
Il governo italiano alza il livello del confronto con l’Europa e gli Stati Uniti per difendere le imprese nazionali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la necessità di una linea più incisiva per tutelare il tessuto produttivo italiano, minacciato da due fronti: da un lato l’eventuale ritorno dei dazi USA, dall’altro le rigidità di Bruxelles nella gestione dei fondi del PNRR e degli aiuti di Stato.
Il contesto internazionale è cambiato. L’Unione Europea si confronta con una nuova fase di concorrenza globale, segnata da un ritorno alle politiche protezionistiche. Meloni intende rispondere facendo pesare il ruolo dell’Italia, chiedendo maggiore flessibilità e strumenti più efficaci per sostenere le imprese, soprattutto quelle medio-piccole, già colpite da inflazione, caro energia e instabilità geopolitica.
Il rischio dazi USA e la tutela del Made in Italy
Uno dei dossier più delicati è quello relativo ai dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti su alcuni prodotti europei. Meloni ha sottolineato come l’Italia, pur non essendo parte attiva nelle tensioni tra Washington e Bruxelles, finisca per pagarne le conseguenze. Settori strategici come l’agroalimentare, l’automotive e la meccanica rischiano di subire forti contraccolpi in caso di un inasprimento delle tariffe.
Per questo motivo, il governo italiano intende aprire un dialogo diretto con gli Stati Uniti, anche attraverso un incontro tra Meloni e Donald Trump, in vista delle elezioni presidenziali americane. Obiettivo: evitare una nuova ondata di dazi che penalizzerebbe le esportazioni italiane e ridurrebbe la competitività del Made in Italy, in un momento in cui la bilancia commerciale si sta lentamente riequilibrando dopo gli shock post-pandemia.
PNRR e aiuti di Stato: le imprese chiedono flessibilità
Parallelamente, Meloni solleva un altro tema cruciale per la politica economica italiana: la revisione delle regole sugli aiuti di Stato e l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Se da un lato il PNRR rappresenta un’occasione storica per modernizzare il Paese, dall’altro la rigidità dei vincoli europei ne sta rallentando l’attuazione. Le imprese lamentano lungaggini burocratiche, criteri troppo rigidi e mancanza di risposte concrete sul fronte del credito, della digitalizzazione e degli incentivi alla produzione.
Il governo chiede quindi margini di manovra più ampi, soprattutto per fronteggiare le politiche industriali aggressive adottate da altri Paesi, come Germania e Francia, che grazie alla loro solidità finanziaria riescono a intervenire più facilmente con sussidi nazionali. L’Italia rischia di perdere terreno se non potrà disporre delle stesse leve, soprattutto nei settori tecnologici e ad alta intensità energetica.
Meloni: sovranismo pragmatico e difesa della produzione
La linea della premier è chiara: serve un approccio economico più pragmatico, che metta al centro la sovranità industriale italiana, senza rinunciare alla collaborazione europea. Meloni sta cercando di costruire un equilibrio tra rispetto delle regole UE e necessità di salvaguardare l’interesse nazionale, in particolare nel comparto manifatturiero e nelle filiere ad alta esportazione.
L’Italia, con il suo tessuto imprenditoriale basato su PMI, è più esposta agli shock internazionali rispetto ad altri Paesi.
La competitività passa dunque attraverso una maggiore capacità di adattamento alle nuove sfide: dal reshoring produttivo alla transizione verde, fino alla digitalizzazione. Per farlo, però, occorre una politica industriale più flessibile, sostenuta da fondi europei usati in modo mirato e veloce.
L’intervento della presidente del Consiglio va letto in questo contesto: come un tentativo di ridefinire il ruolo dell’Italia nei rapporti economici internazionali, evitando che le imprese diventino vittime collaterali di dinamiche geopolitiche o rigidità burocratiche.
I punti chiave.
- Meloni vuole evitare nuovi dazi USA che colpirebbero export italiani come agroalimentare e meccanica.
- Chiede più flessibilità dall’UE per usare i fondi PNRR e sostenere le imprese in difficoltà.
- Punta a una strategia economica pragmatica per difendere la competitività del Made in Italy.
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