Prof Miano: «Dobbiamo recuperare l’autonomia di pensare e di “pensare insieme”»


CASTELLAMMARE DI STABIA. Formare giovani a diventare liberi, sviluppare la capacità di scegliere, orientando il proprio agire verso la realizzazione di una vita che abbia senso. L’adulto che riesce in questo compito ha registrato un successo. Il futuro adulto che conquista l’autonomia di scegliere ha nelle mani il manuale del vivere intensamente… la magia del sentirsi persona libera.

Nel Teatro Karol , con il parroco don Catello Malafronte, è stato questo l’avvio del percorso di formazione “E tu cosa desideri?”, iniziato con l’incontro tra un nutrito gruppo di giovani e il professor Franco Miano, docente di Filosofia Morale (intervistato da Ernesto Manfredonia), organizzato dal Centro Studi Fondazione Padre Baldassare Califano sul tema “Agire sociale e solidarietà”, sull’esempio del beato Pierluigi Frassati, che ad agosto sarà proclamato santo.

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«Pensare non vuol dire astrarsi dalla realtà, ma entrare con l’azione nella realtà. E per agire in tal modo ci serve, è vero, un supplemento di fede, ma soprattutto un supplemento di pensiero e di pensare insieme» è stato uno dei concetti espressi dal professor Miano, che ha esortato i giovani a “spezzare l’isolamento dell’individualismo”. «Ciò che un tempo era scontato – ha spiegato – oggi va recuperato: pensare con la propria testa. E “pensare insieme”».

Piergiorgio Frassati, ha illustrato il docente di Filosofia Morale, è stato beatificato nel 1990. Giovane colto e di carità. «Un esempio da imitare perché, quando si parla di santi – ha aggiunto – si immaginano persone distanti dalla realtà. Non è così, i santi sono diventati tali perché si sono immersi nella vita pienamente».

«E l’immersione nella realtà di Piergiorgio è stata ribadita da tre Papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco – ha ricordato Miano – Giovanni Paolo II ha spiegato di Piergiorgio che, guardando a lui, si capisce che solo la rivoluzione della carità, dell’Amore, può dare accesso alla speranza del cambiamento. Affermando che “la santità è possibile per tutti”, per tutti». Il cambiamento è proprio ciò a cui una buona formazione vuole tendere: cambiamento economico, politico, sociale. «È per il cambiamento che bisogna impegnarsi – ha esortato Miano – Piergiorgio, a soli 24 anni, figlio del direttore de La Stampa di Torino, era un ragazzo colto, destinato a intraprendere una strada da intellettuale, forse sulle orme del padre, ma che decise di occuparsi dei poveri. Della cultura e dei poveri. Dimostrando che non esiste una dicotomia tra cultura e solidarietà. Ciascuno di noi, ovunque si trovi, ha il dovere di “agire nel modo migliore”».

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Di Piergiorgio Frassati due Papi, Benedetto XVI e Papa Francesco, hanno citato invece una frase sulla quale i giovani che hanno partecipato all’incontro al Teatro Karol si sono sentiti particolarmente stimolati: “Vivere e non vivacchiare”.

«Vuol dire – ha detto il professor Miano – vivere cercando di capire cosa conta di più. Vivere non superficialmente, non condizionati ad aderire a modelli esteriori».

Carola ha rotto il ghiaccio, testimoniando a nome di tutti i suoi coetanei presenti: «È vero, ci vuole molto coraggio a non vivere in superficie».

Francesco ha espresso le paure della sua giovane età: «Ogni giorno, noi diamo il cento per cento delle nostre energie e vorremmo dare anche di più. Ma, talvolta, siamo tristi perché convinti di non avere fatto abbastanza».

«Può capitare di sentirsi tristi per non avere dato il massimo. Ma è ciò che capita quando si hanno degli ideali – ha spiegato il professor Miano – che ci sopravanzano e sono utili a spingerci a dare sempre di più».

Emilia ha chiesto: «Come possiamo capire se stiamo vivendo o vivacchiando, dal momento che sui social siamo continuamente attratti da esempi che poi, spesso, si rivelano falsi?».

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Mentre Sara ha domandato «quanto il passaggio antropologico dell’umanità a una società digitale possa avere influenzato la perdita del pensiero critico, a svantaggio della lettura».

Il professor Miano ha convenuto che la “perdita della lettura” rappresenta una “questione non marginale ma importante”. «La nostra formazione oggi – ha quindi esortato tutti – deve essere “multipla”. Per le generazioni precedenti è un obbligo inserire il digitale nelle proprie conoscenze. Ma le nuove generazioni devono recuperare il valore della lettura che rappresenta la “rottura”, lo spazio della ricerca autonoma. La dimensione autonoma, anche della preghiera, di una profondità di vita che mira a evitare l’omologazione. Non intendo di dover fare gli originali a ogni costo: ma puntare all’incontro con gli altri».

La domanda di Giorgia è stata: «Noi, di questa generazione, cosa abbiamo perso di più rispetto alle generazioni precedenti?».

E la risposta del professore di Filosofia Morale è stata: «Io sono convinto che ogni tempo è “tempo di Dio”. Tutti i problemi oggettivi odierni non mi tolgono questa convinzione: anche questo tempo è “tempo di Dio”, fatto di chiaroscuri, di luci e ombre. Abbiamo perduto la dimensione comunitaria. C’è un eccesso di individualismo che ci porta a separarci dagli altri e a rompere le relazioni».

Sull’individualismo, Annabella ha chiesto: «Come combatterlo in pratica? Alle volte ci si incontra al mattino con un amico a scuola e ci sembra persino di avere paura di alzare una mano per salutarlo…».

«Tocca a noi fare il primo passo – ha incoraggiato il professor Miano – Non bisogna temere il rischio di perdere un incontro, di subire una delusione, ma si deve sempre agire per favorire le relazioni. Fare il primo passo, costruirle con prudenza, non con insistenza, ma fare il primo passo: in famiglia, in condominio, a scuola… Ma non rimanerci molto male se non c’è risposta».

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Un ragionamento dal quale è scaturita la riflessione finale a cui il primo incontro al Karol sulla Dottrina sociale della Chiesa puntava: «Ragazzi: occupatevi della vita sociale della vostra città. Non astenetevi dal partecipare, andate a votare. Il cambiamento è un lungo processo che ha bisogno di molti combattenti».

Il prossimo incontro al Teatro Karol si terrà alle ore 19, il 26 marzo, con il Procuratore capo della Repubblica di Avellino, Domenico Airoma. Tema: Non c’è pace senza giustizia” sull’esempio di Rosario Livatino “il giudice ragazzino”.





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