di Giustino Trincia, Direttore della Caritas di Roma
È la seconda volta nell’arco di pochi mesi che proponiamo alla Città il progetto di housing sociale dedicato alla figura, all’esempio di don Roberto Sardelli. La prima fu il 23 maggio 2024, in occasione dell’itinerario per ricordare, guardando soprattutto all’oggi, i 50 anni dal grande convegno ecclesiale del 1974 sui mali di Roma. Ne parlammo in una grande periferia, zona Bastogi, presso la parrocchia Santa Maria della Presentazione, in un convegno sul tema «Abitare a Roma, germogli di speranza». La seconda, lo scorso 30 gennaio, presso la parrocchia di San Policarpo, in un appuntamento dedicato a ricordare proprio la figura, direi la statura profetica, di don Roberto Sardelli. Un sacerdote romano salito al cielo nel 2019, dopo una vita dedicata a percorrere la radicalità del Vangelo, preferendo vivere con i poveri del tempo, piuttosto che limitarsi a parlarne. Andò a vivere infatti con i baraccati nella periferia romana, dove fondò la “Scuola 725” e realizzò una delle più importanti esperienze di pedagogia popolare. Il testo, «Roberto Sardelli Omelie di un prete periferico Leggiamo insieme il vangelo di Marco per viverlo insieme» (Cittadella Editrice, 2023), rende chiaramente lo spirito e lo stile del suo vivere il ministero di presbitero.
Il progetto a lui dedicato si inserisce, nel 2025, in una Roma che accoglie i pellegrini del Giubileo e alle prese come non mai con una grave povertà abitativa. Migliaia sono le famiglie che vivono in residenze precarie, le persone senza casa che dormono in strada, coloro che pur avendo un’abitazione non hanno la possibilità di viverla in modo dignitoso, non riuscendo a riscaldarla o ripararla. Ecco, proprio per l’Anno Santo, la Diocesi di Roma — attraverso la Caritas diocesana — ha promosso il progetto di housing sociale “Don Roberto Sardelli”, dedicato alla memoria del sacerdote che negli anni Ottanta operò con i baraccati nelle periferie della città, puntando sull’istruzione, sulla scuola. Il progetto, infatti, utilizzando sia il patrimonio immobiliare della diocesi che le abitazioni messe a disposizione dalle comunità e da privati cittadini, intende contribuire ad offrire una risposta concreta a molteplici situazioni di disagio abitativo con un programma di accoglienza pensato per adulti singoli, nuclei monogenitoriali e famiglie. Si può contribuire a sostenere il progetto mettendo a disposizione immobili sulla base di appositi accordi e di eventuali contratti di affitto calmierati, oppure contribuendo economicamente all’apposito Fondo “Don Roberto Sardelli”.
Sottolineato il valore del progetto, la tentazione che, come Chiesa, occorre evitare è quella di fermarci alla sola testimonianza. La gravità della povertà abitativa è tale a Roma da richiedere che accanto ad essa vi sia l’esercizio di quella carità politica che significa intervenire sulle cause a monte di questa gravissima forma di povertà, che rende ancora più fragile chi è più fragile economicamente e socialmente. Ogni iniziativa di solidarietà non può essere un alibi per ritrarsi dall’indispensabile opera di denuncia e di proposta per sopperire ad omissioni, ritardi e cessioni alle lobby dei forti, che sono alla base del pluridecennale problema abitativo a Roma. Gli sfratti continuano ad essere eseguiti e sappiamo che l’85% di essi dipendono dalla morosità incolpevole (non si riesce a pagare l’affitto perché il lavoro è saltato o si è ridotto, oppure è intervenuta una qualche disgrazia familiare); il costo degli affitti è ormai alle stelle; gli affitti brevi dilagano da anni e ben oltre il centro della città; decine di migliaia di studenti fuori sede a Roma sono in balia di richieste di affitto per un posto letto che vanno ormai dai 500 € al mese in su; sono oltre 20.000 le domande di assegnazione di una casa popolare in attesa di accoglimento, a fronte spesso di tempi biblici per ottenerla; le occupazioni illegali, per quanto non giustificabili, continuano ad essere per molti l’unica via per non ritrovarsi in strada; ci sono tra i 180 e i 200.000 alloggi vuoti nella Capitale, a fronte di decine di migliaia di persone, di famiglie senza casa; il mercato nero immobiliare è florido come quello legale, con prezzi accessibili ormai a pochi. Un segno abbiamo chiesto, quello di una moratoria dell’esecuzione degli sfratti per morosità incolpevole, nell’anno del Giubileo della Speranza, attraverso forme di accordo pattizio con i piccoli proprietari degli immobili o di loro indennizzo, ma al momento tutto tace. Andrebbe posto un argine al dilagare degli affitti brevi, agendo la leva fiscale e incentivando gli affitti lunghi, quelli ordinari, offrendo significative agevolazioni e maggiori garanzie e tutele ai proprietari degli immobili e pure qui poco o nulla accade. Andrebbe trovato un accordo strategico tra Governo, Comune e Regione per assicurare risorse adeguate ad aiutare chi non riesce a pagare l’affitto, ma gli appositi fondi incentivanti le locazioni e il sostegno per evitare la morosità incolpevole possono contare su pochi milioni di euro per tutto il territorio nazionale e l’unico barlume di luce è quello di fine anno della Regione Lazio che ha stanziato nuove risorse e di Roma Capitale che ribadisce il suo impegno per la casa. Resta pure irrisolto un evidente problema di gestione armoniosa ed efficiente del vasto patrimonio pubblico immobiliare esistente a Roma, che fa capo a Regione e Comune. Coltivare la speranza è possibile se, accanto alla testimonianza della generosità a cui il progetto “Don Roberto Sardelli” ci sollecita, sappiamo unire il grido forte e mite che invoca giustizia, perché senza di essa non c’è vera carità.
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