
[*] Il presente articolo analizza il tema del riarmo europeo (Re-arm Europe), approfondendo i possibili impatti e i profili di business per gli intermediari bancari e finanziari, anche alla luce della proposta di modifica alla Legge 185 del 1990 in tema di armamenti, attualmente in fase di discussione in Parlamento.
Il riarmo europeo o re-arm Europe si configura come una delle priorità strategiche per l’Unione europea in risposta alla crescente instabilità geopolitica, esacerbata dalla guerra in Ucraina e dalle incertezze globali che minacciano la sicurezza continentale. La Commissione europea insediata il 1° dicembre 2024 ha individuato il tema della difesa come cardine di questo suo secondo mandato, e l’importanza di questo tema è evidente fin dal momento in cui Ursula von der Leyen ha deciso di nominare per la prima volta nella storia un commissario ad hoc per la difesa.
Nel programma politico dell’Unione europea, l’incremento della spesa per la difesa diventa così una necessità per garantire non solo la sicurezza degli Stati membri, ma anche una maggiore autonomia strategica rispetto alle potenze esterne. Il piano include significativi investimenti nel rafforzamento delle forze armate e nelle nuove tecnologie di difesa, come l’intelligenza artificiale e la guerra cibernetica. Secondo le stime, l’Unione europea ha pianificato un investimento complessivo di circa 800 miliardi di euro entro il 2030, destinato a finanziare principalmente la ricerca tecnologica nel settore della difesa, l’acquisto di armamenti e il miglioramento delle infrastrutture militari. Questo programma, tuttavia, non è privo di implicazioni per l’economia e il sistema bancario europeo, poiché una parte consistente di tali risorse dovrà provenire dal mercato dei debiti sovrani, aumentando così il rischio di esposizione ai titoli di stato e modificando le dinamiche fiscali degli Stati membri.
Il contesto economico e finanziario europeo, già sotto pressione per via degli alti livelli di debito pubblico, si confronta ora con l’esigenza di finanziare questa crescente spesa militare. L’impatto sulle finanze pubbliche è significativo, poiché molti Stati membri dovranno ricorrere all’indebitamento per sostenere le proprie spese in difesa. L’Ue, infatti, ha previsto l’utilizzo di strumenti finanziari innovativi come il regolamento “Safe Security Action for Europe“, che mira a raccogliere fino a 150 miliardi di euro dai mercati finanziari per supportare la difesa comune, e la clausola di salvaguardia nazionale, che consentirà agli Stati membri di scostarsi dal deficit previsto dal Patto di Stabilità e Crescita, aumentando il limite di spesa per la difesa fino a 1,5% del PIL, senza attivare procedure di deficit eccessivo. L’utilizzo di questi strumenti fornisce una certa flessibilità fiscale, ma comporta anche sfide per le istituzioni finanziarie, che dovranno gestire l’aumento dell’offerta di titoli sovrani e un potenziale incremento dei rischi legati al debito pubblico. La crescente domanda di capitale da parte degli Stati potrebbe infatti portare a una maggiore volatilità sui mercati finanziari, rendendo più complicata la gestione del rischio per le banche.
Il Libro Bianco sul riarmo, il Rapporto Draghi e la relazione Niinistö: fondamenti strategici per il re-arm Europe
Già la relazione Niinistö, elaborata lo scorso novembre dal Presidente finlandese Sauli Niinistö, ha enfatizzato l’importanza di un’autonomia strategica europea nel campo della difesa, in particolare per rispondere alla crescente aggressività di potenze come la Russia.
Il report di Mario Draghi del 2024 ha delineato le linee strategiche per il rafforzamento delle capacità di difesa europee, suggerendo, in sintesi, di incrementare la spesa per la difesa al 2% del PIL e di destinare 500 miliardi di euro alla ricostituzione delle capacità militari, al fine di ampliare la capacità produttiva necessaria per rispondere alla crescente domanda. Il documento ha sottolineato l’importanza di una maggiore integrazione e coordinamento a livello europeo, evidenziando la necessità di una strategia unitaria per affrontare le sfide globali. Infine, il report ha promosso l’aggregazione transnazionale come uno degli strumenti fondamentali per creare una base solida e competitiva, facilitando la competizione con potenze come Cina e Stati Uniti, in particolare nei settori dell’intelligenza artificiale (AI) e del fintech.
