
(a cura di Marco Duso, EY Italy and EMEIA Sustainability Leader)
Nel contesto attuale, caratterizzato da un panorama geopolitico complesso e in continua evoluzione, la sostenibilità e, in particolare, il percorso verso la decarbonizzazione possono diventare il faro per guidare le aziende attraverso le acque movimentate dell’economia globale. Recentemente, vari avvenimenti geopolitici accaduti nel mondo hanno reso ancora più urgente la necessità di legare la sostenibilità al valore per le imprese. Una domanda che sorge spontanea è come questa necessità può tradursi concretamente in un’opportunità per le aziende?
Una quota significativa della creazione di valore si è concretizzata negli investimenti in Climate Tech, che hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni, superando un valore cumulato di oltre 100 miliardi di euro a livello mondiale. Inoltre, più del 50% degli investimenti in soluzioni di Climate Tech supera quasi i 200 milioni di euro, grazie alla natura ad alta intensità di capitale dei progetti cosiddetti scalabili, come le energie rinnovabili, che offrono alti rendimenti.
Il panorama delle Climate Tech coinvolge almeno dieci verticali tecnologici (ad esempio veicoli elettrici, relative batterie, sistemi di accumulo di energia e idrogeno verde) e l’aumento del volume degli investimenti in tali verticali è guidato da diversi fattori, tra cui l’innovazione e i progressi tecnologici, gli incentivi statali tra cui ad esempio il PNRR, una forte diminuzione dei costi negli ultimi dieci anni (ad esempio -90% sul costo del solare fotovoltaico e delle batterie al Li-ion), e il continuo rafforzamento del trend della transizione energetica. Le Climate Tech offrono pertanto soluzioni imprescindibili per adattarsi alle nuove necessità del mercato e dei consumatori.
Guardando al futuro, è verosimile pensare che la trasformazione tecnologica non arresterà il proprio corso né frenerà la propria evoluzione, spinta dalle dinamiche di competitività e dal progresso tecnologico. Anzi, l’Unione Europea con la presentazione del nuovo Clean Industrial Deal (CID), vuole semplificare le norme sugli aiuti di Stato entro giugno con l’obiettivo di accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, promuovere la decarbonizzazione e garantire una capacità manifatturiera adeguata alle tecnologie verdi in Europa.
Il CID segna un cambiamento strategico di paradigma perché contribuisce a ridurre l’attenzione da politiche basate per lo più sulla riduzione del rischio e sulla compliance, e a spostarla verso le opportunità che crea la sostenibilità in termini di value creation economica, sociale ed ambientale, anziché un onere, per le imprese. In questo, il Climate Tech può avere un ruolo determinante come leva di crescita futura.
Le nuove misure europee introdotte traggono in parte ispirazione dall’Inflation Reduction Act (IRA) che ha confermato come le cosiddette clean tech siano tra le soluzioni più competitive. Tuttavia, mentre l’approccio degli Stati Uniti è guidato dal mercato e dai relativi sussidi, il CID punta ad allineare le leve regolamentari, finanziarie e di business per creare un panorama competitivo più sostenibile.
Al di là della nuova roadmap, il successo del nuovo piano dipenderà da come verranno affrontate alcune sfide e dalla velocità di trasformazione. È ormai terminata l’epoca in cui sostenibilità costituiva un mero onere economico o di riduzione dei rischi e siamo entrati ormai nell’era in cui decarbonizzazione è sinonimo di value creation e un motore di crescita per il business sul lungo periodo. Il prossimo decennio determinerà se la trasformazione in corso avrà successo.
Ma ora, la priorità deve essere l’esecuzione, garantendo che i finanziamenti, le politiche e gli incentivi si traducano in un reale supporto per le aziende. Ecco perché gli investimenti in Climate Tech rappresentano una risposta strategica per sostenere le scale-up, mettere in connessione gli investitori e tutti i protagonisti del mercato.
(articolo pubblicato il 10 aprile 2025 su Affari&Finanza online)
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