Le frecce gialle di MeidasTouch, l’urlo antiTrump via podcast e YouTube



(Unsplash)

Le opposizioni al presidente americano

Il progetto condotto da tre fratelli è un prodotto apertamente politico. Sempre stato in cima alle classifiche di ascolto, ma, ad un mese dall’inizio della nuova Amministrazione americana, è scivolato al terzo posto per le sue posizioni anti-repubblicane


Dallo scorso gennaio “The Joe Rogan Experience”, il podcast del comico (e commentatore di arti marziali) Joe Rogan non è più in cima alle classifiche di ascolto. Di per sé è una notizia visto il peso che ha avuto nella campagna elettorale americana, quando ha intervistato Donald Trump in una puntata che ha battuto i record di YouTube. Ma è bastato un mese di presidenza Trump per vederlo scivolare al terzo posto, superato da un podcast di storia che racconta il “collasso delle civiltà”, al secondo posto, e  da “The MeidasTouch Podcast” (dati: Spotify).

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Il nuovo principe dei podcast è un prodotto apertamente politico e antiTrump condotto da tre fratelli (Ben, Brett e Jordan Meiselas). Prima di diventare un progetto multimediale, The MeidasTouch è stato un superPac, un comitato elettorale che raccoglie fondi in vista di un’elezione, legato al Partito democratico: era il 2020 e l’obiettivo dei Meiselas era fermare la rielezione di Trump. Per farlo, MeidasTouch utilizzò alcuni dei trucchi retorici – e tecnologici – che avevano reso la destra così influente online. A partire dal 2016, si è molto discusso della cosiddetta “alt-right pipeline”, il meccanismo che trasformava tanti utenti – perlopiù giovani e maschi – in membri della nuova destra trumpiana. Succedeva con canali YouTube che sapevano cogliere la simpatia dei gamer, ad esempio, e denunciavano gli eccessi del politicamente corretto. Dalla critica al femminismo si passava a una lezione di Jordan Peterson, filosofo adorato a destra, fino ad arrivare a creator estremisti e radicalizzati. MeidasTouch fa parte di un gruppo di realtà editoriali che vuole imporsi come alternativa a questa “pipeline”, utilizzando titoli gridati e producendo thumbnail (la piccola immagine di anteprima dei video YouTube) in grado di attirare l’attenzione del pubblico, ma in chiave antitrumpiana. 

La scorsa estate la rivista Columbia Journalism Review (Cjr) notò non senza scetticismo come MeidasTouch si definisse “il network di notizie in più rapida crescita al mondo” – parole che, nel giro di pochi mesi, sono diventate realtà. Oltre al podcast, infatti, la testata opera su YouTube e vari social media, imponendo un’agenda di sinistra in un sistema informativo del tutto nuovo, su cui è stata soprattutto l’alt right a imporsi. Come ha scritto la Cjr, infatti, “qualcosa dei meccanismi tradizionali per distribuire l’informazione all’elettorato americano si è rotto”, e da queste crepe sono usciti fenomeni come Ben Shapiro e Dan Bongino, entrambi vicini a Trump e tra i più seguiti online, ma anche figure più ibride come Theo Von e Rogan, che dal semplice cazzeggio davanti ai microfoni sono passati a ospitare Trump e J. D. Vance, portando le loro parole a un pubblico enorme – e non raggiungibile attraverso i giornali o la Cnn. Ciò a cui punta anche MeidasTouch.

I fratelli Meiselas vengono da lontano. Prima di fondare MeidasTouch, Ben si era fatto notare come avvocato di Colin Kaepernick, il giocatore di football americano escluso dalla squadra dei 49ers per essersi inginocchiato durante l’inno nazionale statunitense per denunciare  le violenze contro i neri; Brett è stato editor del talk show “The Ellen DeGeneres Show”;  Jordan viene dal mondo del marketing. Da questo cerbero in grado di unire politica, attivismo e pubblicità è nato un progetto che non sembra preoccuparsi di essere percepito come neutrale o imparziale. Basta scorrere la pagina YouTube di MeidasTouch per notare due cose: la frequenza di pubblicazione (quindici video nelle ultime ventiquattro ore) e il linguaggio da tabloid, con le parole chiave scritte a caratteri cubitali e grandi frecce gialle a indicare il protagonista, che è sempre Trump. Non è esattamente una lezione di giornalismo, ma non ambisce nemmeno a esserlo. Invece di raccogliere fondi per i democratici, i Meiselas sembrano aver deciso di provare a dimostrare che il peso avuto finora dalla destra online non è fatto per restare. E che anche il grande Rogan può essere scalzato dal primo posto nei podcast.





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