30 Marzo 2025
quali sono i vantaggi per le imprese?


Si fa un gran parlare di Certificazione di Parità di Genere, sulla quale però rimane ancora molta confusione, tanto sul come procedere che sul valore di tale prassi.

Vediamo di chiarire. La Certificazione della Parità di Genere è un sistema volto a favorire l’adozione di politiche per la parità di genere, la crescita e la consapevolezza della componente femminile a livello aziendale, favorire l’accesso al mercato del lavoro delle donne consentendo un bilanciamento coi tempi di vita. Per spiegare nel dettaglio di che si tratta, l’iter necessario per ottenerla, quali sono i vantaggi, Cesar, il Movimento Donne Impresa e l’Area Servizi Ambientali e Certificazioni di Confartigianato Vicenza hanno proposto un incontro informativo con la manager e consulente Cristiana De Fiorenze e la presenza di chi, all’interno della stessa Confartigianato, si occupa di seguire le aziende per l’ottenimento della Certificazione, che consente anche di beneficiare di alcuni incentivi e premialità. Con il supporto dell’esperta, ecco i passi da compiere per ottenere la Certificazione che parte da lontano, a livello di iter istituzionale, e che permette alle imprese di un, sempre utile, screening della situazione e gestione delle risorse umane.

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I DETTAGLI

Il “Sistema di certificazione della parità di genere” (…) apre una nuova finestra, volta ad accompagnare e incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne”. È quanto si legge nel sito del Governo dedicato alla materia. Approfondiamo il tema con Cristiana De Fiorenze.

Perché una Certificazione per la Parità di Genere?

La Certificazione per la Parità di Genere è stata considerata un riequilibrio indispensabile per la crescita del Paese, tanto che a luglio 2021 l’Italia ha predisposto, tramite la Ministra per le Pari opportunità, la Strategia Nazionale sulla Parità di Genere 2021-2025 (ispirata alla Gender Equality Strategy 2020-2025 dell’Unione Europea) e strettamente correlata al PNRR, di cui uno dei dispositivi legislativi è la Legge 5 novembre 2021 n. 162 sulla parità salariale.
I dati di contesto, ricordati da de Fiorenze, spiegano perché la parità di genere rimane un tema attuale: il lavoro part-time riguarda le donne per il 73,2% (involontario nel 60,4% dei casi); le retribuzioni medie delle donne sono inferiori del 18% rispetto a quelle dei colleghi maschi; il 30% delle lavoratrici esce dal mercato dopo il primo figlio.
“Sugli aspetti di cura – ha spiegato de Fiorenze – va ricordato che c’è l’80% delle probabilità che siano le donne a dedicarsi ai lavori domestici, per almeno 1 ora tutti i giorni, rispetto agli uomini. La situazione demografica poi amplifica questa problematica, considerato che spesso anche i genitori anziani richiedono cure e assistenza, dando vita a quell’‘effetto sandwich’ in cui molte donne sono coinvolte. Eppure, per ogni donna che lavora si creano 3 posti di lavoro: il suo, e gli altri due necessari a svolgere le attività di cura di cui si faceva carico senza essere retribuita. Ancora, quando ai (o tra i) vertici aziendali c’è una donna, le cose vanno meglio anche in termini di performance. Un aspetto, questo, che varrebbe la pena di capire meglio e studiare”.

Cos’è una Certificazione e a cosa fa riferimento

“Introdotta nel 2022 – ha ricordato la relatrice – la Certificazione, come già le altre legate per esempio all’ambiente, non è un obbligo, ma una linea guida di gestione dell’azienda, in questo caso dedicato alla parità di genere, che prevede la presenta di specifici ‘KIP’ (‘Key Performance Indicator’) di natura qualitativa e quantitativa. La Certificazione rimanda alla Prassi di Riferimento (PdR) 125:2022. Le prassi di riferimento, adottate esclusivamente in ambito nazionale, rientrano fra i ‘prodotti della normazione europea’ (come previsti dal Regolamento Ue n. 1025/2012) e sono documenti che introducono prescrizioni tecniche, elaborati sulla base di un rapido processo ristretto a chi ne è autore, sotto la conduzione operativa Uni”.
In pratica, dice De Fiorenze, “partendo dall’analisi della situazione attuale, l’azienda ha così modo di verificare anche ‘l’umore’ e la ‘percezione’ delle sue risorse umane. E sappiamo quanto oggi questi siano due elementi che, al di là della retribuzione, fanno la differenza per trattenere collaboratori e collaboratrici. In fase di assunzione, per un candidato e una candidata sapere che quella azienda è certificata per la Parità di Genere è un motivo in più per valutare positivamente l’offerta. L’importante è capire che attraverso questa Certificazione tutti in azienda ne traggono beneficio, anche i papà che vi lavorano e vogliono prendersi il congedo”.

