Meloni, imbarazzo dopo lo scontro alla Casa Bianca: “Subito vertice Usa-Ue”


SATURNIA. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si sono confrontati a margine del Consiglio dei ministri, nella mattinata di ieri, per discutere la posizione da tenere sull’Ucraina, in vista del vertice di Londra sulla sicurezza al quale parteciperà oggi la premier. Nel giro di poche ore, però, lo sforzo di trovare una posizione unitaria appare del tutto inutile. Nell’era della seconda presidenza Trump i tempi di elaborazione europei non reggono il ritmo della Casa Bianca. Lo dimostra lo scontro feroce tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a Washington. Un minuto dopo, i tre alleati reagiscono e si trovano su posizioni diverse, in qualche modo inconciliabili.

Meloni decide di intervenire in serata: «È necessario un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati», scrive la premier in una nota. Un incontro che servirebbe a parlare di Ucraina. « È la proposta che l’Italia intende fare ai suoi partner nelle prossime ore», fa sapere, e sottolinea: «Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà e dei principi che l’hanno fondata, primo fra tutti la libertà». Una divisione che, conclude Meloni, «non converrebbe a nessuno».

Prima di lei Tajani, commentando le immagini dell’incontro tra il presidente Usa e il presidente ucraino, invitava alla prudenza: «È un momento di grande tensione, per questo bisogna tenere i nervi saldi, reagire con grande calma e vedere quale sarà l’evoluzione dopo questo colloquio che certamente non è andato bene». Ecco, invece, come Salvini accoglie l’invito del suo alleato e ministro degli Esteri: «Forza Trump!». Lo scrive sui social, allegando uno spezzone del filmato dell’umiliazione subita da Zelensky alla Casa Bianca. Episodio intorno al quale elabora, oltre le complessità, questa linea politica: «Obiettivo pace, basta con questa guerra». Il vicepremier della Lega è a Saturnia, ospite del Forum in Masseria (organizzato da Bruno Vespa e da Comin&Partners) e da qui rincara la dose: «Probabilmente non è quello che le scuole di diplomazia hanno insegnato, ma se con un certo approccio non ha funzionato, con uno più strong il risultato forse arriva a casa». Di più: «Se Trump riesce a mettere fine ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente dovrebbero dargli il nobel per la pace». Poi via per una foto con Elisabetta Casellati – «Elisabetta, sono senza giacca, come Zelensky!» – e c’è il tempo anche per un tuffo nella piscina termale.

Questa è la punta dell’iceberg. Perché Salvini non sembra entusiasta nemmeno della soluzione che Meloni voleva proporre a Londra per l’Ucraina. Quella che – come viene enunciata, sempre da Saturnia, dal suo fedele sottosegretario Giovanbattista Fazzolari – prevede di «estendere a Kiev le garanzie di sicurezza previste dall’articolo 5 della Nato, senza però farla entrare nella Nato». Che ne pensa Salvini? «L’importante è la pace». Quantomeno, nessuno dei due vuole truppe europee a Kiev: «Siamo contrari». Ma è l’unica cosa su cui sembrano coincidere i loro pensieri. « Trump ha sorpreso tutti, è molto più frizzante di come immaginavamo», e invita a non «inseguire le sue dichiarazioni». Ma «la cosa che preoccupa di più – aggiunge Fazzolari, che porta sul palco la posizione della premier – è l’annuncio dei dazi. Confido che si troverà un accordo tra Europa e Usa». Salvini sale sul palco dopo di lui. I due non si amano, e il leghista non fa nulla per incrociarlo. Poi replica: «Dico l’esatto contrario di qualche genio: la politica minacciosa dei dazi può essere un’occasione per il sistema Italia. Bisogna lavorare sui rapporti bilaterali». Invece a Palazzo Chigi fanno conto sull’Europa, la stessa che il leghista prende a cannonate. Prima sui controdazi minacciati da Bruxelles «che fanno ridere», poi sull’ipotesi di rendere l’Ue autosufficiente sul fronte della Difesa: «Ma autosufficienti de che? Qualcuno riesce a pronunciare il concetto di esercito comune europeo senza ridere?». Tajani, intanto, chiede di aumentare gli investimenti nella Difesa «per raggiungere almeno il 2%».

Il centrosinistra intanto si indigna. La segretaria del Pd Elly Schlein critica Trump, per Giuseppe Conte «di Meloni si sono perse le tracce», e Carlo Calenda propone «una piazza pro-Zelensky». Ma tutto questo non è nulla in confronto alle crepe che il governo sta aprendo al suo interno, giorno dopo giorno. Anzi, con Trump, ora dopo ora.

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