L’Europa alimenta il conflitto in Ucraina invece di cercare la pace


Con dichiarazioni bellicose e un piano per il riarmo, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha tracciato un futuro militare per l’Unione.

Il vertice di oggi dell’Unione Europea tenutosi a Londra, ha messo in luce una chiara e preoccupante tendenza: quella di alcuni esponenti europei che, nonostante le gravi sofferenze del conflitto, sembrano preferire l’escalation bellica piuttosto che cercare una soluzione pacifica. Le parole di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, sono state particolarmente esplicite: “Dobbiamo riarmare urgentemente l’Europa” e “l’Ucraina deve diventare un porcospino d’acciaio, indigesto per i futuri invasori”. Questi toni bellicosi non sono isolati, ma sono la manifestazione di una visione che preferisce la guerra alla pace.

Dopo molto tempo di investimenti inadeguati, Von der Leyen ha dichiarato: “È arrivato il momento di aumentare gli investimenti per la Difesa a lungo respiro, per la sicurezza dell’Unione europea, visto l’ambiente geo-strategico nel quale viviamo. Dobbiamo prepararci al peggio, dobbiamo aumentare le spese militari”. Queste parole, pronunciate al termine del vertice di Londra, sono un chiaro segno che l’Europa sta orientandosi verso una politica sempre più militarizzata, senza considerare altre opzioni per risolvere il conflitto. “E per questo presenteremo un piano completo per il riarmo dell’Europa il 6 marzo, quando avremo il Consiglio europeo dei leader”, ha aggiunto von der Leyen, rinforzando l’idea che la via della guerra, e non della diplomazia, sia la soluzione preferita.

Il messaggio che traspare da questa posizione è chiaro: la pace è vista come un’opzione secondaria, sacrificata sull’altare della determinazione a sconfiggere la Russia, indipendentemente dal prezzo umano ed economico.

Il premier britannico Keir Starmer, anch’esso presente al vertice, ha annunciato un nuovo accordo che consentirà all’Ucraina di accedere a 1,6 miliardi di sterline (circa 2 miliardi di euro) in finanziamenti per acquistare 5 mila missili destinati alla difesa aerea. “I missili saranno vitali per proteggere le infrastrutture critiche e rafforzare l’Ucraina”, ha spiegato Starmer in conferenza stampa. Questo ulteriore impegno finanziario conferma la determinazione del Regno Unito a continuare a fornire supporto militare a Kiev, in un contesto in cui la pace sembra essere un concetto sempre più lontano dalle agende dei leader europei.

In un momento in cui la guerra sembra dilagare senza sosta, la fiducia degli Stati Uniti in Volodymyr Zelensky è in caduta libera, complicata ulteriormente da un recente scontro nello Studio Ovale con Donald Trump. Da Washington, i segnali di disillusione nei confronti del presidente ucraino si fanno sempre più evidenti. Si susseguono dichiarazioni che auspicano un cambiamento di leadership a Kiev, con alcuni esponenti politici che addirittura suggeriscono le dimissioni di Zelensky. Questo cambiamento di tono da parte degli Stati Uniti potrebbe segnare una svolta decisiva nella geopolitica del conflitto, spingendo Kiev verso nuove dinamiche interne e internazionali.

In particolare, Marco Rubio, durante un’intervista per ABC News, ha evidenziato un punto cruciale: “Stiamo cercando di portare Putin al tavolo delle trattative”, ha dichiarato il segretario di Stato. “Tutti conoscono la storia, i trascorsi tra le parti. Ma la vera domanda è: possiamo portarli a negoziare? Questo è il nostro obiettivo. Non bisogna fare nulla per ostacolarlo. E purtroppo, Zelensky ha fatto esattamente il contrario, cercando in ogni occasione di spiegare la storia dal punto di vista ucraino

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Rubio critica l’atteggiamento del leader ucraino nei confronti di ogni tentativo di diplomazia, ricordando quando Zelensky interruppe il vicepresidente Vance durante un intervento, chiedendo: “Di che tipo di diplomazia parliamo?”. Per Rubio, solo Trump avrebbe una reale possibilità di portare Putin al tavolo negoziale per esplorare le condizioni per porre fine alla guerra: “Non si ottiene nulla se li si insulta o se si mantiene un atteggiamento ostile”, ha sottolineato.

