
Una accelerazione sul fronte dell’Intelligenza Artificiale, nessun passo indietro sugli obiettivi di decarbonizzazione, ma anche il cosiddetto “Buy European” fissato nelle norme sugli appalti pubblici per settori e tecnologie critici e poi ancora semplificazioni e riduzione di oneri amministrativi a carico delle imprese. Sono questi alcuni spunti della bussola per la competitività, iniziativa strategica della Commissione europea, presentata nel gennaio scorso. Obiettivo? Rafforzare la competitività sostenibile dell’Unione europea e tradurre le raccomandazioni della relazione Draghi in una vera e propria tabella di marcia.
Come ha detto la stessa Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, presentando il documento: “L’Europa ha tutto quel che serve per vincere la corsa al vertice. Ci servono rapidità e unità. Il mondo non ci aspetterà”.
Il mondo che non ci aspetterà è quello fotografato dai numeri che raccontano come, negli ultimi 20 anni, la produttività dell’Europa sia rimasta indietro rispetto al passo tenuto dalle altre grandi economie: solo 4 imprese europee nel settore delle tecnologie sono tra le prime 50 al mondo, 4 Pmi dell’Ue su 5 segnalano difficoltà a trovare lavoratori che abbiano le giuste competenze; questo disallineamento, che sarà sempre più marcato a causa del calo demografico, contribuisce ad erodere le performance economiche del Vecchio Continente. La bussola per la competitività, con i suoi 3 pilastri e 5 attivatori trasversali, mira a dare una spinta per colmare il gap, soprattutto in fatto di tecnologie; ogni elemento del piano ha una forte interazione con gli altri e si connette ad interventi strategici e politiche dell’Ue già in atto.
Nel documento si trovano anche alcuni indicatori rispetto ai risultati attesi: 470 miliardi di euro sono i finanziamenti aggiuntivi che le imprese europee potrebbero ottenere grazie alla realizzazione di un mercato dei capitali più integrato; 37,5 miliardi di euro sarebbe il risparmio ottenuto dalla semplificazione; 500mila i posti di lavoro garantiti dall’economia circolare entro il 2030. La bussola è un documento strategico e come tale traccia una linea di intervento, la cui messa a terra dipenderà dagli atti legislativi che seguiranno e dalle risorse economiche che saranno impegnate. Lo stesso documento Draghi stima gli investimenti necessari al riposizionamento competitivo continentale in una cifra pari ad oltre il 4% del Pil dell’Unione europea (ben superiore a quella messa in campo con Next Generation Eu), considerando nel complesso gli investimenti pubblici e le risorse private.
I 3 pilastri hanno nomi ben precisi: si chiamano innovazione, decarbonizzazione e competitività, sicurezza e resilienza, mentre i 5 attivatori trasversali sono da considerarsi come un lievito rispetto alle azioni previste, capaci di accelerare e moltiplicare gli effetti.
Sul fronte dell’innovazione, per l’Unione europea l’obiettivo primario è colmare il divario rispetto ai concorrenti mondiali, creando un ambiente favorevole alle startup innovative, promuovendo una solida leadership industriale, facilitando la diffusione delle tecnologie tra le imprese.
Tra le iniziative concrete della Commissione, già in atto, figura in questo capitolo la strategia per l’AI applicata e l’iniziativa per le gigafactory di AI, che mirano a promuovere l’adozione industriale dell’Intelligenza Artificiale: su questo fronte la Commissione europea aveva già approvato a dicembre un fondo di 1,5 miliardi di euro per 7 fabbriche di Intelligenza Artificiale nuove o ammodernate sparse in tutta Europa. Ci sono poi i piani d’azione per i materiali avanzati, le tecnologie quantistiche, le biotecnologie, la robotica e le tecnologie spaziali e la strategia dell’Ue per le startup e le scale-up, il cui scopo è affrontare gli ostacoli che impediscono alle nuove imprese di emergere ed espandersi.
Il pilastro dedicato a decarbonizzazione e competitività contiene l’impegno a ridurre i costi energetici e a promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, senza compromettere la competitività industriale. Le azioni previste comprendono la riduzione dei prezzi dell’energia attraverso misure che garantiscano un approvvigionamento stabile e conveniente; qui dentro si colloca anche il “Patto per l’Industria pulita”. Altro punto focale è quello della accelerazione delle procedure autorizzative per i settori in transizione, inclusi siderurgia, metallurgia e industria chimica.
Infine, il terzo pilastro va sotto il nome di sicurezza e resilienza. Qui l’Ue punta a ridurre le dipendenze strategiche, a rafforzare la resilienza economica attraverso partenariati commerciali internazionali e a stabilire alleanze per garantire l’accesso a materie prime, energie pulite e tecnologie avanzate. Dentro questo capitolo troviamo anche la revisione delle norme sugli appalti pubblici con l’obiettivo di favorire soluzioni europee (il cosiddetto “Buy European”) in settori critici, sostenendo l’innovazione e la sicurezza tecnologica made in Europe. Infine, ci sono i 5 attivatori che sono semplificazione, riduzione degli ostacoli al mercato unico, finanziamenti per la competitività, promozione delle competenze e posti di lavoro di qualità.
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