Il Libro bianco della Commissione Europea di marzo 2025, seguendo la traccia della relazione Niinistö e del Report Draghi, ha definito alcune linee d’azione fondamentali nel programma di riarmo europeo quali ad es.:
- colmare le lacune in termini di capacità, con particolare attenzione alle capacità critiche individuate dagli Stati membri;
- sostenere l’industria europea della difesa attraverso la domanda aggregata e un aumento degli appalti collaborativi;
- rafforzare il mercato della difesa a livello dell’Ue, anche semplificando la normativa;
- accelerare la trasformazione della difesa attraverso innovazioni dirompenti come l’IA e la tecnologia quantistica.
Le Opportunità di business per le banche e i nuovi scenari normativi legate al riarmo europeo
Il Re-arm Europe comporta significativi cambiamenti per il settore bancario, con opportunità e sfide. La crescente domanda di investimenti in infrastrutture, tecnologie e personale, legata al riarmo europeo, genererà un aumento della richiesta di finanziamenti, che le banche potranno sfruttare. Inoltre, la crescita del settore della difesa stimolerà ulteriormente questa domanda, offrendo alle banche la possibilità di finanziare aziende operanti in questo settore. Tuttavia, l’aumento della spesa militare potrebbe portare a un incremento dell’inflazione, mettendo sotto pressione le banche per gestire i rischi associati all’inflazione e alle fluttuazioni dei prezzi. Le banche dovranno quindi adattare le loro strategie di investimento e gestione del rischio a queste nuove dinamiche economiche.
Sul piano della regolamentazione, il riarmo europeo (Re-arm Europe) potrebbe favorire un alleggerimento del framework normativo bancario, come l’allentamento delle regole di Basilea, consentendo alle banche di aumentare la loro esposizione al rischio e ottenere maggiori profitti. Ciò potrebbe anche ridurre le esigenze di liquidità, poiché le autorità di regolamentazione potrebbero considerare le banche più capaci di assorbire gli shock finanziari. Inoltre, potrebbe esserci una maggiore flessibilità nella gestione deli ulteriori rischi, oltre a quello creditizio, permettendo alle banche di affrontare in modo più dinamico i cambiamenti economici e finanziari.
A livello domestico è attualmente in fase di discussione, in Commissione Difesa e Affari Esteri della Camera dei deputati, un disegno di legge (ddl 1730), già approvato dal Senato, che prevede modifiche alla Legge 9 luglio 1990, n. 185, recante norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito di materiali di armamento. Queste modifiche, proposte dal Governo, sono oggetto di un acceso dibattito, che perdura da mesi, con l’opposizione e le organizzazioni del Terzo Settore impegnate nella difesa della legge. Le modifiche proposte dal Governo continuano a suscitare un forte contrasto, soprattutto in relazione alla legge 185/1990, che, pur avendo subito alcune modifiche e deroghe nel tempo (come quelle legate alla situazione in Ucraina), continua a rappresentare un riferimento normativo per molti Paesi, europei e non solo. Nonostante gli anni trascorsi, questa legge mantiene saldi i suoi principi fondamentali, volti a garantire la trasparenza e il controllo rigoroso sulle esportazioni di armamenti.
Il Governo, però, non ha accolto le proposte emendative avanzate dall’opposizione, né quelle suggerite dalle organizzazioni sociali audite in Senato. Con il passaggio del ddl alla Camera, si riapre la possibilità di richiedere modifiche che ne preservino gli aspetti di valore. La legge, infatti, non proibisce l’esportazione di armamenti, ma impone controlli stringenti sulle transazioni di materiali bellici e richiede trasparenza nelle operazioni bancarie legate a tali scambi. Inoltre, qualsiasi movimento di materiali bellici, comprese le licenze di produzione, deve essere sottoposto a specifica autorizzazione e controllo statale.
