Sciopero dei magistrati: tribunali paralizzati nella battaglia per la giustizia


Con le coccarde tricolori appuntate sulle toghe e una copia della Costituzione stretta tra le mani, i magistrati di tutta Italia scenderanno in piazza per manifestare contro la riforma della separazione delle carriere. Lo sciopero, proclamato dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), si preannuncia come un momento di forte tensione istituzionale, con tribunali paralizzati da nord a sud e assemblee pubbliche per spiegare alla cittadinanza le ragioni della protesta.

L’iniziativa arriva mentre la riforma, già approvata in prima lettura alla Camera, è ora in discussione nella Commissione Affari Costituzionali del Senato. Secondo il segretario generale dell’ANM, Rocco Maruotti, lo sciopero non è solo un’astensione dal lavoro, ma un’occasione per “incontrare i cittadini e chiarire le implicazioni della riforma, che non riguarda solo lo status dei magistrati ma un pezzo fondamentale della Costituzione“.

Alla vigilia della mobilitazione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto un appello al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), esortandolo a procedere con rapidità nelle sue decisioni e a favorire un clima di serenità nei rapporti istituzionali. “L’indipendenza della magistratura è un principio cardine della nostra democrazia e deve essere garantita con determinazione” ha sottolineato Mattarella nel suo intervento al Plenum del CSM, durante l’elezione di Pietro Gaeta a nuovo Procuratore Generale della Cassazione.

Sono numerosi gli eventi previsti per domani in tutta la Penisola, con Roma come epicentro della protesta. Alle 10 del mattino i magistrati si riuniranno in un flash mob sulla scalinata della Corte di Cassazione, indossando coccarde tricolori e sollevando copie della Costituzione. Subito dopo, si terrà un’assemblea pubblica presso il cinema Adriano, aperta alla società civile. Interverranno i vertici dell’ANM, tra cui il presidente Cesare Parodi, il segretario Rocco Maruotti e il vicepresidente Marcello De Chiara. Tra gli ospiti attesi figurano lo scrittore Gianrico Carofiglio e l’ex presidente dell’ANM Giuseppe Santalucia.

A Milano, il Palazzo di Giustizia ospiterà un’assemblea in Aula Magna dopo un flash mob iniziale, mentre a Genova l’attore Antonio Albanese leggerà un testo di Piero Calamandrei, sottolineando il valore della magistratura indipendente. Napoli, invece, vedrà l’intervento degli scrittori Maurizio De Giovanni e Viola Ardone nella biblioteca Tartaglione del Palazzo di Giustizia. In molte città sono previsti incontri con studenti delle scuole superiori e universitari, per sensibilizzare le nuove generazioni sulla portata della riforma.

Questa giornata di protesta rappresenta un ulteriore tassello dello scontro tra la magistratura e il governo, che prosegue da mesi. La mobilitazione arriva a pochi giorni dall’incontro previsto per il 5 marzo tra l’ANM e la premier Giorgia Meloni, occasione in cui i magistrati sperano di poter ribadire le loro preoccupazioni. “Vogliamo chiarire che non siamo nemici della nazione, ma servitori della Costituzione e della giustizia“, ha dichiarato Maruotti. “Le modifiche alla Carta dovrebbero essere frutto di un ampio confronto e non di una forzatura politica“.

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La protesta di domani potrebbe bloccare anche le aule di giustizia del Tribunale di Ivrea e le udienze in calendario per domani potrebbero saltare.

Dall’esecutivo, però, le critiche non si fanno attendere. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, respinge le accuse di un intervento punitivo nei confronti della magistratura. “Non c’è alcuna volontà di sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo, queste polemiche sono strumentali“, ha affermato. “Abbiamo cercato il dialogo, ma non sempre è stato raccolto”.

Lo sciopero di domani non sarà l’ultima parola in questa battaglia istituzionale. Con la riforma ancora in fase di discussione parlamentare e la crescente mobilitazione della magistratura, il tema della separazione delle carriere si conferma un nodo cruciale per il futuro della giustizia italiana. La palla ora passa al Senato e al governo, chiamati a gestire un confronto sempre più acceso con chi amministra la giustizia sul campo ogni giorno.





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