È uno dei settori nevralgici del welfare italiano, in un Paese che invecchia sempre di più e che, proprio per questo, dovrebbe pensare con maggiore insistenza al benessere degli anziani.
Per farlo, il bonus badanti introdotto all’inizio di quest’anno ha rappresentato un passo avanti significativo nel sostegno alle famiglie. Tuttavia, il meccanismo ha mostrato maggiore efficacia solo per determinate categorie di aventi diritto.
Le discriminanti per accedere al bonus non sono poche:
- Le agevolazioni sono riservate a chi assiste persone oltre gli 80 anni, non autosufficienti e percettori dell’indennità di accompagnamento, restringendo così notevolmente la platea.
- L’Isee non deve superare i 6.000 euro.
- La complessità burocratica spinge alcune fasce della popolazione a rinunciare alla richiesta.
Nonostante queste limitazioni, l’efficacia del bonus è indubbia, e per il 2025 è previsto un incremento dei fondi a quasi 40 milioni, che saliranno a 58 nel 2026.
Un settore in evoluzione
“Questo incremento – sottolinea Alberto Gallas, titolare insieme al fratello Lorenzo dell’omonima agenzia di reclutamento di colf e badanti con oltre quaranta filiali nel nord e centro Italia – riflette la crescente attenzione verso il tema dell’assistenza, considerando anche il progressivo invecchiamento della popolazione. Passare dai 10 milioni del 2024 a 39,9 nel 2025 è un chiaro segnale di un impegno strutturale volto a sostenere un settore cruciale per il welfare familiare e sociale. Tuttavia, sarà fondamentale monitorare come questi fondi verranno allocati e se saranno sufficienti per ampliare significativamente la platea dei beneficiari”.
Criticità e proposte di miglioramento
Secondo Gallas, alcuni criteri potrebbero essere rivisti per migliorare l’efficacia del bonus:
- La soglia Isee di 6.000 euro è molto restrittiva e non tiene conto delle differenze nel costo della vita tra le diverse aree del Paese.
- Richiedere l’indennità di accompagnamento come requisito esclude molti anziani con necessità di assistenza ma non formalmente riconosciuti come tali.
- Un ampliamento dei criteri, includendo un range più ampio di condizioni di non autosufficienza, garantirebbe un accesso più equo al bonus e una maggiore copertura delle necessità familiari.
Inoltre, potrebbero essere introdotti:
- Incentivi fiscali più consistenti: La detrazione del 19% per le spese per assistenti di persone non autosufficienti, con un tetto massimo di 2.100 euro annui e per redditi inferiori a 40.000 euro, potrebbe essere ampliata sia nel limite detraibile sia nella soglia di reddito.
- Un intervento locale più mirato: Un maggiore coinvolgimento regionale e locale permetterebbe di soddisfare meglio le esigenze specifiche dei territori.
Formazione e professionalità
Un ulteriore aspetto cruciale è la formazione delle assistenti domiciliari. “Bisogna incentivare e finanziare corsi di formazione professionale per le badanti, qualificandole e offrendo migliori opportunità di lavoro, oltre a garantire alle famiglie personale altamente qualificato”, afferma Gallas.
Il Gallas Group investe già molto in questo ambito, riconoscendo che la carenza di posti nelle RSA obbliga molte famiglie a tenere in casa i propri cari non autosufficienti. In questi casi, è essenziale disporre di personale competente e preparato per gestire le specifiche esigenze sanitarie.
Un trend in crescita, ma ancora criticità
Negli ultimi anni è aumentato l’utilizzo di agenzie per la ricerca di badanti, un segnale positivo legato alla crescente consapevolezza dei rischi del lavoro non regolare e alla necessità di personale affidabile. Tuttavia, dei due milioni di lavoratori domestici stimati in Italia nel 2023, una parte significativa opera ancora in nero.
L’ampliamento dei beneficiari del bonus potrà contribuire a contrastare il lavoro sommerso, promuovendo la regolarità contrattuale e sostenendo famiglie e operatori in un settore cruciale per il welfare italiano.
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