Il ddl prevede la reintroduzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), composto dal Presidente del Consiglio, dai Ministri degli Esteri, dell’Economia e del Made in Italy. Questo organismo avrà il compito di formulare indirizzi e direttive per l’applicazione dei divieti della legge, ma opererà sotto la direzione di Palazzo Chigi, esautorando gli organi tecnici previsti dalla legge originaria. Inoltre, si prevede che l’autorizzazione ai trasferimenti avvenga tramite silenzio-assenso: qualora il Comitato non si esprima entro 15 giorni, la proposta sarà considerata approvata. Un altro aspetto rilevante riguarda l’allungamento dei termini per la presentazione della documentazione che certifichi il completamento del trasferimento di materiali bellici, portando il termine da 180 a 365 giorni. Inoltre, viene istituito un ufficio di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio per la produzione di materiali bellici, con il compito di fornire pareri e proposte. Alcune modifiche riguardano anche la relazione obbligatoria al Parlamento: vengono spostati i termini di presentazione e modificato il contenuto stesso, riducendo l’obbligo di riferire in dettaglio sulle transazioni bancarie relative a queste operazioni. Le modifiche proposte al ddl 1730 sembrano configurarsi non solo come un aggiornamento delle disposizioni normative, ma anche come l’epifenomeno di un processo volto ad alleggerire il framework normativo, con l’obiettivo di rendere più agevole la realizzazione degli scopi legati al finanziamento delle operazioni nel settore degli armamenti.
In particolare, l’introduzione di misure che riducono il livello di trasparenza, come la possibilità di procedere con l’autorizzazione tacita (silenzio-assenso) e la limitata informazione sulle transazioni bancarie relative agli scambi di materiale bellico, suggerisce un orientamento verso una gestione più fluida e meno vincolata da controlli rigorosi. Questo alleggerimento normativo potrebbe favorire l’accelerazione delle operazioni di esportazione di armamenti, allineandosi con gli interessi economici e strategici legati ai finanziamenti nel settore bellico. Tali cambiamenti, pur giustificati come un miglioramento del coordinamento governativo, potrebbero di fatto allentare le maglie della regolamentazione, facilitando un’implementazione più rapida degli obiettivi di spesa e di espansione delle capacità militari, in un contesto sempre più interconnesso con le dinamiche economiche globali.
Infine, il Decreto n. 19 del 2013 (regolamento di attuazione della legge 9/7/1990, n. 185), entrato in vigore il 19/03/2013, che all’art. 19 impone procedure di monitoraggio e comunicazione per garantire la trasparenza e la legalità delle operazioni bancarie, potrebbe essere alleggerito, consentendo alle banche di adattarsi meglio alle nuove politiche Ue in tema di riarmo europeo.
Dal punto di vista degli sviluppi di business, le banche avranno l’opportunità di offrire finanziamenti mirati al settore della difesa, come prestiti per l’acquisto di armamenti o per la costruzione di infrastrutture militari, per la produzione dei prodotti dual use ovvero in ricerca sviluppo. Potrebbero anche offrire servizi di gestione del rischio specifici per questo ambito e stabilire partnership con aziende della difesa, ampliando il loro ruolo nell’economia legata alla sicurezza. L’aumento della spesa per la difesa comporterà una maggiore richiesta di prestiti da parte degli Stati membri per finanziare armamenti e tecnologie avanzate, e l’emissione di obbligazioni per sostenere tali progetti. Le banche potrebbero trarre vantaggio dal mercato delle obbligazioni per la difesa, che potrebbe rivelarsi ad alto rendimento. Tuttavia, l’aumento del debito pubblico e le pressioni inflazionistiche potrebbero spingere le banche centrali ad aumentare i tassi d’interesse, con un effetto positivo sul margine di interesse delle banche, che beneficerebbero dell’ampliamento del differenziale tra i tassi attivi e passivi. Tuttavia, in termini di impieghi, intesi come RWA (Risk-Weighted Assets), potrebbe verificarsi una compressione, poiché l’aumento dei tassi potrebbe ridurre la domanda di credito e limitare la capacità delle banche di espandere gli impieghi in modo redditizio.
