L’enclave Asl in terra Moscati continua a bloccare l’avvio del cantiere per l’ampliamento del pronto soccorso avellinese. La centrale operativa del 118, infatti, non ha ancora liberato i locali della città ospedaliera, che attualmente occupa, per spostarsi al vicino Centro riabilitativo Australia, di diretta pertinenza dell’Asl di Avellino.
Ma sul mancato trasferimento il malumore cresce e non soltanto tra i vertici dell’ospedale. Scoppia, infatti, la polemica proprio tra chi, nella nuova sede del quartier generale delle ambulanze, dovrà andarci a lavorare. Sulla tribolata vicenda di cui è protagonista la dirigenza di via Degli Imbimbo, dunque, oltre agli slittamenti e alle promesse disattese (l’ultima deadline per il trasloco era stata fissata al 31 ottobre), si rileva adesso l’ennesimo inciampo. Nonostante la spesa e i tempi di attesa, che tuttora prosegue, la struttura in via di ultimazione sta generando non poche preoccupazioni tra i dipendenti del centralino per le emergenze.
A cominciare dagli spazi risicati. Carte alla mano, cioè, dal progetto emerge che agli operatori del 118 è stata destinata una stanza di soltanto 22 metri quadri di superficie. Una saletta, appunto, che dovrà ospitare una decina di professionisti. Tutti, per giunta, riuniti intorno allo stesso tavolo, posto al centro dell’ambiente. Una dimensione, inoltre, che risulta inferiore a quella dell’attuale sala operativa della Centrale, che come detto è ancora ubicata nei locali attigui al reparto d’Emergenza. Una metratura, quella al polo riabilitativo, che, al di là dei paragoni, non garantirebbe ai dipendenti di svolgere al meglio il proprio compito. E non va meglio, poi, per i servizi igienici. Sono due, infatti, i bagni compresi nella progettazione, ma dall’analisi della planimetria emerge che pure le dimensioni dell’area per i servizi igienici sono assai esigue. Rispettivamente 4 metri quadri per il primo bagno, quasi 5 per il secondo. A ciò, per giunta, si unisce anche l’ombra amianto.
Tra i dipendenti è infatti diffusa la preoccupazione che la struttura presenti componenti in eternit tali da poter compromettere, a lungo andare, la salute di chi dovrà operarvi quotidianamente. Un punto, quest’ultimo, su cui dovrà fare chiarezza, per rassicurare gli animi, l’Azienda sanitaria stessa. Ma intanto, per il quadro appena descritto, sale l’insoddisfazione tra gli operatori del 118, con alcuni che hanno già espresso la propria contrarietà a prendere servizio nella nuova Centrale.
Il rischio, dunque, è che i 250mila euro totali messi in campo per i lavori strutturali alla fine non abbiano prodotto un risultato adeguato. Una situazione che certamente potrà essere chiarita al taglio del nastro dell’edificio. Ma pure sulle tempistiche per l’inaugurazione resta l’incognita. Fino ad oggi, come anticipato, l’ultima data annunciata dal direttore generale dell’Asl Mario Nicola Ferrante è stata ampiamente mancata. «Prevediamo il trasferimento entro la fine del mese», aveva dichiarato a Il Mattino il diggì agli inizi dello scorso ottobre. E poi, incalzato nuovamente il 22 novembre successivo, aveva ammesso i ritardi, attribuendoli però all’impresa incaricata dell’installazione dell’apparato tecnologico necessario alla Centrale.
«Noi abbiamo affidato la realizzazione del servizio – aveva sottolineato il manager – ma è la ditta che non li ha ancora completati. Dovrebbero essere ultimati entro la prossima settimana. Altrimenti mi rivolgerò al prefetto». Ma anche novembre è alle spalle, mentre il pressing per il trasloco è sempre più forte. Dalla sua, vale a dire, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera non sembra intenzionato ad ammettere altri ritardi. Una questione di cui Renato Pizzuti avrebbe informato il governatore Vincenzo De Luca. Pure perché la gara d’appalto per l’ampliamento del Pronto soccorso è stata chiusa e il cantiere affidato. Per avviarlo la Centrale dovrà andare via. Tuttavia non si potrà non tenere conto dei dubbi sollevati dagli operatori.
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