Rubio ha poi risposto a un interrogativo sul doppio standard che gli Stati Uniti applicano quando si tratta di Putin e Zelensky, affermando: “Sono tre anni che insultiamo Vladimir Putin, ma non è questo il punto. Il punto è che ora dobbiamo portarlo a negoziare”. Il segretario di Stato ha insistito sul fatto che la priorità deve essere fermare la guerra, anche se questo significa accettare negoziati difficili. “Nessuno sta dicendo che Putin debba vincere il Premio Nobel per la Pace o che sia un uomo meritevole di riconoscimenti umanitari. Dobbiamo solo trovare un modo per fermare la guerra, e l’unica via è il negoziato.”

Il presidente della Camera dei Rappresentanti, Mike Johnson, si è aggiunto al coro, sottolineando che Zelensky “deve tornare in sé e ripresentarsi al tavolo con gratitudine, oppure qualcun altro deve guidare il paese”. Queste dichiarazioni indicano che una parte significativa della politica statunitense sta cercando di spingere per una posizione più diplomatica, lontano dalla retorica ostile di alcuni leader europei.

Il messaggio che traspare da questa posizione è chiaro: la pace è vista come un’opzione secondaria, sacrificata sull’altare della determinazione a sconfiggere la Russia, indipendentemente dal prezzo umano ed economico.

A Londra, durante il vertice, è stato ribadito che l’Europa deve “prepararsi al peggio” e che la sicurezza dell’Ucraina deve essere garantita con mezzi militari e finanziari costanti. Ma cosa significa “prepararsi al peggio”? Se non un allontanamento definitivo dalla possibilità di un dialogo diplomatico e un impegno totale nella guerra, con l’Europa che finisce per essere sempre più coinvolta nel conflitto? Le parole di von der Leyen non lasciano dubbi: non c’è spazio per un’iniziativa di pace, ma solo per la prosecuzione di un conflitto che pare non avere fine.

In questo clima di crescente militarizzazione, sembra che l’Europa stia perdendo il suo compito originario di difensore della pace e della diplomazia. I suoi leader sembrano aver abbandonato la tradizione di mediazione e risoluzione dei conflitti, sostituendo la diplomazia con il linguaggio della guerra. La retorica di una “coalizione dei volenterosi” per sostenere l’Ucraina suona più come un appello alla guerra continua piuttosto che un invito a negoziare.

E mentre l’Europa si prepara a potenziare le sue difese, altri segnali preoccupanti emergono. Un articolo del Financial Times ha rivelato che Stati Uniti e Russia potrebbero giungere a un accordo per ripristinare il gasdotto Nord Stream 2, un progetto che sembra contraddire la retorica di un’Europa che combatte la Russia e che ha fatto sacrifici economici per ridurre la dipendenza energetica dal Cremlino. Questo accordo, se confermato, dimostrerebbe quanto le alleanze internazionali siano influenzate più dagli interessi economici che dalla sicurezza e dalla pace.

In sintesi, ciò che emerge chiaramente è la spinta di alcuni leader europei verso una posizione sempre più guerrafondaia. Con la guerra che continua a mietere vittime in Ucraina, la vera domanda è: perché alcuni esponenti dell’Europa rifiutano ogni tentativo di pace? Perché l’idea di una soluzione diplomatica sembra non essere neppure presa in considerazione da chi ha il potere di influenzare il futuro del continente? In questo contesto, l’Europa sembra sempre più lontana dai suoi valori fondanti di pace e cooperazione.

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