
Reggio Emilia «Giorgia Meloni? Deve darsi una svegliata». Va subito dritto al punto l’ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che oggi pomeriggio tornerà a Reggio per la presentazione del suo ultimo libro “L’Influencer”, edito da Piemme. L’appuntamento è alle 17,30 all’Hotel Posta, nella Sala Capitano del Popolo, in piazza Del Monte: un libro primo in classifica per la saggistica in cui, come si legge nella descrizione, «con un’analisi spietata e documentata, ricca di particolari e rivelazioni su alcuni dossier “molto caldi”, Matteo Renzi non fa sconti all’attuale presidente del Consiglio, al suo governo e al suo partito»
Renzi, Giorgia Meloni influencer: perché?
«Perché è bravissima a comunicare ma si limita a quello. Un video su TikTok può ottenere like, ma non paga le bollette degli italiani. Governare è un’altra cosa. Se Meloni mettesse la stessa energia che mette nei post anche nel fare le riforme, forse il Paese ne trarrebbe maggior vantaggio. Ma temo che la spettacolarizzazione stia diventando la copertura per l’assenza di risultati concreti».
Salvini, rieletto segretario della Lega, chiede subito il Viminale. Il governo arriverà a fine legislatura?
«L’operazione di Salvini è finalizzata a imporre una egemonia a destra, chiamando Musk al congresso e assecondando perfino i dazi di Trump. Ma da Salvini ci aspettiamo di tutto ormai. La richiesta del Viminale ora sembra più una manovra per recuperare centralità interna e fare pressione su Giorgia Meloni. Quanto alla durata del Governo, vedremo ma ritengo che durerà fino alla fine della legislatura».
Pd e M5S continuano ad annusarsi. Ma su Ucraina, riarmo e difesa comune si notano più differenze che analogie. Italia Viva come si posiziona in un’eventuale coalizione di centrosinistra?
«Perché, non è lo stesso nel centrodestra? Il centrodestra ha tre posizioni diverse sulla politica estera, quelle di Salvini, quelle di Tajani, quelle di Meloni. Eppure trovano il modo di fare una sintesi. Il centrosinistra deve fare lo stesso: oggi i governi non si formano più sulla base del posizionamento in politica estera, come avveniva nella prima repubblica. Quanto al conflitto in Ucraina, noi da subito abbiamo detto: sì alle armi, sì alle sanzioni alla Russia ma anche sì alla diplomazia. Siamo per gli Stati Uniti d’Europa, per un esercito comune. Al Riarm Europe avrei votato sì, nonostante non sia d’accordo con le modalità in cui è stato messo a terra. Italia Viva vuole essere, per citare De Gasperi, il centro che guarda a sinistra: europeisti e riformatori, un punto di riferimento per il mondo delle imprese, dei lavoratori, dei liberi professionisti».
Trump: servono i contro-dazi oppure, come dice la premier, non bisogna fare allarmismi? Lei cosa farebbe?
«Per Matteo Salvini i dazi sono una opportunità. Per Giorgia Meloni non sono una catastrofe. Solo questo dovrebbe far capire perché serve costruire una alternativa. Io penso che questo governo sia fuori dalla realtà: l’Italia è una potenza esportatrice. Le imprese hanno bisogno di ponti, non di muri. Il sovranismo fa male all’Italia produttiva. Dire “non facciamo allarmismi” è un modo elegante per dire “non sappiamo cosa fare”. Non siate allarmisti lo vadano a dire ai risparmiatori. Chi aveva investito 100 in borsa oggi ha 80. La risposta a Trump deve essere dura: che non vuol dire imporre contro dazi sul whiskey, ma nemmeno porgere l’altra guancia. Dobbiamo difendere i nostri interessi, ma farlo dentro la cornice europea. E poi l’Europa deve liberarsi dei dazi che si è autoimposta: l’eccesso di burocrazia e l’iper regolamentazione. Dobbiamo invogliare i nostri migliori cervelli a restare. Serve un sostegno economico alle imprese esportatrici».
Eccellenze enogastronomiche, automotive, farmaceutica. In Emilia-Romagna verrà danneggiato un export da 10,5 miliardi. Come valuta il ruolo del governo italiano all’interno dell’Ue in questa partita?
«Meloni da perfetta influencer tenta di vendere la narrativa per cui lei sarebbe il tramite fra l’Europa e Trump: peccato che non sia stata ancora ricevuta alla Casa Bianca. Ora incontrerà Trump ma come faranno tutti gli altri leader. La premier deve muoversi nella cornice europea e darsi una svegliata: non è che siccome è conservatrice e sovranista allora deve stare con Trump che sta colpendo le nostre imprese. Fra Trump e le nostre imprese io sto con il Made in Italy. E anche le imprese hanno capito che i sovranisti fanno male al nostro tessuto produttivo». l © RIPRODUZIONE RISERVATA
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