1 Aprile 2025
Elon Musk vende X a se stesso: l’ex Twitter passa alla sua società di intelligenza artificiale xAI


di
Massimo Gaggi

Il social valutato 33 miliardi di dollari (al netto dei 12 miliardi di indebitamento). Il fondatore di Tesla: «La fusione sbloccherà immenso potenziale»

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Instancabile Musk. Mentre guida il Doge con la scimitarra in mano, licenziando, smantellando pezzi dell’amministrazione federale, sfidando i giudici che cercano di fermare atti che possono configurare abusi di potere, mentre al tempo stesso cerca tamponare la crisi della sua Tesla e segue le multiformi attività spaziali, civili e militari, di SpaceX, l’imprenditore venerdì sera, a mercati chiusi, ha reso noto di aver fuso la sua rete sociale X (ex Twitter) con la start up dell’intelligenza artificiale generativa xAI.

Operazione che, finanziariamente e giuridicamente, non è stata troppo complicata, visto che tutte e due le società sono controllate dall’uomo più ricco del mondo e non sono quotate in Borsa: Elon ha varato un’operazione tutta basata sullo scambio di azioni nella quale xAI raggiunge un valore di 80 miliardi di dollari dopo aver assorbito X, valutata 33 miliardi (senza tener conto dei 12 di indebitamento): 12 meno dei 45 sborsati nel 2022 da Musk per rilevare Twitter. Ma non si tratta solo di partite di giro: i fan del tycoon vedono nella fusione la possibile creazione di un colosso dell’AI che, alimentato dal flusso dei dati della rete sociale, può arrivare a sfidare la leadership di OpenAI nel settore. Per i detrattori di Elon si tratta di un’operazione cosmetica fatta per mascherare il fallimento in termini finanziari (altro discorso se si vede la cosa in termini politici) dell’acquisizione della rete e della sua trasformazione in una piattaforma senza interventi di moderazione divenuta veicolo per le operazioni più spregiudicate: cosa che ha allontano molti inserzionisti pubblicitari. 




















































Ma l’operazione ha anche una logica industriale e un significato per quanto riguarda il rapporto di Musk coi soci che hanno investito nelle sue imprese. Sul piano industriale xAI, che già usa una parte dei dati di X per addestrare i suoi modelli di intelligenza, potrà ricorrere in modo ancor più massiccio a questa risorsa, mentre, unificando le due aziende, si avranno vantaggi anche in termini di integrazione delle capacità computazionali e di utilizzo dei talenti professionali. 

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Quanto ai soci, Musk, pur controllando tanto X quanto xAI, ha, ovviamente, il problema di remunerare chi ha investito nelle sue aziende. Per alcuni grandi gruppi come i fondi di venture capital Sequoia e Andreessen Horowitz, il Fondo sovrano del Qatar e quello saudita del principe Alwaleed Bin Talal, non dovrebbero esserci problemi, visto che tutti questi hanno investito tanto in X quanto in xAI. Saranno probabilmente meno contenti quelli che avevano investito solo in xAI (i produttori di microprocessori Nvidia e AMD e il Fondo sovrano di Abu Dhabi) costretti a divenire azionisti di una X che, dopo l’acquisizione da parte di Musk, non ha fatto che perdere valore. 

Anche sulla valutazione complessiva dell’operazione c’è chi, come il sito specializzato The Information, manifesta qualche dubbio chiedendosi se Musk riuscirà a dimostrare la congruità di una valutazione compplessiva da 80 miliardi, visto che nell’ultimo round di finanziamento la sola xAI era stata valutata 45 miliardi, mentre da allora i valori di Borsa non hanno fatto che scendere, soprattutto per i titoli tecnologici. E che Grok, il modello punta di diamante di xAI, compete in un mercato ormai molto affollato.


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