«Un filo rosso tiene insieme l’eliminazione del reato di abuso di ufficio, l’ indebolimento della magistratura ordinaria attraverso la separazione delle carriere e la modifica dei criteri di accesso al Consiglio superiore della magistratura, l’attacco alla Corte dei conti attraverso il disegno di legge Foti. Mi sembra che siamo in una fase nella quale non sono ben accetti i controlli su chi riveste incarichi pubblici». Aldo Policastro, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, nel giorno dello sciopero delle toghe, al quale ha aderito, invita ad una visione d’insieme.
Perchè la separazione delle carriere minaccia l’indipendenza del pubblico ministero?
C’è il rischio che un corpo separato ed esterno alla giurisdizione, composto da 2500 magistrati, sia esposto alle influenze del potere esecutivo. Potrebbe dover rispondere al governo per i risultati che ottiene o per le inchieste che conduce, come peraltro accade già in altri Paesi dove è in vigore la separazione della funzione giudicante da quella inquirente.
Il governo si difende replicando che si sta facendo un processo alle intenzioni, ma che il pericolo non esiste. Lei cosa risponde?
Il numero dei passaggi da pm a giudice è numericamente insignificante. Se si vuole una modifica costituzionale per un problema che non c’è, evidentemente si punta ad altro, a subordinare il pm al controllo dell’esecutivo.
Quali altri aspetti della riforma Nordio la preoccupano?
Si prevedono due Consigli superiori della magistratura, uno per i giudici ed uno per i pm. Ebbene, nell’uno e nell’altro si entrerà non più per elezione, ma per sorteggio. La cabala sostituirà la scelta da parte del corpo elettorale. I componenti laici continueranno ad essere eletti, però, con il risultato che paradossalmente saranno più legittimati dei magistrati estratti a sorte. La tombola, peraltro, non garantirà che entrino i migliori ed i più motivati. Uno può essere un ottimo giudice, ma del tutto inadatto a svolgere le funzioni previste dal Csm. Si aggiunga che l’estrazione a sorte determinerà anche l’accesso all’Alta corte di giustizia, che avrà compiti disciplinari, e si capisce bene fino a che punto si minino le fondamenta del sistema di autonomia ed indipendenza della magistratura.
Chi difende la riforma sostiene che con il sorteggio dei componenti del Csm si porrà fine alle degenerazioni evidenziate dal caso Palamara. Perchè sbaglia?
È un po’ come se, per contrastare la partitocrazia, si fosse abolito il Parlamento. Ci sono stati seri problemi, non lo si nega, dai quali la magistratura si sta risollevando, ma l’estrazione a sorte dei componenti del Csm non è certo un rimedio. I gruppi e le associazioni servono per elaborare, discutere e proporre.
Due giorni fa, in occasione dell’inaugurazione a Napoli dell’anno giudiziario della Corte dei conti, il procuratore generale Antonio Giuseppone ed il presidente della sezione giurisdizionale della Campania, Michele Oricchio, hanno espresso solidarietà nei confronti dello sciopero che avete attuato ieri. I magistrati contabili sono a loro volta al centro di una riforma, quella del Ddl Foti. Perché lei ritiene sia parte del disegno complessivo di indebolimento dei controlli di legalità verso chi esercita una pubblica funzione?
Lo scudo erariale che fu introdotto durante il Covid ed ora è stato nuovamente prorogato prevede che i pubblici amministratori rispondano solo dei danni erariali cagionati per dolo. Una gestione gravemente colposa non può essere perseguita. Sostanzialmente è stato quasi azzerato il controllo sui pubblici amministratori. Ora, poi, con il dl Foti si vuole stabilire un limite alle somme risarcibili e si centralizza l’azione inquirente nella Procura generale.
Il dl Sicurezza, intanto, prevede di reintrodurre il reato di blocco stradale, inasprisce le pene per il danneggiamento ed elimina l’obbligo del rinvio della esecuzione della pena per le donne incinte e le madri di un bimbo di età inferiore ad un anno. Quale idea di giustizia porta avanti questo governo?
Una giustizia a due velocità. A fronte di scelte che indeboliscono il controllo di legalità verso i colletti bianchi, altre rendono più dire le sanzini per i reati dei marginali, dei dissenzienti e di chi protesta. Certe condotte devono sì essere sanzionate, ma in maniera proporzionata al disvalore di esse.
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