Si sono svolti questa mattina, al cimitero di Bruzzano a Milano, i funerali di Ramy Elgaml, il diciannovenne egiziano morto mentre stava scappando dai Carabinieri a bordo di uno scooter guidato da un suo amico, un 22enne di origini tunisine, Fares Bouzidi, dimesso ieri dall’ospedale e attualmente ai domiciliari a casa della sorella.
All’entrata del carro funebre nel cimitero, alcune donne, piangendo hanno iniziato a cantare in arabo, ma l’imam si è raccomandato: “Oggi è un giorno importante, siamo in un cimitero. Dobbiamo essere calmi, andiamo al funerale del nostro carissimo, amico, ragazzo e fratello Ramy e dobbiamo dare un immagine realista, importante, straordinaria della nostra comunità, rispettando tutte le norme di questo Paese”.
La bara era coperta da un drappo verde. Alle esequie hanno partecipato circa 200 persone, inclusa la famiglia del giovane.
“La morte del nostro fratello Ramy dovrebbe essere un punto di partenza per migliorare la nostra vita e la nostra presenza come comunità musulmana a Milano e in Italia. Dobbiamo essere rispettosi e rispettati“, ha detto l’imam Mahmoud Asfa, in un discorso pronunciato in arabo e tradotto in italiano.
L’imam ha, poi, lanciato un appello: “Chiedo alle istituzioni di dare più attenzioni a nostri giovani, di dare più opportunità di lavoro e di essere inclusi in questa società. I giovani sono il futuro del paese, senza giovani non c’è futuro.
Chiediamo alle nostre istituzioni di dare più attenzione ai nostri giovani. Sono giovani di questo Paese, figli di questa società e hanno il sacro diritto di avere una chance di costruirsi una vita migliore e partecipare al futuro di questo Paese. Devono avere gli stessi diritti degli italiani Perché sono giovani italiani a tutti gli effetti”.
“Dobbiamo essere tranquilli, non dobbiamo creare provocazioni. Questa è una democrazia, è un paese di legge che rispetta la giustizia. Abbiamo tanta fiducia nella giustizia italiana e se Ramy avrà ragione la giustizia gli darà ragione. Lasciamo la giustizia prendere la sua strada e che le indagini scoprano la verità”, ha aggiunto l’imam.
“Siamo tutti fratelli – cristiani, musulmani, italiani, egiziani -, unità. Noi rispettiamo la legge italiana, anche noi vogliamo la giustizia”, ha proseguito.
“Sono ragazzi nati e cresciuti in Italia, sono giovani appartenenti a questa società, sono italiani e credo che le istituzioni hanno un compito molto importante. Con tutto il rispetto questa legge per cui devi nascere qui e aspettare di avere 18 anni per avere la cittadinanza complica la vita di questi giovani, non li fa sentire appartenenti a questa società”, ha sottolineato.
“Noi – ha detto ancora Asfa- come comunità musulmana lavoriamo giorno e notte per far sentire a questi ragazzi che sono nati e cresciuti in Italia che sono italiani. Due giorni fa abbiamo fatto un incontro su questo tema nella nostra sede di via Padova dove hanno partecipato diverse aree politiche e sono tutti d’accordo che la legge attuale va cambiata. Chiediamo alle istituzioni di dare importanza a questi giovani e di dare la cittadinanza perché sono tantissimi a trovare difficoltà. Le istituzioni devono lavorare per farli sentire che sono figli e appartengono a questa società e che hanno il diritto di contribuire allo sviluppo di questo paese“.
“I familiari di Ramy verranno a trovarmi domani e con loro avrò un lungo dialogo“. Così, ai microfoni di Rtl 102.5, il Governatore lombardo, Attilio Fontana. Quella di Ramy, ha aggiunto, “una famiglia integrata che ha ripetutamente dichiarato che non vogliono che da questo evento drammatico nascano conseguenze di illegalità. Un atteggiamento di grandissimo rispetto, è la dimostrazione che si tratta di persone che amano la democrazia e rispettano le regole e li ringrazierò per questo atteggiamento”.
Per quel che riguarda le proteste al Corvetto “io credo per ora non si sia ancora arrivati alle banlieue francesi – ha proseguito il governatore leghista – però dobbiamo evitare che ciò si verifichi, e renderci conto che questi sono messaggi chiari e precisi: evidentemente esistono alcuni quartieri dove una certa fascia sociale non è integrata e non vuole accettare regole di una società civile e democratica. Se lo neghiamo neghiamo la verità, e rischiamo di sottovalutare un fenomeno che in Francia è deflagrato“.
Lo scooter su cui Ramy si trovava insieme al suo amico ha impattato con la gazzella dei Carabinieri. E’ quanto ha detto un testimone dell’incidente al pm di Milano, Marco Cirigliano. L’auto dei Carabinieri era guidata da un vice brigadiere, indagato per omicidio stradale in concorso.
E’ stato rinviato per legittimo impedimento, intanto, l’interrogatorio di Bouzidi: il ragazzo è stato dimesso ieri dall’ospedale, dove era stato posto in coma ventilato, e non è ancora nelle giuste condizioni di salute per essere interrogato dalla gup Marta Pollicino. Il 22enne dovrebbe fornire la prima ricostruzione di quanto accaduto nella notte tra il 23 e il 24 novembre tra Via Ripamonti e Via Quaranta, che poi ha portato alle proteste nel quartiere Corvetto.
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