Dallo Zingaro a Marettimo, l’amore di Fulco Pratesi per la nostra terra


Fulco Pratesi, il decano degli ambientalisti italiani, fondatore del Wwf, scomparso ieri, 1 Marzo 2025, aveva un forte legame con la provincia di Trapani. Ed era stato al fianco dei cittadini della provincia per la battaglia per l’istituzione della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, a San Vito Lo Capo, che fu la prima in Sicilia.

La riserva dello Zingaro, istituita dalla Regione Siciliana con la legge n.98 del maggio del 1981, è stata la prima area protetta siciliana. Oggi rimane il simbolo della lotta ambientalista siciliana che, grazie alla storica marcia del maggio del 1980, ha sottratto questo prezioso lembo di terra tra Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo, alle grinfie della speculazione edilizia.

Pratesi, che ha anche curato la prefazione del libro “Viaggio allo Zingaro, si soffermava spesso sugli eventi del 18 maggio 1980, data della Marcia dello Zingaro. Fulco Pratesi non si limitò solo a promuovere la nascita della Riserva, ma si batté per la sua tutela nel tempo, denunciando i tentativi di speculazione edilizia e turismo di massa incontrollato. Il suo intervento fu fondamentale per evitare che il modello di cementificazione che aveva distrutto altre aree costiere italiane si abbattesse anche sulla Sicilia.

 

Nel 1985, invece Pratesi scrive un articolo su Marettimo e lo intitola “La diversa”. Ecco un estratto:

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Per chi, in battello, lasci Trapani e il monte di Erice incoronato di nubi e si diriga verso ponente, le due prime isole dell’arcipelago delle Egadi non costituiranno una novità. I paesaggi della Sicilia vi si ritrovano infatti un po’ tutti: la rocce rossastre di calcare compatto, la gariga bassa (tipica formazione vegetale delle zone aride formata essenzialmente da entità cespugliose quali rosmarino, timo, elicriso, cisti, eccetera) che digrada in steppa, i fichi d’India, i pini d’Aleppo, le case d’intonaco avana, le tonnare in via di estinzione. Levanzo e Favignana, in fondo, non sono che appendici, splendide se vogliamo, di quel territorio colpevolmente misconosciuto, ma validissimo dal punto di vista ecologico e turistico, che, con epicentro Trapani, comprende vere gemme come lo Stagnone di Marsala, capo San Vito con la riserva naturale dello Zingaro, monte Cofano e la favolosa Erice.

La terza isola, Marettimo, è invece diversa. Diversa nel senso più vero (e più positivo) della parola. Diverse, si sa, sono tutte le isole, ma quelle davvero “diverse” non sono molte nei nostri mari: tra queste porrei Gallinara, Montecristo, Palmarola, Capri, Spargi, San Domino, Salina, Vivara, isole “con una marcia in più”, tanto per riprendere uno squallido paragone motoristico.

Le isole “diverse” si capiscono anche da lontano: il profilo selvaggio e mosso, le vaste chiazze di vegetazione, le pareti impervie e precipiti, una bassa (a parte Capri, gioiello inarrivabile) frequentazione umana, fonte di turpitudini e oscenità.

Dal mare, Marettimo (quale nome più marino e insulare di questo?) ci dice già molte cose: la sua cima più alta, monte Falcone, sfiora i 700 metri, tutta la sua edilizia (ma proprio tutta!) addensata e coagulata in un piccolo centro di case basse e composte, del solito color sabbia di deserto, la sua “pelle” rocciosa coperta da un vello verde e folto, soprattutto nel settore settentrionale.

Un’isola lontana, Marettimo, elusiva, scontrosa, superba, che per centinaia di migliaia di anni non fu, come avvenne per Levanzo e Favignana, unita alla Sicilia, ma separata, in uno splendido isolamento. Un isolamento che, per fortuna, resiste ancor oggi: a Marettimo, con soddisfazione degli abitanti, non si è scaricato il turismo invadente e degradante dei sacchi a pelo e delle siringhe, e nemmeno quello, altrettanto inaccettabile, delle lottizzazioni e dei megalberghi. A Marettimo il turismo è quello, sensibile e pacato, delle camere in affitto presso i pescatori, di due piccoli (e meravigliosi) ristoranti, di un rapporto minuto e sereno tra “forestieri” e locali, in un’atmosfera di ieri ma che potrebbe essere anche quella di domani fatta di armonia con la natura, con la gente, con il luogo. Non so come si presenti Marettimo in primavera, ma sono certo che nessuna stagione dell’anno possa dare più dell’autunno un’idea completa della sua magnificenza. Intanto, ai primi di settembre i turisti se ne sono andati e le coste sono sgombre da motoscafi e gommoni.

L’articolo completo è qui.

Con lui se ne va un pioniere dell’ecologismo, un uomo che ha dedicato la sua vita alla tutela della natura, combattendo battaglie cruciali per la salvaguardia di parchi, riserve naturali e specie a rischio estinzione.

Una vita per la natura

Nato a Roma nel 1934, Fulco Pratesi è stato naturalista, giornalista, illustratore e politico, oltre che un appassionato divulgatore scientifico. Dopo gli studi in architettura, scelse di dedicarsi interamente alla protezione dell’ambiente, ispirato dai primi movimenti ambientalisti europei e americani. Nel 1966 fondò il WWF Italia, divenendo una delle voci più autorevoli nella difesa del patrimonio naturalistico del nostro Paese.

Attraverso articoli, libri e campagne di sensibilizzazione, ha contribuito a diffondere la cultura della sostenibilità e della conservazione della biodiversità. Per il suo impegno, ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha ricoperto il ruolo di presidente del WWF Italia per diversi anni, mantenendo sempre un ruolo attivo nell’associazione.

L’eredità di un visionario

Il contributo di Fulco Pratesi all’ambientalismo italiano è incalcolabile. Grazie a lui, decine di aree naturali protette sono state istituite in Italia, e generazioni di cittadini hanno sviluppato una nuova consapevolezza ecologica. Ha lasciato il segno anche attraverso libri, articoli e illustrazioni, con cui ha raccontato il valore della natura in modo semplice ma appassionante.

Oggi il suo impegno è più attuale che mai: il cambiamento climatico, la distruzione degli ecosistemi e il consumo indiscriminato del territorio restano sfide aperte. La sua eredità deve essere raccolta da chi crede ancora nella possibilità di un mondo più verde e sostenibile.

Con la scomparsa di Fulco Pratesi, l’Italia perde un custode della sua bellezza naturale, ma le sue battaglie, come quella per la Riserva dello Zingaro, restano un esempio di come la passione e la determinazione possano davvero cambiare la storia di un territorio. 🌿💚

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