sciopero e protesta davanti al Tribunale


“No al controllo del potere politico della magistratura”, così recita il poster attaccato all’ingresso del tribunale di via Farini da magistrati e magistrate in protesta, con la costituzione in mano, in occasione della giornata di sciopero “A difesa della Costituzione”, proclamata dall’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) contro la “riforma” della giustizia. Un presidio e un’assemblea nella sala delle Colonne, aperta alla cittadinanza, con la lettura di articoli della Costituzione e di un comunicato. Lo riferisce la Dire. 

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Si stima un’adesione superiore all’80% degli iscritti all’Anm in Emilia-Romagna. 

“Oggi è il giorno di una protesta importante e in particolare tutti i Mot, i giovani magistrati ordinari in tirocinio, sono compatti nella partecipazione – spiega Elonora Pirillo, consigliera di Corte d’Appello e presidente della giunta Anm Emilia-Romagna – La riforma non ci piace, lo abbiamo detto tante volte, perché non è una riforma della giustizia, ma della magistratura. Una riforma punitiva nei confronti della magistratura, che non cambierà nulla sul servizio giustizia che noi siamo chiamati a dare ai cittadini”. “I processi non si abbrevieranno di un giorno – continua Pirillo – Abbiamo bisogno di personale e di mezzi, di strumenti informatici. Si è pensato invece a una riforma costituzionale, che altera e altererà gli equilibri tra poteri dello Stato avvicinando il pubblico ministero all’esecutivo. C’è un forte rischio che questo accada, a Costituzione variata. Vogliamo una riforma – insiste – che ci aiuti a lavorare meglio e a offrire un servizio migliore” alla cittadinanza.

“Samurai che non rispondono a nessuno”

“La separazione delle carriere in realtà c’è già, con uno 0,3% all’anno che passa da una carriera all’altra – dichiara Stefano Celli, sostituto procuratore a Rimini e vicesegretario generale dell’Anm – E quasi sempre lo fa per ragioni logistiche, semplicemente: si tratta spesso di giovani magistrati alla prima sede scelta, che quando possono tornare alla funzione cui aspirano”. La riforma “vuole invece – osserva il pm – la creazione di un corpo autonomo di pubblici ministeri, che qualcuno definisce ‘samurai’: 1.500 persone che non rispondono a nessuno, se non a loro stesse – insiste – Qualcuno dovrà comunque guidarli, e non potrà che essere l’esecutivo. Questo non esiste in nessuna parte del mondo, né in occidente né negli Stati non democratici”. In questo modo, rincara Celli, “il pm viene sottoposto al controllo dell’esecutivo. Questo arriverà anche da noi, se non sta già arrivando”, come tra l’altro “ha rilevato anche il professor Pera, non certo uno di sinistra, in un articolo. Questo ci conduce sulla strada dell’Ungheria e della Polonia, dove le ingerenze nei confronti della magistratura sono pesanti”. Il problema è che la riforma del Governo, quindi, “toglie dei presidi di democrazia costituzionale”.

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Celli risponde sul tema della presunta casta dei giudici: “La casta? E dov’è? Noi mica scioperiamo per lo stipendio, non ci viene in tasca nulla con questa mobilitazione. Anzi, forse un domani ci aumenteranno pure lo stipendio e lavoreremo meno… Non c’è privilegio”.

La questione sorteggio

Il pubblico ministero di Rimini parla anche della questione sorteggio: “Diventeremo l’unico ordine professionale che non può scegliersi i propri rappresentanti di autogoverno, a differenza di ingegneri, architetti, giornalisti e amministratori di condominio. Noi non siamo degni, invece. E questo solo per il fatto che alcune persone tra noi non hanno adempiuto bene al loro mandato: quindi se si scopre un parlamentare corrotto dobbiamo sciogliere il Parlamento?”, si chiede il sostituto procuratore. Sullo scontro col governo, quindi, puntualizza Celli: “Più che scontro, è un’aggressione. Noi non ce la prendiamo con nessuno. Scioperiamo perché la situazione è drammatica e abbiamo trovato sempre porte chiuse. Questa protesta, forte, sta riscuotendo fra l’altro molto successo. Con buoni riscontri da società civile, da artisti, cantanti e avvocati, che non è affatto vero che sono d’accordo con la riforma della separazione delle carriere”.

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