Pauline sfida gli uomini: è tornata la Battaglia dei Sessi!


Ha già fatto sapere di non sentirsi una nuova Billie Jean King. Anzi, con un certo candore, Pauline Payet ha ammesso di non conoscere troppo bene la storia della “Battle of Sexes”, uno dei momenti più iconici nella storia del tennis. La sua iniziativa, in fondo, non ha le pretese ideologiche e sociali che animavano BJK nel 1973. Tuttavia, il progetto “Pauline versus Men” ci permetterà di dare una risposta precisa, nonché abbastanza oggettiva, su uno degli argomenti più affascinanti e dibattuti: qual è la reale differenza tra uomini e donne? La vicenda è semplice: numero 45 di Francia quando ha lanciato il progetto (attualmente è 50esima, nonché n.921 WTA), la Payet era in cerca di un’idea per vivacizzare il suo canale YouTube, i cuoi contenuti, in effetti, non sono particolarmente originali. “Ma sono stata tra le prime donne a farlo, nonché la prima in lingua francese” ha detto. Ex aspirante professionista, la cittadina francese nata a La Reunion (isolotto tropicale nell’Oceano Indiano, non distante da Madascar e Mauritius, ma territorio francese), ha provato a diventare una campionessa.

“Il mio sogno era vivere di questo sport, ma non ce l’ho fatta”. È stata al massimo numero 577 WTA nel 2014 ma, per sua stessa ammissione, ha rinunciato al sogno nel 2018. Però è rimasta nel tennis in una triplice veste: giocatrice nei circuiti nazionali, allenatrice e content creator, come si dice oggi. Nel 2022 ha aperto il suo canale YouTube (quando ha lanciato l’iniziativa aveva meno di 7.000 iscritti, adesso sono circa 1.500 in più), in cui produce prevalentemente contenuti didattici. Tuttavia, le è capitato spesso di leggere commenti provocatori. “Un 15/4 o un 15/2 ti batterebbero” le scrivevano. Stiamo parlando degli equivalenti di un quarta categoria italiano. E allora le è venuta un’idea: sfidare uomini in base alla loro classifica nazionale, partendo dalla più bassa fino a salire, per capire fino a dove sarà in grado di vincere. “L’ho scritto in un post su Instagram e ho ricevuto subito 300 messaggi, le cosa è stata accolta con favore”. E così è partita sfidando un “30” (l’equivalente di un 4.5: “Partire da classifiche più basse non avrebbe avuto senso”) e, vittoria dopo vittoria, vuole vedere fino a dove sarà in grado di spingersi.

“Fabrice è sceso in campo pensando di vincere, ma si è fermato a sette punti vinti in tutto, tra cui un solo vincente”
Pauline Payet

Tutti gli incontri sono visibili sul suo canale e la faccenda, in effetti, è interessante. “Ho affrontato un 15/5 di nome Fabrice – racconta – è sceso in campo pensando di vincere, ma si è fermato a sette punti vinti in tutto, tra cui un solo vincente”. Va da sé che la partita è finita 6-0 6-0. Stessa sorte per Pierre, anche lui incapace di vincere un game nell’ultimo match condiviso da Pauline. Quando le hanno chiesto dove pensa di fermarsi, ha detto che una stima realistica potrebbe essere un 3/6 o un 2/6 (equivalente dei nostri 2.8 e 2.7). “Ma dipende molto dallo stile di gioco dell’avversario. Magari posso battere uno classificato meglio e perdere con uno più in basso perché magari ha un bel servizio. Quando perderò, magari organizzo un’altra partita con un giocatore di uguale classifica con un diverso stile di gioco”. Le sfide tra uomini e donne sono antiche quanto il tennis. Campionesse come Suzanne Lenglen ed Helen Wills si allenavano spesso con gli uomini e si narra che spesso vincessero (soprattutto la seconda). 

C’è poi stato il 1973, con le provocazioni di Bobby Riggs culminate nel Mother’s Day Massacre (non pensiamo serva tradurre…), il netto 6-2 6-1 rifilato a Margaret Court, poi la celeberrima sfida dei sessi, in cui Billie Jean King esaltò le femministe con una sontuosa rivincita (anche se su quella partita circolano leggende incontrollate). Un ventennio dopo, Jimmy Connors vinse abbastanza facilmente con Martina Navratilova nonostante una solo palla di servizio e Martina avesse a disposizione metà corridoio. La sfida tra sessi è stata poi rilanciata dalle sorelle Williams. In età giovanile, Serena aveva chiesto una wild card per il torneo di Stoccarda… maschile (respinta con perdite), poi lei e Venus dissero che avrebbero battuto il numero 200 ATP. In quel momento, la posizione era occupata da Karsten Braasch, il quale le batté facilmente in un match improvvisato nei campi secondari dell’Australian Open, peraltro dopo aver fumato e scolato una birra. 

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La classifica francese di Pierre equivale a un 4.3 italiano. Non è bastata per raccogliere un solo game contro Pauline Payet

Quell’esperienza ha ammorbidito Serena Williams: anni dopo ammise che contro un campione come Andy Murray non sarebbe stata in grado di portare a casa un solo punto. Era il 2017 quando John McEnroe lanciò una provocazione, peraltro dopo aver detto che Serena (allora dominatrice del circuito WTA) non sarebbe entrata tra le top-700. “Facciamo giocare insieme uomini e donne, così non dovremmo più porci la domanda…”. Lasciando stare gli inutili battibecchi di genere, la più lucida è proprio la Payet, la quale ha sottolineato che gli uomini sono nettamente più forti. “Ci sono differenze biologiche, di forza e di cicli ormonali. È una sfida benevola”. C’è già chi le ha chiesto scusa: dopo aver sostenuto che avrebbe perso contro l’equivalente di un quarta categoria, hanno ammesso di essersi sbagliati.Poi si potrebbe studiare qualcos’altro, come per esempio affrontare il tennista che ha esattamente la mia stessa classifica francese tra gli uomini. E magari si potrebbe effettuare un tour estivo sulla terra battuta”.

Già, perché i match in scena in questo periodo (Pauline ne gioca uno a settimana) si stanno svolgendo sul cemento indoor e hanno una sola regola: la classifica attuale dei suoi avversari deve anche essere il loro picco. Giusto, non avrebbe senso affrontare un giocatore con una classifica che non rispecchia il suo reale valore. Ma alla fine, qual è l’obiettivo di tutto questo? Payet è chiara: “Creare maggiore attenzione sul tennis femminile, visto che nel tennis c’è una bassa percentuale di donne. Nel mio profilo Instagram il 30% dei followers sono donne, mentre nei miei omologhi non superano il 10%. In generale ce ne sono poche: qualche tempo fa la FFT ha lanciato competizioni miste per bambini tra i 7 e i 10 anni, ma le femmine sono pochissime”. Non lo dice, ma questa iniziativa le garantisce anche una certa popolarità che potrebbe sfociare – chissà – in qualche incarico più prestigioso rispetto al ruolo di insegnante in un circolo alla periferia di Parigi. Una storia da seguire. Nel frattempo, complimenti a Pauline per l’idea originale e lo spirito d’iniziativa nel portarla avanti. “Ma non paragonatemi a Billie Jean King, mi raccomando…



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