La crisi della sanità in Sicilia, è tempo di cambiare


I dati della Corte dei conti e la classifica di Newsweek confermano la crisi strutturale, tra liste d’attesa, fuga nel privato e chi non ce la fa a curarsi

di Marco Olivieri

Il ministero della Salute comunica una sintesi dei risultati del monitoraggio dei Lea attraverso il nuovo sistema di garanzia per l’anno 2023. E, valutando i Livelli essenziali di assistenza, si ha una conferma: la sanità in Sicilia è malata. E da tempo. La bocciatura riguarda la prevenzione e l’ambito distrettuale, ovvero le cure territoriali. E la sanità siciliana viene promossa solo nell’area ospedaliera.

Tuttavia, sui posti letto il governo Schifani smentisce i dati allarmanti della Corte dei conti. Quest’ultima ha rilevato che in Sicilia, “a fronte di 720 posti letto di terapia intensiva, ne sono stati effettivamente realizzati 151 (ossia il 21%), di cui solo 109 collaudati e in uso. Mentre a fronte di 350 posti letto di terapia semi o sub-intensiva programmati, ne sono stati realizzati 116 (ossia il 33%), di cui solo 78 collaudati e in uso”. Ed è arrivata la replica dell’amministrazione regionale: “Chiederemo un riesame degli atti. l’indicazione di 720 posti letto di terapia intensiva e semintensiva, da realizzare all’interno del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera Covid-19, è errata. A confermare la corrispondenza del numero dei posti indicati dall’assessorato (571) con quanti effettivamente previsti è anche il ministero della Salute, con una nota di stamattina a firma del direttore generale Americo Cicchetti”.

Tracollo degli ospedali del sud

Inoltre, nella recente classifica Newsweek degli ospedali, si assiste a un tracollo delle strutture del sud. E nell’isola figurano solo il Cannizzaro di Catania (86esimo) e il Policlinico di Messina, al 125esimo posto.

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I Lea e la Sicilia sotto la sufficienza in due aree su tre

  • Le regioni Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna registrano un punteggio superiore a 60 (soglia di sufficienza) in tutte le macro-aree
  • Nessuna regione/P.A. presenta punteggi inferiori alla soglia su tutte le tre macro-aree
  • Le regioni che presentano un punteggio inferiore alla soglia in una o più macro-aree sono
    • in due macro-aree: Valle d’Aosta (Distrettuale e Ospedaliera), Abruzzo, Calabria, Sicilia (Prevenzione e Distrettuale)
    • in una macro-area: P.A. Bolzano, Liguria e Molise (Prevenzione), Basilicata (Distrettuale).

Un sistema in crisi: la nuova sanità in Sicilia non decolla

Al di là degli elementi da verificare e dei numeri, è oggettivo che la sanità in Sicilia arranca. Liste d’attesa che non si riescono ad abbattere, pronto soccorso sovraffollati, l’assistenza territoriale ancora all’anno zero, la carenza di medici e personale sanitario come elemento strutturale e le enormi debolezze nelle province. Da qui la fuga nel privato e il progressivo, e inesorabile, declino della sanità pubblica.

Nel recente incontro promosso dal Cesv – Centro servizi per il volontariato, si è fatto il punto sullo stato di avanzamento dei lavori proprio in relazione alla sanità territoriale: “le 21 Case di comunità, i 6 Ospedali di comunità e le 7 Centrali operative territoriali, previste dal Pnrr Salute nel Messinese, vede tutti i progetti
avviati e con primi pagamenti già effettuati. Il ritardo massimo nell’avvio è stato di circa sei mesi. La conclusione dei progetti è fissata, al più tardi, al 31 marzo 2026. Infine, sono 7 i progetti già conclusi. E per tutti i 7 progetti conclusi, i pagamenti effettuati sono inferiori al finanziamento totale previsto”.

In Sicilia non si può attendere l’assistenza territoriale

Di certo, non si può attendere che decolli l’assistenza territoriale. Il tutto in una regione dove cresce di anno in anno la popolazione anziana, mentre i giovani vanno altrove per cercare lavoro.

Come abbiamo già evidenziato, il piano per abbattere le liste d’attesa e il progetto di una sanità talmente radicata nel territorio da impedire l’affollamento nei pronto soccorso richiedono processi lunghi. Ma che vanno nella direzione giusta. Ma, per ottenere risultati a breve termine, servono sforzi straordinari a livello politico e finanziario. Altrimenti, i privati continueranno a rafforzarsi a danno di chi non può sostenere le spese sanitarie. Secondo la Cgil, sono 800 mila i siciliani che rinunciano ogni anno alle cure perché non possono permettersele. E molti partono per i viaggi della speranza soprattutto nel nord d’Italia.

Nel qui e ora, tocca a chi governa a livello nazionale e siciliano intervenire con carattere di eccezionalità. E in tempi brevissimi, dopo decenni di politiche disastrose.



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