
La Banca popolare cinese (PBoC) ha lasciato invariati i tassi di riferimento per il sesto mese consecutivo ad aprile, in linea con le aspettative del mercato, in attesa di valutare l’evoluzione dell’impatto delle controversie commerciali con gli Stati Uniti prima di introdurre ulteriori misure di stimolo.
Il tasso di riferimento per i prestiti a un anno (LPR), benchmark per la maggior parte dei prestiti alle imprese e alle famiglie, è stato mantenuto al 3,1%, mentre il tasso a cinque anni, riferimento per i mutui immobiliari, è rimasto al 3,6%.
Entrambi i tassi sono ai minimi storici dopo le riduzioni di ottobre e luglio dello scorso anno. L’ultima decisione è stata presa dopo che il PIL è cresciuto più del previsto, del 5,4% su base annua nel primo trimestre del 2025, rimanendo la crescita più alta in un anno e mezzo, grazie ai continui sforzi di stimolo da parte di Pechino.
Pechino sta dando priorità alla spinta dei consumi interni, compreso un ulteriore 300 miliardi di CNY in titoli di Stato speciali a lunghissimo termine per un programma di commercio di beni di consumo. Ecco il relativo grafico:
La PBOC, la banca centrale cinese, coordina la sua attività con il governo, al contrario delle banche centrali occidentali che vantano la propria indipendenza, per poi difendere gli interessi di non s sa bene chi, almeno la PBOC è chiara nel proprio mandato: fa quello che vuole il governo, cioè il PCC.
Evidentemente ora vuole tenere le cartucce della politica monetaria a parte, per utilizzarle se le cose diventassero più complesse economicamente. Non si possono sparare tuttee le cartucce assieme e i tassi sono perfino inferiori a quelli americani.
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