunicato stampa, il ministero dell’Economia e delle Finanze spiega la causa di tale errore normativo nel calcolo degli acconti:

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

“Al riguardo, si premette che l’incongruenza evidenziata dai CAF deriva dal fatto che le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni Irpef sono stati in una prima fase modificati in via temporanea, per un solo periodo d’imposta (2024), e successivamente stabilizzate a regime dal 2025.”

Il Mef ricorda anche che l’acconto Irpef 2025 è da versare soltanto se la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, i crediti d’imposta e le ritenute d’acconto superi 51,65 euro. Il governo infine si impegna a redigere una nuova normativa che vada a risolvere completamente il problema, applicando sempre il sistema a tre aliquote confermato per quest’anno.

Correzione calcolo acconti Irpef: il parere dei sindacati

I sindacati sono soddisfatti del rapido intervento del governo per risolvere un problema che avrebbe gravato, dal punto di vista del versamento fiscale, sui lavoratori e sui pensionati. Il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari e la Presidentessa del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia, commentano2 il comunicato stampa del Mef:

“Siamo soddisfatti di aver difeso le persone che rappresentiamo, inducendo il Governo a rivedere una norma profondamente ingiusta. La questione sollevata dalla Cgil e dal Consorzio nazionale Caaf Cgil era più che fondata.”

Si attende quindi la pubblicazione ufficiale delle nuove norme specifiche a correzione del problema.



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