
“Al di là delle percezioni che vanno rispettate, dobbiamo guardare i dati oggettivi a livello economico. L’Italia ha il Pil che cresce più della Germania e ha il record di occupazione della storia repubblicana. La disoccupazione che non era così bassa da 18 anni, l’Italia ha la bilancia commerciale positiva, ha il deficit sotto controllo con il rapporto deficit – Pil che sta scendendo. Questi sono razionali economici importanti, il sistema bancario tiene e un sistema produttivo che si sta dimostrando all’altezza delle sfide del tempo presente. Dobbiamo considerare che stiamo attraversando una vera e propria guerra commerciale con i dazi che gli Stati Uniti d’America stanno mettendo in atto. In questo scenario è normale che ci siano paura e incertezze da parte di cittadini e imprese ma ciò che conta è che l’Italia oggi gode di un alto tasso di fiducia nel mondo, è considerata un’alleata fedele, leale, importante a livello europeo e transatlantico. Ha una leader come Giorgia Meloni che secondo tutte le rilevazioni demoscopiche è la leader più autorevole”. Lo ha dichiarato Lorenzo Malagola (FdI), segretario della Commissione Lavoro alla Camera, nel corso del Cnpr forum “Segnali dall’economia reale: Italia tra crescita dell’occupazione e calo della fiducia” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
Di parere opposto Elisa Pirro, senatrice del M5s in Commissione Bilancio a Palazzo Madama: “I dati che tutti possiamo leggere sono la fotografia della vita reale. Ci sono bollette energetiche sempre più care, sempre più aziende che mettono in cassa integrazione i loro dipendenti. L’Istat ci dice che ci sono 25 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, che gli stipendi in Italia perdono potere d’acquisto rispetto a trent’anni fa e naturalmente tutto ciò crea un senso di sfiducia percepito dai cittadini e dalle imprese che si augurerebbero una regia sulle politiche industriali nel nostro Paese che purtroppo non si vede. Il governo quando si è insediato si è presentato come il governo del “lasciar fare a chi vuole fare” ma non può funzionare così. Il Paese ha bisogno di una guida che in questo momento manca.
Lo vediamo dalle misure introdotte che sono inefficaci come transizione 5.0 che aveva a disposizione alcuni miliardi per l’innovazione delle nostre imprese ma di questi ad oggi sono stati utilizzati solo 650 milioni e leggiamo continuamente notizie di cambiamenti della misura per renderla più snella e più fruibile ma bastava semplicemente mantenere in vigore transizione 4.0 che aveva funzionato benissimo”.
Secondo Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio: “La percezione negativa sull’andamento economico è sicuramente in controtendenza con i dati macroeconomici che sono invece confortanti rispetto allo scenario in cui ci stiamo muovendo. Il pil è cresciuto dello 0,9%, la disoccupazione si è ridotta drasticamente. Ma ci sono condizioni che determinano questo senso di sfiducia come la situazione geopolitica e gli aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime che ne conseguono. Poi abbiamo avuto l’arrivo dei dazi e la messa in dubbio degli accordi di scambi economici con gli Stati Uniti che hanno fatto il resto. La politica deve interrogarsi su come riuscire a trasmettere correttamente quanto il governo sta facendo in modo strutturale per cercare di dare correttivi al mondo del lavoro, alla riduzione della pressione fiscale, a sostegno di chi vuole creare lavoro e benessere. D’altro canto c’è da parte dell’opposizione una narrazione allarmistica che alimenta questo senso di sfiducia tra imprese e famiglie. Bisognerebbe cercare di remare tutti nella stessa direzione e sicuramente al governo bisogna riconoscere una solidità che gli consente di portare avanti riforme fondamentali per il nostro Paese”.
Sulla sfiducia degli italiani Francesco Mari (Avs), segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, ammonisce: “E ’una percezione fondata, è un fatto tremendamente materiale che riguarda la vita quotidiana delle persone. E ’sempre più difficile arrivare a metà del mese, chi vive del proprio lavoro stenta ed è difficile immaginare il futuro per sé e per i propri figli. Anche le imprese, ovviamente, sono in difficoltà mi riferisco a quelle che pagano le tasse e rispettano le regole. La situazione del Paese è molto molto lontana da quella descritta dal governo secondo cui l’Italia prospera ma gli italiani non se ne accorgono. I costi indiretti della burocrazia hanno un peso notevole e significativo nonostante le promesse elettorali che non hanno riscontro nell’azione di governo. È necessaria una selezione del nostro sistema produttivo, abbiamo bisogno di imprese serie, sane e più grandi. Invece si continua ad aiutare chi produce lavoro povero, chi non rispetta le regole e produce una concorrenza sleale nel mondo delle imprese e su questo crediamo che vada aperta una grande discussione nel Paese. Cresce una cattiva occupazione fatta di part time involontario, decrescono i redditi dei lavoratori ed è l’occupazione su cui ha investito il governo”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Eleonora Linda Lecchi, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bergamo: “Secondo gli ultimi dati presentati dall’Istat imprese e consumatori si fidano sempre meno dell’andamento economico del nostro Paese. Molte piccole e medie imprese lamentano un eccesso di burocrazia e un aumento indiscriminato dei costi indiretti. Servono misure urgenti per rendere l’ambiente più favorevole a chi produce e a chi sceglie di investire in Italia. Solo così sarà possibile rilanciare la nostra economia e trasmettere ai consumatori una maggiore fiducia sulle capacità dell’Italia di restare competitiva a livello mondiale”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “La mancanza di sfiducia che si riscontra tra la gente è legato, a prescindere dai fondamentali dell’economia, al fatto che i salari continuano a perdere potere d’acquisto. Questa è un’amara realtà della quale bisogna prendere atto. Abbiamo i salari più bassi d’Europa. Un altro fenomeno riguarda l’incremento percentuale di occupati che è legato comunque al fattore demografico che è in pesante recessione. Infine la tempesta di guerre commerciali che stiamo vivendo i cui effetti non è dato conoscere. Voglio poi sottolineare il nervo scoperto del nostro Paese che aggrava ulteriormente la situazione: le semplificazioni.
Dal 2012 chiunque abbia governato ha emanato un decreto semplificazioni ma nulla è mai cambiato. Bisogna rendere la vita semplice a chi deve intraprendere iniziative. La produttività non è figlia dei bassi costi o del lesinare sulle sicurezze, è figlia della facilità nel fare impresa”.
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