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Nel caso specifico, cosa “si misura”?

“Si prevede la misurazione, la rendicontazione e la valutazione dei dati relativi al genere nelle organizzazioni, con l’obiettivo di colmare i gap esistenti e di incorporare il nuovo paradigma relativo alla parità di genere nel dna delle organizzazioni e produrre un cambiamento sostenibile e durevole nel tempo. Di fatto, si parla di un nuovo approccio dove uguaglianza e parità di trattamento, equità, inclusione, con il riconoscimento delle diversità e della loro ricchezza, sono al centro della gestione dell’azienda in tutti i suoi aspetti”, ha illustrato ancora l’esperta. Aggiungendo: “Gli indicatori fanno riferimento a 6 aree: Cultura e strategia dell’azienda; Governance; Processo di HR; Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda; Equità remunerativa per genere; Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. Ogni area ha una serie di KPI collegati; per ogni KPI è previsto un punteggio che viene attribuito in caso di soddisfacimento dello stesso. La UNI/PdR 125:2022 divide le Organizzazione in quattro Cluster in funzione del numero di personale dipendente. Il rilascio della Certificazione è previsto con l’ottenimento di uno punteggio di almeno 60% rispetto al punteggio totale previsto per il proprio cluster di appartenenza.

Praticamente, come si procede?

“Si individua un comitato guida che deve poi redigere un piano strategico con gli obiettivi per ogni tema identificato. Questa è la fase di pianificazione. Seguono poi i piani strategici per i diversi temi: questa è la parte operativa ovvero, ad esempio, come si procede al colloquio di lavoro dall’annuncio fino all’archiviazione anche dei curricula scartati (magari utili per altro o in altro momento); oppure, come si favorisce il rientro di una lavoratrice in maternità che rischia di sentirsi un ‘pesce fuor d’acqua’ dopo mesi di assenza; o ancora, come rispondere alle esigenze di genitori che debbono fare il colloquio con gli insegnanti; o se vale la pena di attivare da soli, o con altre realtà, magari un servizio di asilo nido. In sostanza, non ci sono soluzioni preconfezionate o ricette già pronte perché ogni impresa, in particolar modo quelle dell’artigianato, hanno realtà molto diverse tra loro e quindi esigenze e soluzioni diverse. Fondamentale è il primo passo: mettesi in ascolto”.

Vantaggi della Certificazione sul mercato?

“Partiamo da quelli ‘intangibili’ – spiega l’esperta -, il cui beneficio si vede soprattutto nel lungo periodo. Come detto sopra, si favorisce la diffusione di un ambiente lavorativo e sociale inclusivo ed equo, si fidelizzano le risorse, si contribuisce a valorizzare i talenti femminili e a ridurre le discriminazioni di genere, si migliora il clima aziendale (un ambiente di lavoro inclusivo può aumentare il benessere e la soddisfazione dei dipendenti e delle dipendenti, riducendo il turnover e aumentando la produttività), si migliora la reputazione aziendale. In quest’ultimo caso, la Certificazione può migliorare l’immagine dell’azienda non solo agli occhi dei dipendenti e delle dipendenti, ma anche di clienti, partner e investitori, dimostrando un impegno concreto verso l’uguaglianza di genere. Tant’è che oggi molti brand chiedo ai loro fornitori tale Certificazione”.
“A livello economico – ha poi sottolineato De Fiorenze – sono previsti: sgravi fiscali contributivi fino a 50mila euro all’anno alle aziende private in possesso della Certificazione di Pari Opportunità (l’esonero sarà riconosciuto in misura all’1% nel limite massimo di 50 mila euro annui); punteggio premiale per la concessione di aiuti di Stato e/o finanziamenti pubblici, in genere nella partecipazione a bandi di gara e appalti; contenimento delle fideiussioni”. Senza dimenticare i vari bandi, ad esempio quelli di Unioncamere, per avviare il percorso che porta alla Certificazione”.

Quanto dura la Certificazione? E come averla?

La Certificazione viene rilasciato da un Organismo di Certificazione, ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale. Per gli artigiani vicentini il riferimento cui rivolgersi è l’Area Servizi Ambientali e Certificazioni di Confartigianato Imprese Vicenza.




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