Scandalo giudiziario nell’Alto Garda: arrestata la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

Alto Garda. Un’importante operazione giudiziaria ha scosso la zona dell’Alto Garda, con l’esecuzione di misure cautelari che hanno portato agli arresti domiciliari di nove persone. Tra queste, spiccano i nomi della sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, e quelli di alcuni noti imprenditori, come René Benko, fondatore del gruppo Signa (per il quale è stata richiesta un’ordinanza di arresto in Austria), Paolo Signoretti, l’ex senatore ed ex sindaco di Dro Vittorio Fravezzi e il commercialista Heinz Peter Hager di Bolzano. Tra gli indagati anche gli avvocati trentini Andrea Merler e Nicola Giuliano. Le indagini, che coinvolgono anche un dirigente comunale e diversi professionisti, sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Trento.
Le accuse avanzate al gruppo riguardano reati gravi, come associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta e finanziamento illecito ai partiti, con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso per influenzare le decisioni politiche. In totale, sono 77 le persone coinvolte, tra cui amministratori pubblici, membri delle forze dell’ordine e numerosi imprenditori.
Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Trento su richiesta della Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo, e l’indagine, iniziata nel 2019 dopo un accesso abusivo al sistema informatico di una dipendente comunale di Bolzano. è condotta da carabinieri e Guardia di Finanza.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo coinvolto avrebbe esercitato un’influenza notevole su iniziative della pubblica amministrazione, soprattutto nel settore della speculazione edilizia in Trentino Alto Adige. Alcuni imprenditori avrebbero finanziato le campagne elettorali di esponenti locali in cambio di agevolazioni e semplificazioni burocratiche per i propri progetti.
Le forze dell’ordine hanno anche eseguito oltre 100 perquisizioni, alla ricerca di prove relative a irregolarità nella gestione di fondi pubblici, truffe a danno dello Stato e violazioni fiscali legate a operazioni fittizie. L’inchiesta ha rivelato la presenza di pratiche di corruzione e connivenze illegali che minano il funzionamento della pubblica amministrazione locale, con forti sospetti di infiltrazioni mafiose nelle dinamiche politiche ed economiche della regione.