In questo contesto, le banche potrebbero dovere rivedere le loro politiche di credito e investimento per gestire l’esposizione crescente al debito sovrano e i rischi legati a un ambiente economico in continua evoluzione. Il Re-arm Europe offre potenziali guadagni per le banche, ma richiede anche un’attenta gestione dei rischi legati a inflazione, tassi d’interesse, indebitamento sovrano e stagflazione. Le sfide regolamentari per le banche, così come la necessità di rivedere i processi interni, richiederanno l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio delle transazioni bancarie legate agli armamenti, implementando sistemi automatizzati di reporting e compliance, unitamente ad un aggiornamento delle politiche di gestione del rischio, delle normative etiche interne e delle regole attuative per rispondere alle nuove regolamentazioni Ue.
Inoltre, se il supporto richiesto dall’Ue alle banche non è accompagnato da un generale allentamento della normativa regolamentare, l’utilizzo del capitale da parte delle banche per finanziare le imprese che fanno parte della filiera della produzione di armamenti potrebbe avere effetti negativi sull’equilibrio complessivo dell’economia. In particolare, tale scelta potrebbe determinare una riduzione dei finanziamenti destinati a settori economici cruciali, come quelli delle famiglie consumatrici, delle imprese operanti in settori diversi da quello degli armamenti e delle start-up, che rappresentano il cuore pulsante per lo sviluppo delle economie emergenti.
Le start-up, infatti, sono fondamentali per l’innovazione e la crescita delle economie in via di sviluppo, e la loro capacità di attrarre finanziamenti è essenziale per stimolare nuove opportunità di lavoro e crescita. Ridurre i fondi a questi settori potrebbe ostacolare l’innovazione e rallentare il progresso economico.
Di conseguenza, le banche si trovano di fronte alla necessità di bilanciare gli investimenti, assicurandosi che il capitale venga distribuito equamente tra i diversi settori dell’economia. In tal modo, potranno evitare effetti potenzialmente catastrofici che potrebbero derivare da una concentrazione eccessiva degli investimenti nella produzione di armamenti, a discapito di altre aree vitali per il benessere e la crescita sostenibile.
Conclusioni sul riarmo europeo
Il programma di riarmo europeo (Re-arm Europe) rappresenta una sfida significativa per l’Unione Europea, che si trova a dover bilanciare la necessità di rafforzare la propria difesa con le implicazioni economiche e finanziarie che derivano da tale impegno. Sebbene l’incremento della spesa per la difesa offra nuove opportunità per il settore bancario, attraverso la domanda crescente di finanziamenti per infrastrutture, armamenti e tecnologie avanzate, esso solleva anche preoccupazioni legate al rischio di un aumento dell’indebitamento sovrano e alla gestione della volatilità economica. Le banche, infatti, si troveranno a fronteggiare una domanda di capitale crescente, ma dovranno anche prestare attenzione all’equilibrio tra gli investimenti nel settore della difesa e quelli in altri settori cruciali per la crescita economica, come le start-up e le imprese non direttamente collegate alla produzione di armamenti.
Inoltre, la necessità di adattarsi a nuove regolazioni e a un ambiente economico in evoluzione richiederà alle istituzioni bancarie una revisione dei propri processi interni, delle politiche di credito e delle strategie di gestione del rischio. In questo contesto, è fondamentale che questa nuova opportunità, legata agli obiettivi strategici di difesa, si accompagni a un allentamento o a una revisione delle normative regolamentari esistenti, per consentire alle banche una maggiore flessibilità nel rispondere alle nuove sfide e opportunità. Le banche dovranno navigare con cautela tra le opportunità offerte dal mercato della difesa e i rischi derivanti dall’aumento del debito pubblico, dalle pressioni inflazionistiche e dai tassi di interesse in aumento.
[*] Il presente contributo è frutto esclusivo delle opinioni personali dell’autore, che non impegnano in nessun modo l’Istituto di appartenenza.
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