14 Aprile 2025
chi ci guadagna e chi ci rimette


Poco prima delle 12, tempo massimo per presentare emendamenti alla delibera di revisione della fiscalità locale, la Giunta regionale ha presentato l’emendamento con cui riscrive la manovra, dopo le critiche e le proposte di sindacati e imprese. Ed un ampio dibattito interno alla stessa maggioranza, sino alla quadra trovata lunedì sera.

Una manovra aggiuntiva che nel 2025 scende a 52 milioni dai 90 inizialmente previsti. E per gli anni 2026 e 2027 a 66 milioni, rispetto ai 116 milioni della delibera del 21 marzo.

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Contributi per le imprese

 

“Soldi che saranno utilizzati tutti per la sanità” assicura la presidente Stefania Proietti. Il conto, per il 2025, è presto fatto. I 52 milioni saranno così spesi: 34 per coprire il deficit 2024 della sanità; 13 milioni per la prima delle tre “rate” con cui la Regione Umbria intende ricostituire il Fondo di dotazione da circa 39 milioni. Cinque milioni e mezzo, infine, “per coprire i tagli del Governo”. Che nel prossimo biennio saranno complessivamente di 33 milioni, ricorda la presidente Proietti. Con accanto il vice presidente e assessore al Bilancio Tommaso Bori, e gli assessori De Luca, Meloni e Barcaioli, a rappresentare come la scelta sia stata collegiale e condivisa anche nei suoi obiettivi politici.

Aliquote Irpef e sgravi

Quando all’Irpef, “a decorrere dall’anno d’imposta 2025” l’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche è stabilita per scaglioni di reddito applicando all’aliquota di base le seguenti maggiorazioni:
a) fino a 15.000 euro, maggiorazione dello 0,5%;
b) oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, maggiorazione dello 1,79%;
c) oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro maggiorazione dello 1,89%;
d) oltre 50.000 euro, maggiorazione dello 2,1%.

Incrementi però che per gli anni 2025, 2026 e 2027 saranno annullati per la fascia di reddito più bassa, con un beneficio per la seconda fascia ed una attenuazione per gli scaglioni più bassi della terza fascia attraverso uno sgravio automatico di 150 euro per ogni contribuente.

Recitano infatti i commi 2 e 3 dell’art. 1 dell’emendamento della Giunta:

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2. Per gli anni d’imposta 2025, 2026 e 2027, le maggiorazioni dell’aliquota dell’addizionale regionale all’IRPEF di cui al comma 1 lettere a) e b) non trovano applicazione nei confronti dei soggetti con un reddito imponibile complessivo, ai fini dell’addizionale regionale all’IRPEF, fino a 28.000,00 euro.

3. Per gli anni di imposta 2025, 2026 e 2027 è disposta una detrazione dall’addizionale regionale all’IRPEF pari a 150,00 euro, in favore dei soggetti con un reddito imponibile complessivo, ai fini dell’addizionale regionale all’IRPEF, compreso tra 28.001 e 50.000,00 euro, ai sensi dell’articolo 6, comma 6, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68. Dall’applicazione delle disposizioni di cui al precedente periodo non può, comunque, derivare il riconoscimento di alcun credito d’imposta.

Le simulazioni per i diversi redditi

L’assessore Bori mostra alcuni esempi: chi ha un reddito imponibile fino a 15mila euro continuerà a non pagare l’addizionale Irpef. Per 20mila euro di reddito di avrà un risparmio di 20 euro; di 39 euro per 25mila euro; di 51 euro per 28mila euro. Chi ha un reddito di 30mila euro pagherà 196 euro; 479 euro per 45mila euro; 574 euro per un reddito di 50mila euro.

Una rimodulazione che vede dunque richiedere un contributo ancora maggiore rispetto a quello inizialmente prospettato per i redditi alti e medio alti, a vantaggio di quelli medio-bassi.

E dal 2028?

Come indicato nella manovra riscritta con l’emendamento, le aliquote maggiorate per tutte e quattro le fasce di reddito sono strutturali, cioè “dal 2025”. Gli sgravi che annullano tali aumenti per le fasce di reddito più basse sono per ora indicati per il triennio 2025-27. “Il bilancio è triennale” rispondono Proietti e Bori. Ricordando anche come dal 2028 si andrà ad una revisione a livello nazionale, con tre scaglioni Irpef. Insomma, per evitare un incremento generalizzato dell’Irpef nel 2028 servirà un nuovo intervento normativo regionale.

Aumento dell’Irap per le imprese

Dal 2026 aumenta l’Irap per le imprese, dello 0,40% (e non più dello 0,50% come inizialmente deliberato). Che si aggiunge all’aliquota del 3,90%. Un introito l’anno stimato in 28 milioni. Che porta il valore della manovra aggiuntiva, nel triennio, a 184 milioni, rispetto ai 322 milioni inizialmente previsti nell’atto approvato in Giunta il 21 marzo.

Bollo auto

Non scatta l’aumento del bollo auto, inizialmente indicato nella misura del 10%. Una misura invisa alle famiglie e alle imprese, che ha indotto la Giunta ad annullarlo.

Il “Fondo taglia-tasse”

La Giunta ha inoltre concordato, con associazioni di categoria e sindacati, la costituzione di un “Fondo taglia-tasse”. Che sarà finanziato, hanno spiegato Proietti e Bori, dai tagli ai costi della politica, alla gestione dell’Assemblea legislativa. Ma anche dal patrimonio della regione, per il quale si stanno valutando “valorizzazioni e alienazioni”.

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Contribuenti umbri: chi ci guadagna e chi ci rimette

Per quanto riguarda l’Irpef, per i prossimi tre anni nulla cambia per i circa 120mila umbri con reddito imponibile inferiore a 15mila euro. Risparmio, sempre nel triennio, per i circa 228.600 contribuenti con reddito tra 15 e 28mila euro. Sono circa 113mila i contribuenti nella fascia di reddito tra 28mila e 50mila euro: per loro ci sarà un aumento, al netto dei 150 euro di sgravio. L’aumento più consistente, poi, si avrà per i circa 32mila umbri che dichiarano più di 50mila euro lordi.

Ci sono poi le misure (ad esempio per i trasporti, per il diritto allo studio, per la lotta alla povertà) che la Giunta intende mettere in campo, anche utilizzando la maggiore disponibilità, diretta o indiretta, dal bilancio. E che, come sottolinea Bori, si traducono in un beneficio fiscale per molte famiglie.

Infine, ci sono le conseguenze legate all’aumento dell’Irap, che le imprese, presumibilmente, scaricheranno sui consumatori finali. Che a seconda dei beni e dei servizi richiesti, possono toccare tutte le fasce di reddito. Difficile, ovviamente, quantificarne l’impatto, anche alla luce del contesto economico legato alla situazione nazionale e internazionale.





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