Cryptogate: Milei e lo scandalo $LIBRA


Il 14 febbraio 2025 il Presidente argentino Javier Milei ha pubblicato un post sul suo profilo X riguardante la diffusione di una criptovaluta, sostenendo che questa avrebbe favorito l’incremento degli investimenti nel settore tech in Argentina. Il token, dopo un breve successo durato qualche ora, ha decimato il proprio valore, lasciando in imbarazzo l’inquilino della Casa Rosada.

Successivamente alla pubblicazione del post, la moneta digitale ha registrato un enorme aumento di valore, passando da una quotazione iniziale di $0,000001 per unità fino a raggiungere un massimo di $5,20, per poi svalutarsi e stabilizzarsi a $0,99. Poche ore dopo la condivisione del primo tweet, Milei ha provveduto personalmente ad eliminare il post, ammettendo di non essere adeguatamente a conoscenza delle dinamiche del progetto da lui sostenuto.

Secondo alcune stime, sottolineate da Jonatan Goldfarb in una intervista al Presidente per conto dell’emittente argentina TN, sarebbero 44000 gli investitori coinvolti nello scandalo relativo a $LIBRA, di cui l’86 percento non sarebbe riuscito a recuperare il valore delle proprie acquisizioni. Il leader libertario nell’intervista condotta da Goldfarb devia la responsabilità del proprio coinvolgimento. In primo luogo, sostiene che gli investitori avrebbero dovuto tenere in conto la valutazione del rischio prima di acquisire gli asset della crypto, paragonando il trading delle criptovalute al gioco d’azzardo. Inoltre, Milei, agendo in qualità di economista attraverso un profilo social personale, non sarebbe istituzionalmente responsabile per le indicazioni concesse. Infine, l’ultralibertario si difende ribadendo come il suo interesse per $LIBRA sia puramente emotivo, autodefinendosi “fanatico tecno-ottimista”, sottolineando il suo intento a divulgare e non promuovere l’iniziativa di investimento digitale, scagionandosi da ogni responsabilità giuridica.

La bufera mediatica ha suscitato grande interesse nel paese sudamericano. Pesanti le accuse dell’opposizione che, attraverso l’istituzione di una commissione apposita, cerca di far luce sulle dinamiche relative al coinvolgimento del Presidente. La magistratura si è mossa parallelamente, la giudice federale María Servini ha delegato al procuratore federale Eduardo Taiano il ruolo di PM incaricato. Secondo alcune indiscrezioni interne, Taiano avrebbe richiesto dei rapporti sul caso a vari enti statali, tra questi la Banca Centrale Argentina (BCRA) e la Commissione Nazionale dei Valori (CNV), oltre a soggetti ed enti privati come il colosso tech americano Google.

Nei giorni successivi il Presidente Milei non si è mostrato particolarmente scosso. Le problematiche interne, infatti, non gli hanno impedito di partecipare alla Conservative Political Action Conference (CPAC) negli USA, con tanto di incontro ufficiale con il leader statunitense Donald Trump, il quale ha trovato il tempo di elogiarlo e assicurare il proprio sostegno all’omologo argentino durante il proprio discorso alla conferenza. Oltre a Trump, Milei si è messo in mostra anche in compagnia del magnate sudafricano Elon Musk, D’altronde, le simpatie reciproche e le visioni politiche affini tra i due non sono una novità. Al termine del viaggio, il Capo del Gabinetto, Guillermo Francos, ha evidenziato come la visita negli Stati Uniti sia stata un enorme successo per l’esecutivo, minimizzando le accuse da parte dei kirchneristi emerse in Senato pochi giorni prima. Ha inoltre ribadito che l’ostilità politica dell’opposizione è stata superata dal consenso e supporto che Milei avrebbe ottenuto sullo scenario internazionale.

In conclusione, l’intero esecutivo si è messo a disposizione della Magistratura per lo svolgimento delle indagini appena avviate. Tuttavia, è evidente la cautela con cui il Presidente e il proprio entourage cercano di evitare ogni associazione con la criptovaluta, adottando termini astratti e poco esaustivi sulla questione e minimizzando l’accaduto come un tentativo dell’opposizione per destabilizzare il Governo. Opposizione che si trova profondamente divisa sul fronte interno, l’allontanamento di Alex Kicillof dalla leader peronista Cristina Kirchner risulta essere un elemento chiave, al punto che il governo Milei tende a considerare la corrente peronista di Kicillof come principale intermediario all’interno del Congresso. Questo atteggiamento che non è certamente gradito dalla storica leader del Partido Justicialista (PJ), la quale per il momento ha evitato di commentare le dinamiche interne.

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Dunque, per stabilire se l’accaduto si rivelerà solo un piccolo inconveniente per l’amministrazione ultraliberale o la causa scatenante di un rapido declino della presidenza Milei, sarà necessario attendere il parere della Magistratura argentina.

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