1 Aprile 2025
PostFinance dice no alla privatizzazione, ma non esclude tagli al personale


In un’intervista Beat Röthlisberger, neo presidente della direzione della banca, afferma che “”a dicembre ci saranno dei cambiamenti dovuti alla riorganizzazione, ma si cercherà di evitare, per quanto possibile, la perdita di posti di lavoro”.

Il nuovo presidente della direzione di PostFinance Beat Röthlisberger è contrario a una privatizzazione dell’istituto, contrariamente al suo predecessore, ma desidera poter concedere crediti alle piccole e medie imprese (PMI). “Siamo molto orgogliosi di far parte della Posta”, afferma il 53enne in un’intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). “Se non ne facessimo più parte, causeremmo un danno enorme sia ai clienti che ai dipendenti, senza che si capisca bene cosa sarebbe meglio in caso di privatizzazione”. “Inoltre ci sono ancora molte cose che non sono chiare sull’argomento”, prosegue il manager. “Nessuno è ancora stato in grado di dirmi chi dovrebbe mettere il capitale proprio in una PostFinance privatizzata. E un’altra cosa appare palese: la richiesta di privatizzazione è arrivata anche perché era chiaro che non poteva essere attuata. Ciò è stato evidente nella successiva discussione in parlamento nel 2022, dove non un solo deputato ha votato a favore della proposta”.

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Altro punto sempre in discussione: in ossequio alla legge federale sull’organizzazione della Posta Svizzera (LOP) PostFinance non può concedere crediti o ipoteche, cosa che viene ritenuta uno svantaggio competitivo nei confronti di altre imprese del settore. “Avremmo i mezzi per diventare più attivi, ad esempio nel finanziamento delle PMI”, argomenta il dirigente. “Il divieto di credito mi infastidisce in questo campo perché provengo dal settore delle PMI: conosco il dilemma che le aziende devono affrontare quando non riescono a ottenere i finanziamenti necessari per il loro sviluppo. Saremmo pronti a cambiare rapidamente questa situazione. Abbiamo dato la nostra disponibilità a finanziare le PMI: lo dobbiamo alla Svizzera come piazza industriale”, insiste il Ceo in carica dal luglio 2024. “I politici dovrebbero discutere la questione in un processo adeguato: poi vedremo se l’idea troverà una maggioranza o no. È inoltre importante notare che la mia proposta non riguarda il comparto delle ipoteche: ci sono già abbastanza offerte sul mercato”. A suo avviso oltre a finanziare la liquidità PostFinance potrebbe partecipare anche a prestiti di gruppi di banche per imprese più grandi, per esempio sotto la guida di UBS o della Zürcher Kantonalbank, la banca cantonale di Zurigo”.

Nel frattempo sta andando molto bene Yuh, una neobanca creata con una joint venture tra PostFinance e Swissquote: nel 2024 ha generato per la prima volta un utile, pari a 1,7 milioni di franchi. Yuh – chiede la giornalista NZZ – è la migliore PostFinance? “Yuh è stata in grado di iniziare molto facilmente senza l’intera infrastruttura di cui disponiamo noi, come le filiali, non è paragonabile”, risponde l’intervistato. “Naturalmente è anche un po’ un nostro concorrente. Ma esiste solo a livello digitale e non ha un numero di servizi pari al nostro. Inoltre solo molto poche persone hanno neobanche come loro istituto principale. Yuh si è però posizionata in modo eccellente sul mercato e vedremo come si svilupperà”.

Guardando invece alle attività più tradizionali, PostFinance non vuole rinunciare ai clienti che pagano le fatture agli sportelli della Posta, sebbene essi siano all’origine di un’attività che causa un disavanzo. “Immaginate le critiche se dovessimo decretare lo stop”, osserva l’ex numero uno di Basellandschaftliche Kantonalbank (BLKB), la banca cantonale di Basilea Campagna. “Anche se per noi è un’attività in perdita non discutiamo nemmeno per un secondo se sia il caso di offrire questa prestazione o no. I pagamenti allo sportello sono un servizio che dobbiamo mettere a disposizione come parte del servizio di base: fanno parte del nostro mandato legale”.

PostFinance è alla prese con una riorganizzazione: ci saranno tagli dell’organico? “È ancora troppo presto per dirlo”, replica lo specialista con trascorsi professionali anche presso la Società di Banca Svizzera (SBS) e UBS. “Il cambiamento avverrà in dicembre. Cercheremo però di evitare, per quanto possibile, la perdita di posti di lavoro”, conclude il padre di due figlie.

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PostFinance ha disdetto conti di diversi svizzeri all’estero che avevano relazioni con Cuba: agli interessati contattati a metà marzo sono state concesse due settimane per trovare una nuova banca e sono state limitate le transazioni in contanti, ha riferito oggi la radio SRF. Le relazioni commerciali interessate sono meno di una dozzina, ha indicato all’agenzia Awp la filiale della Posta. Le sanzioni internazionali sono soggette a continui cambiamenti e non sono una struttura rigida: ogni banca deve costantemente chiedersi come affrontare i rischi che ne derivano, viene argomentato. Durante il suo primo mandato nel 2019 il presidente americano Donald Trump aveva inserito Cuba nell’elenco degli stati terroristici e aveva ha messo in guardia gli istituti stranieri dal fare affari con l’isola caraibica. Sotto la presidenza di Joe Biden erano state introdotte alcune agevolazioni, poi però annullate. A causa delle pressione del governo di Washington le principali banche svizzere hanno già sospeso il traffico dei pagamenti con Cuba: PostFinance è rimasto l’unico grande istituto a continuare a effettuare i pagamenti. Postfinance non è obbligata a tenere conti per i cittadini svizzeri all’estero: nel 2019 il Consiglio federale ha infatti chiarito che il suo obbligo di servizio universale si applica solo alle operazioni di pagamento nazionali.



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